Forse il celebre soprano forlivese Maria Farneti (1877-1955) non possedeva le aristocratiche raffinatezze che avevano caratterizzato molte dive del suo tempo, ma quella sua pienezza quasi paesana, sottolineata dall’incarnato di pesca che sembra emergere dalle belle immagini che la ritraevano in posa, basta a farci capire che un suo sguardo intenso e un sorriso accennato sottolineavano quell’intrigante sensualità che la distingueva. Non rimase infatti insensibile al suo fascino e pure alle doti musicali Pietro Mascagni, allora rampante direttore del Liceo Musicale Rossini di Pesaro.
Il compositore livornese era già stato attratto intensamente dalle donne emiliano-romagnole; da non dimenticare che aveva sposato la parmense Argenide Marcellina Carbognani, chiamata Lina, e che nel 1909 s'innamorerà pazzamente della giovane corista Anna Lolli di Bagnara di Romagna.
Il 29 giugno 1898 l’autore di Cavalleria sceglie la giovane allieva per cantare il suo Poema Musicale per soprano e orchestra composto per il primo centenario dalla nascita di Giacomo Leopardi. Eseguito in prima assoluta al Teatro Persiani di Recanati, alla presenza di insigni personalità del Senato e della Camera e del poeta Giosue Carducci, vedrà sul podio lo stesso Mascagni con la Farneti come voce solista, che viene giudicata “una fulgida promessa per l’Arte”. In agosto la giovane si esibirà poi nel saggio finale del Liceo, affrontando la parte di Livia nell’opera Lisette di Icilio Nini-Bellucci, altro allievo del maestro livornese. Non si concede sosta e, sempre accompagnata da Mascagni, Maria canta col quartetto del Liceo al Teatro Sanzio di Urbino “con tanta grazia, con modulazione di voce così soave, con affetto così intenso che si sarebbe detto trattarsi di un’artista già provetta. Davvero il Mascagni dev'essere orgoglioso d'avere allieve così ben educate al canto” (“L’Eco di Urbino”). Per le sue innate e gradevoli doti vocali e per il buon metodo di studio si distingue anche in alcuni saggi scolastici di fine anno, tenuti presso il Liceo pesarese in cui viene sempre molto applaudita e festeggiata.
Il 6 agosto 1899, sempre nel salone del Liceo Rossini, si esibisce in un’esecuzione del Silvano, uno degli spartiti minori di Mascagni, dove Maria è affiancata dal giovane tenore Piero Schiavazzi, un altro allievo di Mascagni predestinato alle cronache artistiche, e poi collega del soprano in fortunate imprese operistiche.
In questo torno d’anni ha pertanto inizio il sodalizio musicale e anche amoroso di Pietro Mascagni e di Maria Farneti che avrebbe più tardi disposto, per salvaguardare la sua vita privata, che alla morte fossero distrutte tutte le lettere inviatele dal Maestro. La relazione durerà oltre un decennio, sino a quando Mascagni non incontrerà nel 1909 al Costanzi di Roma la corista romagnola Anna Lolli (Bagnara di Romagna-RA, 1888 - Lugo 1972) di cui si innamorerà pazzamente, come attesta il copioso epistolario donato generosamente da Anna alla Chiesa parrocchiale di Bagnara di Romagna e conservato nell’attiguo “Museo Mascagnano”.
Dopo il diploma, conseguito con ottimi voti il 16 agosto 1899, per la ventiduenne Farneti è il momento dell’esordio ufficiale al Teatro Dante di Sansepolcro nel segno di Puccini, in unaBohème (il 26 agosto) che la vede eccellente interprete tanto da consentire al cronista de “Il Fieramosca” di pronosticarle un brillante avvenire:
Scuola perfetta, dizione ottima, timbro di voce gentile, uniforme, una gola che dalle note più basse va fino alle acute, con la medesima facilità, qualità tali che danno la certezza di vedere la signorina Farneti fra
breve calcare le scene dei miglioriteatri.
Pochi mesi dopo, il 23 dicembre 1899, si distingue al Teatro Regio di Torino nella prima locale di Iris, che diverrà fin da allora il suo cavallo di battaglia: “Il suo debutto fu una rivelazione; ella ha voce pastosa, estesa, educata ad ottima scuola e un possesso di scena eccezionale; difficilmente l’autore potrà trovare un’artista che la superi”, come si evince dalla Rivista Teatrale Melodrammatica del 1 gennaio 1900. Infine, nel novembre del 1900 si fa ammirare al Comunale di Bologna ancora nell’Iris, in cui raccoglie uno strepitoso trionfo a fianco di Borgatti e di Caruso in quanto “saritrarre le tenuità squisite, le sfumature del sentimento, le delicatezze e Pietro Mascagni può ben dire d’aver trovato una collaboratrice preziosa e Luigi Illica la divinatrice del pensiero appena abbozzato nel suo canovaccio:
Io non ammiro l’Iris, la Farneti è una Iris ammirabile”. (“L’Arpa”).
Il 17 gennaio 1901 l’intelligente artista esordisce come Rosaura nella prima assoluta de Le Maschere alla Fenice di Venezia, dove viene vivamente festeggiata per la “grazia e il sentimento non comune”, poi si cimenta con notevole successo pure nell’Andrea Chénier.
Intanto la piacevolezza della voce e del canto le procurano rapidamente altre scritture nei minori e nei maggiori teatri d’Italia; tuttavia, per motivi di spazio ci si soffermerà, in particolare, soltanto sulle tappe più significative della breve, ma intensa e splendida carriera (dal 1898 al 1917).
Il 9 maggio 1901 il soprano passa al Teatro delle Muse di Ancona per cantare, a fianco del tenore cesenate Alessandro Bonci, in una Bohème che strappa ad un altro cronista anonimo, tra i più pittoreschi giudizi sulle qualità vocali, anche una significativa osservazione sull'aspetto seducente della deliziosa cantante:
“Aggiungasi al fascino del canto il fascino della bella persona, la piccola bocca di linea squisita, i grandi occhi espressivi e stellanti, l’onda meravigliosa dei fluenti capelli; ne risulta una Mimìpiena di seduzione”.
Nell'autunno, per la prima volta, compare a Genova dove sul palcoscenico del Politeama raccoglie felici apprezzamenti in Bohème, Iris e Regina di Saba; le giungeranno poi nuove scritture che le consentiranno di esibirsi in altre significative opere.
Prosegue intanto il sodalizio con Mascagni, che la coinvolge nella grande avventura d’oltreoceano. Il 27 settembre del 1902 la giovane cantante si imbarca a Cherbourg sul “Philadelphia” per una lunga tournée negli Stati Uniti ed in Canada, che durerà ben centottanta giorni. L’8 ottobre avrà inizio il giro artistico partendo da Filadelfia dove Mascagni dirigerà la prima americana di Iris, che anche al Metropolitan di New York entusiasmerà il pubblico. Il Maestro, tuttavia, “che ha voluto personalmente scegliere scene, costumi, orchestrali e cantanti, di fatto dispone di un’orchestra raccogliticcia e impreparata, con molti allievi neppure diplomati del “Liceo Rossini” che ha dovuto integrare con elementi locali con grosse difficoltà, poiché le orchestre americane si sono sentite discriminate dall’arrivo degli italiani”. La compagnia artistica raggiunge anche Toronto per esibirsi al Massey Hall dove inCavalleria e Zanetto il soprano forlivese sarà ancora affiancata dal giovane tenore Piero Schiavazzi e dal celebre basso Francesco Navarrini. Il tour viene però interrotto bruscamente a Boston, perché Mascagni è arrestato per breach contract. Il “Daily Telegraph” attribuisce l’insuccesso “prima di tutto al complesso delle circostanze sfavorevoli, ma anche alla completa mancanza in Mascagni dell'istinto degli affari” (“Rivista Teatrale Melodrammatica”, 26 dicembre 1902).
Nonostante questa sfortunata tournée, dal 1902 la carriera dell’artista forlivese sarà in continua e vertiginosa ascesa perché, oltre Mascagni, altri illustri compositori e direttori faranno a gara per accaparrarsela per le loro stagioni nei principali teatri non solo dell’Europa ma pure dell’America del Sud: attraverserà l’oceano ben sette volte per raggiungere terre lontane quali l’Argentina, l’Uruguay, il Brasile e il Cile raccogliendo successi strepitosi in opere note, Wally, Mefistofele, Germania, Manon, Tosca, Falstaff, Lohengrin e persino Walkiria, e in altre eccentriche rispetto al repertorio più popolare, come Hänsel und Gretel di Humperdinck, Grisélidis e Hérodiade di Massenet, Abul di Nepomuceno, come documentano i rari giornali del tempo. Maria parteciperà a quattro grandi stagioni liriche al Teatro dell’Opera di Buenos Aires; tornerà in quella capitale per esibirsi al Teatro Colón nel 1908 e al Coliseo nel 1911 e nel 1913. Il 25 luglio 1905 la Diva è già in viaggio per il Brasile con la grande
“Compagnia Lirica Italiana”, che sarà diretta da Luigi Mancinelli. Sa entusiasmare così grandemente il pubblico della capitale del Brasile che dopo la recita de l’Amica di Mascagni scrissero: “soube dar o maximo releva á protagonista. Minuciosa come sempre no que respeita á representaçao, imprimiu ao typo da camponeza, que interpretava, uma feicao encantadora, emprestando lhe todos, os encantos, que lhe sao proprios “(“LaTribuna”).
Nell’ottobre del 1909 il grazioso soprano ebbe l'onore di essere scelta da Mascagni per esibirsi alla presenza dei reali in un concerto, richiesto dalla Regina Elena per onorare lo Zar di Russia Nicola II al castello reale di Racconigi (CN). La Diva canta il Quartetto del Rigoletto con il contralto Armida Parsi-Pettinella, il baritono Titta Ruffo e il tenore Rinaldo Grassi.
La Sig.na Farneti esegue l’Aria nel 1° atto dell’Iris di Mascagni. Si giunse alla sintesi di tutte le bellezze che è il Quartetto del Rigoletto di Verdi, nel quale le quattro voci ebbero il campo più geniale di armonizzarsi fondendo il riso e il pianto nell’effetto più irresistibile. Dopo il concerto lo Zar volle che Mascagni gli presentasse i quattro artisti ed iniziò con essi una conversazione in francese, quanto mai cortese ed affabile, nella quale intervenne spesso il nostro Re e la Regina Margherita, intenditrice squisita di musica. Lo Zar ci intrattenne sulle opere del nostro rispettivo repertorio. Non aveva mai sentito l’Irise si augurò che Mascagni lo andasse a dirigere in Russia [...]. Lo Zar si dimostrò veramente affabile con tutti. Anche il Re Vittorio Emanuele partecipò alla conversazione coi quattro artisti, ch’erano commossi per l’affettuosa accoglienza.
(“Stampa sera”, 15 ottobre 1937. Dai ricordi del tenore Rinaldo Grassi).
Nel 1910 Mascagni invitò la Farneti insieme con il baritono Carlo Galeffi a cantare nella sua nuova opera, Isabeau. Il 10 aprile 1911, prima di imbarcarsi per l’America del Sud sul piroscafo “Tomaso di Savoia”, il Maestro desiderò però “provare” l’opera al Carlo Felice di Genova, in anteprima, a porte chiuse, senza scene e costumi, alla presenza di pochi critici e di personalità del mondo dell’opera. Prontamente rivelò la sua insoddisfazione alla cara Annuccia:
Ieri sera (terzo giorno di prove) ho eseguito tutto l’atto 3°, coi cantanti. È un tour de force che nessun maestro può nemmeno sognare. Però ti dico subito che la Farneti e il Saludas non hanno l’anima per cantare la mia opera. Sono due pappe fredde (Lettera dell’11 aprile 1911 ad Anna Lolli in M. Morini, R. Iovino, A. Paloscia, Pietro Mascagni. Epistolario, Lucca, Libreria musicale italiana, 1996, vol. I, n. 426, p. 337).
Il 5 giugno, dopo la prima esecuzione di Isabeau, nonostante l’enorme successo conseguito, il maestro confida ad Annuccia la sua profonda amarezza:
Saludas è stato un vero disastro [...] La Farneti ha cantato molto bene il primo atto: nella scena del manto è stata efficacissima ed ha avuto due ovazioni colossali: il baritono Galeffi è stato veramente superbo: dopo il loro duetto hanno avuto due chiamate entusiastiche. Nel terzo atto la Farneti è stata deficientissima: tutto il duetto e più ancora la sua romanza sono riusciti senza rilievo. I cori stupendi. L’orchestra maravigliosa.
La stampa non fu invece dello stesso parere perchè definì la Farneti una cantante indimenticabile ed incomparabile. “Il Giorno” dell’11 giugno 1911 si profuse infatti in lodi infinite affemando che“Ella è ora l’astro più fulgido del Coliseo e la grande trionfatrice della stagione”.
È tuttavia vero che se Mascagni parla della Farneti in termini poco lusinghieri anche in altre missive indirizzate alla Lolli, non sorprende più di tanto. Si direbbe un rancoroso e quasi rassicurante sfogo virile all’amante “nuova” sull’amante “vecchia” (si fa per dire) ed inoltre bisognava sedare la pungente gelosia di Anna.
In Italia la Farneti avrà la possibilità di esibirsi nella prima locale diIsabeau al San Carlo di Napoli l’8 febbraio 1912, il 23 aprile al Grande di Brescia e il 6 febbraio dell’anno dopo al Costanzi. Mascagni, tuttavia, nonostante la stima che nutre per la cantante e le approvazioni entusiastiche ricevute dal pubblico e dai critici, ritiene che ella non possegga i mezzi vocali adeguati al personaggio; infatti, quando il soprano Maria Carena dovrà esibirsi l’8 marzo 1919 come Isabeau al S. Carlo di Napoli, il Maestro confiderà alla
Lolli qualche giorno prima: “La Carena ha la voce mille volte migliore della Farneti, ma non ne possiede l’arte e il fascino dell’interpretazione”.
Nel febbraio 1913 Maria fu scritturata da “La Teatral” di Walter Mocchi per un’altra lunga tournée in Sudamerica, dove cantò al Coliseo di Buenos Aires in Isabeau, Lohengrin, Mefistofele, Iris, Madama Butterfly e nella prima mondiale di Abul del compositore brasiliano Alberto Nepomuceno, che era anche Direttore del Conservatorio Nazionale di Rio de Janeiro. Anima di ogni spettacolo fu l’insigne maestro Gino Marinuzzi, notissimo per i grandi successi riportati nella stagione precedente.
Iris, Butterfly, Isabeaue la nuova opera Abulcostituirono quattro grandiosi successi per l’eminente artista M. Farneti al Coliseo di Buenos Aires. La celebre e bellissima soprano, entusiasticamente acclamata, ha prodigato meravigliosi tesori d’arte impareggiabile, affascinando e dominando il pubblico che volle riudire i principali suoi pezzi di quelle opere ed evocò la diva infinite volte agli onori del proscenio fra deliranti
dimostrazioni (“L’Arte Melodrammatica”, 16 luglio-1 agosto 1913).
Terminata la stagione al Coliseo di Buenos Aires, la Compagnia Lirica della “Teatral” parte per Rosario, poi per Cordoba e infine raggiunge Montevideo, interponendo una breve sosta per eseguire alcune recite di nuovo al Coliseo: “La stagione iniziata dalla Compagnia della Teatral va innanzi assai bene, visto l’attuale stato di crisi del paese [...] La Farneti, il De Muro, la Rakowska, il De Luca mietono allori. La Compagnia verso la fine del mese tornerà a Buenos Aires (in Parsifal e Cavalleria, NdR) e dopo poche rappresentazioni passerà a Montevideo”(“Gazzetta dei teatri”, 14 agosto 1913).
In seguito ad uno spiacevole incidente che turbò questa tournée (furono gettati dal loggione volantini offensivi all’indirizzo del compositore e dei cantanti) e, benché la stampa locale deprecasse l’accaduto, la Farneti prese la ferma decisione di non tornare più in Sudamerica. Accolse invece l'invito del compositore Umberto Giordano, che la stimava profondamente e la voleva interprete della sua nuovissima opera Madame Sans-Gêne.Il 28 febbraio 1915 si esibirà infatti nell’edizione italiana al Regio di Torino e magistralmente superò l’ardua prova reggendo la fatica di quattro lunghi atti, tutti interamente occupati da questo personaggio. La Diva riprese questo ruolo il 18 settembre dello stesso anno al Dal Verme di Milano, città dove, diretta da Arturo Toscanini, si esibiva per la prima volta. La critica si espresse positivamente perché “la Farneti seppe essere vocalmente magnifica e scenicamente interessantissima” e si meritò le ovazioni più sincere del pubblico.
Nel frattempo, proprio a Milano, Maria aveva conosciuto colui che sarebbe diventato poi suo marito, l’avvocato Luigi Riboldi, impresario teatrale, socio del Casino di Venezia e poi direttore del Teatro Lirico di Milano; era anche amministratore delegato della nota Società Suvini Zerboni. Egli, per amore, le pose però la condizione di lasciare le scene e Maria allora scelse la famiglia chiudendo definitivamente a soli quarant’anni la sua intensa ventennale carriera, dopo essersi esibita nel 1917 ne La Rondine di Puccini nella storica “prima” al Dal Verme. Pochi mesi dopo, il 20 gennaio 1918, Maria sposò a Paderno Dugnano (MI) l’avvocato milanese Luigi Riboldi. Di lì a poco la coppia si trasferì a Brunate in una favolosa villa situata in una posizione panoramica eccezionale, che si raggiungeva in funicolare dal Lago di Como.
Il soprano abbandonò per un attimo il suo ritiro nel 1931, quattordici anni dopo l’addio alle scene, per entrare nelle sale d’incisione della Columbia e per aggiungere una straordinaria appendice discografica alle giovanili incisioni acustiche della Fonotipia. La sua voce, affidata di nuovo al disco, si rivelò ancora fresca ed incantevole a 54 anni, ma fu un breve, isolato, occasionale e per questo tanto più straordinario ritorno in sala d’incisione.
Con l'avanzare dell'età si aggravarono però le sue condizioni di salute ed accettò allora l’invito dei cari nipoti che l’avevano convinta a lasciare la sua casa di Copreno e a trasferirsi nella loro villa a San Varano, frazione di Forlì; qui il 17 ottobre 1955 si liberava del peso di una vecchiaia, resa penosa dall’arteriosclerosi, tanto più insopportabile per lei che in gioventù aveva incarnato la belle-époque che nell’Immaginario femminile privilegiava la creatura di adolescente ed esotica delicatezza alla maniera fine di Butterfly e di Iris, personaggi che aveva magnificamente interpretato.
Il Comune di Forlì e il “Comitato pro Forlì storico-artistica” pubblicarono alcuni manifesti per ricordare la compianta artista, “apparsa la continuatrice di una tradizione con al vertice i nomi di Eugenia Tadolini e di Angelo Masini, tradizione che è gloria di Forlì Sua terra natale”.
*** Le notizie sono state ricavate dal mio volume Maria Farneti nel cielo di Puccini e Mascagni, Forlì, Ed. Grafikamente, edito nel 2015, nel 60° anniversario della scomparsa del soprano e nel 70° anniversario della morte di Mascagni.
Roberta Paganelli