Potrei iniziare questo resoconto scrivendo che il 49° Cantiere Internazionale d'Arte di Montepulciano si è aperto venerdì sera, nella graziosa cornice di Piazza Grande. La verità è che il Cantiere era già aperto da un po’ di tempo: le esibizioni pubbliche sono solo “la punta dell’iceberg” di ciò che accade in questo luogo, seguendo lo spirito di coinvolgimento popolare del suo fondatore, Hans Werner Henze. Frequento il Cantiere da dieci anni, ho imparato a conoscerlo abbastanza bene e quindi, appena arrivato, venerdì nel tardo pomeriggio, ho posato al volo la borsa nella mia stanza e mi sono immediatamente recato in uno dei luoghi-simbolo di ogni cantiere, con o senza maiuscole: la mensa. Questa, nello specifico, è benemeritamente a disposizione di tutte le persone che prendono parte ai lavori del Cantiere (anche di chi scrive recensioni e reportage, arrivando solo all’ultimo momento), per apprezzare sia la piacevole atmosfera collettiva, sia i piatti semplici ma gustosi preparati in loco. Con lo stomaco pieno, quindi, ci siamo avviati tutti e tutte in piazza.
Bella l’atmosfera di questa prima sera, splendido il clima e folto il pubblico, composto in parte da colleghi e addetti ai lavori, in parte da turisti e in parte da autoctoni poliziani. Mariangela Vacatello, la nuova direttrice artistica, ha inaugurato il concertone iniziale (e, simbolicamente, l’intero Cantiere) con un emozionato discorso sull’importanza dei “sogni” nell’arte e nella vita. Subito dopo, nell’applauso della piazza, ha fatto l’ingresso sul palco, proprio davanti al Duomo di Montepulciano, l'Orchestra della Toscana diretta da Alexander Lonquich. Il programma della serata prevedeva la Sinfonia n. 6 di Schubert e il Concerto per violino in mi minore op. 64 di Mendelssohn. Se l’Adagio introduttivo della sinfonia schubertiana ha catalizzato l’attenzione della piazza, il resto della sinfonia - un po’, forse, per il carattere troppo “salottiero” dell’opera, un po’ per dei piccoli ma fastidiosi problemi all’amplificazione, dovuti alla presenza di un piacevolissimo venticello - non ha donato grandi emozioni. Molto meglio la seconda parte, dove la verve romantica di Mendelssohn e la passionale esecuzione della talentuosa e giovane violinista Angela Tempestini hanno letteralmente stregato il pubblico, esploso alla fine in un grande applauso. Tempestini, dunque, ha concesso anche a furor di popolo un bis, breve ma intenso: la Sonata n. 2 Obsession (Prelude) di Eugène Ysaÿe.
Sabato mattina è stata l'occasione per immergersi in un'esperienza bucolico-musicale postmoderna. Dopo una camminata nella campagna e nella riserva forestale “Il Tondo”, che circonda Montefollonico, frazione di Torrita di Siena, accompagnata dalle spiegazioni di due guide locali, una delle quali in veste di accompagnatore nel breve trekking e l’altra per delle brevi e piacevoli narrazioni storiche sul piccolo borgo, ho assistito a un concerto di percussioni elettro-acustiche. La performance, dal nome Arbor Sonus, è nata nel 2019 da un’idea dell’artista sonoro Federico Ortica, che ha coinvolto il quartetto Tetraktis Percussioni e che, insieme al tecnico del suono Davide Giacchè,ci ha regalato momenti di riflessione musicale “armonizzata” con la natura. All’interno di una sorta di piccolo palcoscenico naturale fatto da alberi posti in semicerchio, dopo un piccolo ma graditissimo spuntino all’aria aperta, il quartetto ha iniziato a suonare gli alberi, letteralmente, usando mani, piedi, diversi tipi di bacchetta e altri strumenti atti a emettere suoni. Ortica, catturando i suoni grazie a dei microfoni particolari (quasi delle sonde) attaccati ai tronchi degli alberi, ci ha giocato, restituendo attraverso l’amplificazione sia i brani poliritmici eseguiti dagli interpreti che la propria visione musicale dei suoni prodotti, rendendo a un certo punto anche esplicita la cosa, visto l’allontanamento dei percussionisti dagli alberi e l’affidamento al solo Ortica di uno dei brani. Il pubblico convenuto, una sessantina di persone, ha mostrato un deciso apprezzamento, avvicinandosi anche al “palco” alla fine dell’esecuzione per ammirare da vicino gli strani strumenti impiegati.
Nel pomeriggio, tornati a Montepulciano, dopo una tappa alla mensa e un po’ di riposo, è stata la volta di un interessante e intimo concerto per flauto solo che si è svolto all’interno del Museo Civico della città, con un piccolo pubblico (una trentina di persone) seduto in mezzo a varie opere d’arte sacra. Il flautista Roberto Pasquini ha proposto vari brani, tra cui alcune delle proprie trascrizioni per flauto dei Capricci di Paganini, pubblicate da poco in un cd per l'etichetta “Da Vinci Classic Records”, dimostrando non solo una notevole padronanza tecnica e sensibilità interpretativa, ma introducendo anche personalmente i vari brani e motivandone la presenza nel programma.
La giornata di sabato ha raggiunto il suo apice la sera, con la rappresentazione dell'opera El Retablo de Maese Pedro di Manuel de Falla al Teatro Poliziano. Questa piccola perla è stata preceduta dall’ouverture per baritono e orchestra Imágenes Errantes, in prima assoluta, commissionata dal 49° Cantiere a Stefano Pierini e interpretata dall’istrionico Paolo Leonardi. In questa ouverture, Pierini si è basato su tre poesie che si trovano nel primo volume del Don Chisciotte per “introdurre” figure e temi dell’opera letteraria, in particolare il terzetto dei protagonisti (il “cavaliere errante” Don Chisciotte, Ronzinante, la sua fida cavalcatura, e il suo scudiero e amico Sancio Panza). Nelle parole dell’autore, Pierini ha tentato “la ‘sonorizzazione’ di questo mondo carnevalesco”. Ben diretta dal nuovo direttore musicale del Cantiere, Michele Gamba, alla guida dell'Orchestra Camerata Strumentale di Prato rinfoltita da alcuni innesti, la breve opera di de Falla è stata valorizzata dall’ispirata regia del collettivo Anagoor: i costumi degli interpreti, ammiccanti alla tradizione, si sono integrati molto bene sia con le proiezioni iniziali, all’interno della cornice centrale sul palco, che con i fondali di carta, successivamente calati, rappresentanti alcune delle celebri illustrazioni di Gustave Doré del Don Chisciotte; scene cartacee distrutte, nel finale, da un impeto di Sancio, istigato dal suo signore, del tutto in linea con il carattere di questi celeberrimi personaggi letterari. Il teatrino delle marionette, che costituisce il centro drammatico dell’episodio letterario, è stato efficacemente sostituito da un teatrino delle ombre. Buona anche la prestazione degli interpreti che si sono mossi tra palco e platea. Spiccano, in particolare, nei panni di Trujamánil giovanissimo Markos Bindocci, interprete dotato di brio e simpatia, oltre che di una gradevole voce bianca,e nei panni del “cavaliere dalla trista figura” Giacomo Pieracci, con bel timbro di basso.
Il Cantiere Internazionale d'Arte di Montepulciano, l’anno prima del cinquantesimo anniversario, conferma i propri punti di forza, non solo per l’interesse delle esibizioni e delle nuove proposte inedite, ma anche per la bellezza del luogo e la calorosa ospitalità poliziana. La scelta di quest’anno è stata, almeno per questi primi giorni, quella di proposte brevi: il concerto più lungo a cui ho assistito è durato circa un’oretta (quello inaugurale). Credo che la scelta sia stata presa per favorire una maggiore partecipazione di pubblico, sia turistico che locale. Se sarà una scelta azzeccata, solo il tempo e i numeri degli spettatori presenti potranno dircelo.
La cronaca si riferisce alle giornate del 12 e 13 luglio 2024.
Michelangelo Pecoraro