Songbird | Isabel Leonard |
Piquillo | Ramin Karimloo |
Don Andrès | Edward Nelson |
Guadalena | Teresa Perrotta |
Berginella | Kresley Figueroa |
Mastrilla | Cecelia McKinley |
Celeste | Taylr-Alesis DuPont |
Panatellas | Sahel Salam |
A Priest | Jonathan Pierce Rhodes |
Don Pedro | Jonathan Patton |
A Mbster/The Guide | Justin Burgess |
Pianist | Jo Ann Daugherty |
Conductor, orchestrator and arranger | James Lowe |
Director | Eric Sean Fogel |
Librettist | Kelley Rourke |
Original Co-Director | Francesca Zambello |
Set and Props Designer | James F. Rotondo III |
Costume designers | Marsha LeBoeuf, Timm Burrow |
Original costume designer | Christelle Matou |
Lighting designer | Robert Wierzel |
Sound designer | Mark Rivet |
Assistant conductor and diction coach | Ken Weiss |
Assistant conductor | Michael Baitzer |
Cover conductor | Kamna Gupta |
Assistant director | Frances Rabalais |
Stage manager | Gina Hays |
Washington National Opera Orchestra |
Il musical, si sa, è il pronipote dell’operetta, quindi non c’è poi tanto da stupirsi se in America hanno deciso di trasformare “La Périchole” di Jacques Offenbach in un musical, dal titolo “Songbird”, andato in scena con un certo successo al Washington National Opera. Si tratta di un progetto nato durante la pandemia per il festival di Glimmerglass, quando era necessrio fare spettacoli corti, solo all’aperto e con un’orchestra ridotta. L’allora direttrice artistica del festival, Francesca Zambello ha quindi accolto l’idea di Eric Sean Fogel, James Lowe, and Kelley Rourke, di ridurre “La Périchole” ad un musical di un’ora e mezza, di tradurlo quasi completamente in inglese e di affidare la riscrittura musicale a James Lowe il quale si è dimostrato un ottimo compositore jazz.
La nuova storia è ambientata nella New Orleans degli anni ‘20, in pieno proibizionismo, durante il carnevale (che non a caso in inglese-americano si traduce prevalentemente con “Mardi gras” e non con “carnival” che invece indica soprattutto i parchi giochi). L’ambientazione ha dato la possibilità a Lowe di riscrivere e ri-orchestrare l’operetta usando il sound di Louis Armstrong, Jelly Roll, King Oliver e gli altri protagonisti di quella scena musicale. La direzione e l’arrangiamento di James Lowe mi sono parsi molto efficaci nel rendere in veste jazz le melodie orecchiabili di Offenbach, senza paura di trasformare, tagliare e ridurre la musica originale. Ne è uscito un lavoro pieno di energia e di verve, in pieno stile musical. Inoltre New Orleans - capitale della Lousiana, cioè la terra di Luigi (XIV) - è l’unico posto negli Stati Uniti dove si parla ancora un po’ di francese, giustificando l’alternanza dell’inglese alla lingua d’oltralpe.
Il libretto di Kelley Rourke ha aggiunto molte situazioni sceniche e ha salvato quelle che potevano essere in linea con l’idea complessiva del musical, ottenendo un lavoro coerente dai ritmi serrati. Nella già citata New Orleans, due giovani artisti (Songbird e Piquillo) cercano di sbarcare il lunario esibendosi in giro con poco successo. Il sindaco della città, Don Andrès, va alla ricerca di avventure in uno speakeasy (uno di quei bar che durante il proibizionismo vendevano liquori) dimostrando tutta la sua ipocrisia. Come nell’originale, Don Andrès vuole sedurre Songbird. Quest’ultima sulle prime resiste ma poi, spinta dalla fame, segue Don Andrès a cena. Per qualche ragione poco credibile il sindaco può sedurre Songbird solo se essa è sposata, quindi decide di trovare uno sposo fantoccio che, guarda caso è proprio Piquillo, il quale si crede abbandonato da Songbird. I due bevono copiosamente e tra le sbronze e il travestimento di carnevale, Piquillo non si accorge di aver sposato la sua Songbird. A questo punto, il sindaco deve diventare il “Rex, King of Mardi Gras” (un personaggio della parata tradizionale a New Orleans) e Songbird deve diventare la regina, ma Piquillo le getta addosso i soldi guadagnati dal matrimonio, in puro stile “questa donna pagata io l’ho”. Diversamente da Alfredo, Piquillo viene messo in galera, dove viene liberato da Songbird. Il finale, come è da immaginarsi, è il perdono del sindaco-Rex che libera tutti da ogni impegno pur di mantenersi buono l’elettorato, e anzi ri-celebra il matrimonio tra i due piccioncini.
La scena con lo speakeasy - disegnato da James F. Rotondo III - aveva l’orchestra jazz in fondo, come ad accompagnare la vita del bar in veste diegetica. Ai cantanti era dato modo di esibirsi in un vero e proprio palco al centro dello speakeasy intrattenendo il pubblico fittizio in scena e quello “vero” in sala.
La regia vivacissima di Eric Sean Fogel è risultata un autentico vortice di luci e scene con ritmi serratissimi e scenette create con minimi elementi scenici. Rimango comunque perplesso dall'eccessivo entusiasmo generato nel pubblico dalle regie musical: perché tutti devono sempre sorridere così tanto e per tutto il tempo, come se si fossero appena fatti un tiro di cocaina?
La protagonista Isabel Leonard è stata una “Songbird” spumeggiante e piena di vita, capace di cantare stupendamente, di ballare e persino di fare il tip tap. Vocalmente è un mezzosoprano con voce omogenea su tutta la gamma e una buona musicalità e ironia (come nell’aria da ubriaca).
Il protagonista Ramin Karimloo, nella parte di Piquillo, è un cantante musical con una buona carriera a Broadway, ma era assolutamente estraneo alla vocalità degli altri interpreti. Forse si sarebbe potuto trovare un artista con caratteristiche di impostazione vocale più vicine al resto del cast.
Il baritono Edward Nelson si è mostrato un baritono molto brillante e capace di vere prodezze nel genere musical, nonostante la sua carriera sia sempre stata nell’opera. Nel giro di qualche minuto ha cantato, ballato, saltato, cambiato d’abito tre volte, suonato il piano a quattro mani con la pianista dell’orchestra e concluso l’aria, per poi riprendere come niente fosse alla fine degli applausi.
Il resto del cast era composto dai giovani artisti del Cafritz Young Artist Program, che abbiamo già recensito nelle opere precedenti al WNO (American Opera Initiative, The Lion, the Unicorn, and Me, Romeo and Juliet).
Erano tutti impegnati in parti minori e se la sono cavata bene. Tuttavia i cantanti più promettenti hanno avuto modo di trovare più spazio; ad esempio Sahel Salam e Jonathan Patton nella parte dei due galoppini di don Andrès, e di Justin Burgess nella doppia parte del mafioso (però in versione un po’ troppo “bravo ragazzo”) e della guida che compare un po’ a caso durante la scena della prigione (non tutti i punti erano chiarissimi nel tentativo di mantenere qualcosa del testo originale).
Uscito dal teatro, in una Washington luminosa e piena di ciliegi giapponesi in fiore (una delle fioriture più precoci mai registrate), mi sono domandato se lo spettacolo appena visto non sarebbe stato più appropriato nella stagione di musical invece che in quella d’opera, dato che entrambe sono presenti nel Kennedy Center. Anche se, ad onor del vero, “La Périchole” di Offenbach è un’operetta pertanto non avrebbe avuto uno spazio del tutto consono. C'è anche da dire che i teatri americani spesso assimilano opera e musical (come fossero lo stesso genere) mentre al pubblico europeo si drizzerebbero i capelli nell'ascoltare la vocalità di Ramin Karimloo microfonata ed amplificata. In conclusione, rimango perplesso da questa Songbird, ma capisco che forse i miei dubbi sono dovuti alla distanza culturale, una delle tante che ci separa dall’America.
La recensione si riferisce alla recita del 17 marzo 2024.
Francesco Zanibellato