Conférencier | Ruth Brauer-Kvam |
Sally Bowles | Bettina Mönch |
Clifford Bradshaw | Oliver Liebl |
Fräulein Schneider | Dagmar Hellberg |
Herr Schultz | Robert Meyer |
Fräulein Kost | Johanna Arrouas |
Ernst Ludwig | Peter Lesiak |
Max | Jakob Semotan |
Piccolo | Matthias Trattner |
Kit Kat Girls | Jennifer Pöll, Eva Prenner, Anja Štruc, Eva Zamostny, Lorna Dawson |
Kit Kat Boys | Martin Enenkel, Kevin Perry, Fabian Lukas Raup, Thomas Höfner |
Direttore | Tobias Wögere |
Regia | Gil Mehmert |
Scene | Heike Meixner |
Costumi | Falk Bauer |
Luci | Michael Grundner |
Coreografia | Melissa King |
Orchestra della Volksoper |
Ci troviamo nella Berlino del 1929, una Berlino anticonformista, dove tutto è concesso. Proprio in questa città venne installato il primo semaforo europeo per migliorare il traffico in Potsdamerplatz nel 1924. Una capitale caotica e cosmopolita dove nei propri eleganti cabaret succedeva di tutto. La donne vestivano alla maschiaccio e viceversa, come in effetti si vede in questo musical presentato alla Volksoper, “l’opera del popolo di Vienna”, teatro dove viene utilizzata solo la lingua tedesca. Anche a Londra vi è un teatro simile ENO, che presenta le opere più diverse sempre in lingua inglese.
A darci il benvenuto “Wilkommen, Welcome, Bienvenue” è un buffo personaggio, il cerimoniere, una donna vestita da uomo, calva e con il cerone bianco. Ruth Brauer-Kvam canta con accento caricato e con due mani posticce suona un grande finto pianoforte che fa parte della scenografia. Il cerimoniere è personaggio importante nel musical poiché lega una scena all’altra ed introduce i diversi balletti. Vocalmente ci è apparsa molto valida con questo strano accento per costruire al meglio il personaggio. Ci invita ad una serata con eleganti balletti ma ci invita anche a scoprire la vicenda tra Clifford e Sally al suono di una frizzante orchestra diretta da Tobias Wögerer.
Siamo ai tempi della Repubblica di Weimar poco prima dell'ascesa al potere del Partito Nazionalsocialista di Adolf Hitler, e ciò sarà ben evidente nel secondo atto, più drammatico.
La regia di Gil Mehmert funziona molto bene alternandosi tra la visione di Clifford e la parte più edonisitica presso il Cabaret. La scenografia infatti è divisa in due con gli interni della pensione da un lato e dall'altro il palcoscenico del Kit Kat che ha come base da un grande pianoforte (finto) che il maestro ci cerimonie suona idealmente. Talvolta la scena si trasforma ulteriormente mostrando il negozio di Herr Schultz preso a sassate perché il proprietario è ebreo. Bellissimi i costumi di Falk Bauer che vengono realizzati con molta fantasia per quanto riguarda i numerosi balletti che costellano la vicenda. .
Clifford Bradshaw è il timido protagonista maschile, uno scrittore statunitense in crisi che ha l’idea di trasferirsi a Berlino per cercare ispirazione ma troverà invece l’amore. E’ impersonato dal bravo Oliver Liebl, credibile fisicamente come personaggio e corretto nel canto. Lo spettatore si immedesima in lui, nelle sue fragilità e viene catapultato in un mondo più grande di lui.
L’incontro in treno con Ernst Ludwig (Peter Lesiak) sembra preludere a qualcosa di buono con un invito al Club Kit-Kat, il cabaret del titolo del musical. Ma Ernst sarà all’origine anche di ogni guaio come vedremo. Al Club, Clifford conosce la cantante Sally Bowles, Bettina Mönch bellissima attrice/cantante che oltre a sedurre il protagonista seduce tutto il pubblico, con i suoi balletti procaci e le sue movenze. Il ruolo al cinema sarà sostenuto da Liza Minelli nel 1972 mentre il musical originale uscì a Broadway nel 1966. Clifford e Sally sono impegnati in duetti d’amore nella pensione dove lui si è trasferito. Lei porta una ventata di leggerezza nella grigia vita dello scrittore.
Fräulein Schneider, impersonata dalla dolce Dagmar Hellberg, è una anziana vedova che fa da pensionante a Clifford. La sua storia d’amore con l’attempato ebreo Schultz é descritta con pennellate delicate e divertenti. Robert Meyer è Schultz, in perfetta forma vocale, arzillo nell’azione e nel canto, sfuma le note più acute con piacevoli falsetti. Dagmar Hellberg gli risponde con una vocalità matura e intonazione perfetta. Sono stati entrambi molto applauditi.
"Money, Money" è il brano più famoso del musical e viene realizzato in maniera molto divertente. Un banchiere capitalista col sigaro in bocca ha una pancia-cassaforte da cui viene fuori l’intestino fatto d’oro. Una bella scena grottesca che ha il suo effetto mentre la musica procede con particolare scintillio imitando i soldi, soldi, soldi.
Ma questo momento spensierato è spezzato prima della fine del primo atto dagli insulti rivolti all’ebreo Schultz da Ernst, vestito chiaramente da nazista. Da questo momento in poi il musical non sarà più lo stesso con un secondo atto più dimesso e nemmeno i balletti saranno in grado di stemperare i momenti più cupi e drammatici. Un finale in decrescendo, le disillusioni di Clifford si faranno evidenti, in un mondo in cui non si ritrova più. Anche la storia d’amore tra Clifford e Sally si fa sempre più cupa e scopriamo che lei è rimasta incinta ma ha abortito. Il musical termina in sordina ma per fortuna dopo i numerosi applausi l’orchestra riprende i temi più famosi dello spettacolo dando una sferzata di energia finale.
Melissa King è la coreografa dello spettacolo e merita una menzione d’onore. La fantasia nelle coreografie di tutto il musical è davvero notevole, con una componente gender fluid evidente. Siamo nella Berlino degli anni ’20, 100 anni fa, ma forse erano anni più moderni di quanto non siano ora. Questo Melissa King lo sa bene e gioca con i ruoli, sfrutta sia le girls che i boys. Ogni balletto ha costumi sempre diversi e pieni di originalità: ciò ha dato allo spettacolo grande varietà e ricchezza. Alcuni ballerini avevano costumi metà maschili e metà femminili e così a seconda del lato esposto al pubblico sembravano ballerini o ballerine: non un effetto nuovo ma ben realizzato. Tutto ha funzionato con la precisione di un meccanismo da orologio. L’orchestra, rinforzata nella sezione delle percussioni, è risultata brillante e molto varia. L’orchestrazione è diversa da quella che siamo stati abituati a sentire nel film ma altrettanto valida e coinvolgente. Peccato che non ci siano stati i sottotitoli in inglese.
La recensione si riferisce alla recita del 9 maggio 2023.
Fabio Tranchida