Manon Lescaut | Pretty Yende |
Le Chevalier des Grieux | Charles Castronovo |
Lescaut | Michael Arivony |
Le Comte des Grieux | Dan Paul Dumitrescu |
Guillot de Morfontaine | Andrea Giovannini |
Monsieur de Brétigny | Martin Häßler |
Poussette | Miriam Kutrowatz |
Javotte | Stephanie Houtzeel |
Rosette | Daria Sushkova |
Direttore | Bertrand de Billy |
Regia | Andrei Serban |
Scene e costumi | Peter Pabst |
Maestro del Coro | |
Orchestra e Coro della Wiener Staatsoper |
Il 19 ottobre 1893 al Teatro Carcano di Milano ebbe luogo la prima italiana della Manon di Massenet che a Parigi si eseguiva con successo dal 1884. Presente a una delle repliche parigine, Caikovskij si complimentò personalmente col compositore francese. Per l’Italia non era un soggetto nuovo poiché Puccini il 1° febbraio del 1893 presentò dopo lunghi travagli la sua Manon Lescaut. Puccini disse, a chi temeva il confronto, “Lui la sentirà alla francese, con cipria e i minuetti. Io la sentirò all'italiana, con passione disperata.”
La Manon di Jules Massenet è opera di repertorio qui all'Opera di Stato di Vienna e mancava dalle scene da ben tre anni. Ricordiamo nelle precedenti esecuzioni un trionfante Juan Diego Florez come Des Grieux, particolarmente adatto alla parte.
Pretty Yende la conosciamo grazie alla sua presenza presso l’Accademia della Scala, frequentata negli anni passati e l’abbiamo seguita in giro per l’Europa quando la sua carriera è decollata. La sua simpatia e disponibilità ci ha subito conquistato. E’ stata la star della serata riuscendo ad esprimere tutte le fasi psicologiche della giovanissima Manon. La prima scena si svolge in una stazione ferroviaria parigina di fine ‘800 e nella sua aria che descrive lo stordimento provocatole dal viaggio e notiamo la capacità del soprano di cantare in pianissimo. Mano a mano che vede cose nuove, si emoziona e sembra già cedere per soldi alle profferte di Guillot de Morfontaine, un modesto Andrea Giovannini dalla voce non molto a fuoco che però rende bene il personaggio senza scrupoli. Le colorature sono ben rese dal soprano e rappresentano il riso spensierato della giovane Manon. “Adieu nôtre petite table” nel secondo atto esprime emozione e consapevolezza.
Pretty Yende emerge pienamente con la sua aria nel terzo atto che il regista vuole ambientato presso il Moulin Rouge. Una aria molto difficile e molto acuta. Il soprano ha tutte le carte in regola per affrontarla, spavalda, erotica e seducente. Passionale il duetto d’amore a Saint Sulpice, che tende a a scaldarsi fino all’abbandono amoroso.
Charles Castronovo ci regala un Cavaliere Des Grieux affascinante, anch’esso molto ben sviluppato psicologicamente atto per atto. Seduttore per amore nel primo atto, cieco amante nel secondo atto, prete nel quarto atto fino a diventare un giocatore di carte per salvare irrazionalmente il suo rapporto con l’ormai compromessa Manon. Il tenore ha dei centri ottimi che ben caratterizzano il suo timbro virile. Nel quarto atto l’organo da chiesa ci fa entrare in una atmosfera nuova e anche il tenore canta la sua aria piena di timore e sgomento "Fuyez, douce image". Il duetto nell’ultimo atto costituito tutto da mezze frasi ha un realismo incredibile ed entrambi i protagonisti contribuiscono alla buona riuscita della serata.
Michael Arivony è stato un Lescaut non impeccabile. Lui è il cugino di Manon e dovrebbe esprimere un personaggio senza scrupoli capace di sacrificare la giovane donna ma ciò non emergeva particolarmente dalla sua interpretazione. Il volume della sua vocalità non è particolarmente ampio e la sua interpretazione è rimasta un po' in ombra.
Dan Paul Dumitrescu dà voce a Des Grieux padre, un ruolo che si può paragonare talvolta al Germont verdiano come nella sua entrata a sorpresa nel IV atto nella bisca. La prova vocale è sufficiente senza guizzi particolari. Monsieur de Brétigny è l’accattivante Martin Häßler, che dona al ruolo un certo spessore: molto bravo sia come attore che come cantante, è’ molto attendibile nei suoi interventi del primo atto e in particolare nel secondo atto quando si traveste per conquistare Manon.
Nel terzetto di dame ben assortito composto da Stephanie Houtzeel (Javotte), Daria Sushkova (Rosette) spicca Miriam Kutrowatz, una Pousette dalla voce luminosa e chiara di soprano
Il direttore Bertrand de Billy, specialista in questo repertorio ha diretto l'Orchestra dell'Opera di Stato con notevole precisione. Suoni brillanti fin dal preludio introduttivo, trilli rinforzati ad indicare un ‘700 tutto d’invenzione, delicati minuetti elargiti con finezza dagli archi. Un settecento visto da un tardoromantico con melodie suadenti sempre pronte ad emergere ed infiammare la serata. Dalla decima fila di platea il volume dell’orchestra risultava pieno ed esuberante. Peccato per i numerosi tagli di tradizione della partitura tra cui il finale primo e il balletto settecentesco che toglie colore all’opera.
Lo spettacolo di Andrei Serban si avvale delle monumentali scenografie di Peter Pabst che ben si adattano all’enorme palcoscenico del Teatro di Stato di Vienna. La vicenda è trasportata in una Parigi tra le due guerre con i suoi aspetti più edonistici tra il Moulin Rouge e le grandi stazioni in ferro e vetro. Particolarmente eleganti i costumi, sempre ad opera di Peter Pabst, che fin dal primo atto indossa Manon ma tutto il cast è vestito con molta cura. La prova del coro si è rivelata più che buona: spesso canta in posizione defilata comparendo dal golfo mistico e solo pochi elementi sono effettivamente in scena.
Ottimo il servizio del teatro dove nel display ogni spettatore, prima della rappresentazione, può ricavare informazioni sull’opera e sul cast
e seguire poi lo spettacolo in ben 8, dico 8, lingue diverse. Molto utile per un teatro dal respiro internazionale.
La recensione si riferisce alla recita del 7 maggio 2023.
Fabio Tranchida