Violetta Valéry | Nina Minasyan |
Flora Bervoix | Lilly Jørstad |
Annina | Yao Bohui |
Alfredo Germont | Vittorio Grigolo |
Giorgio Germont | Ludovic Tézier |
Gastone di Letorières | Matteo Mezzaro |
Barone Douphol | Roberto Accurso |
Marchese d'Obigny | Dario Giorgelè |
Dottor Grenvil | Francesco Leone |
Giuseppe | Max René Cosotti |
Domestico di Flora Commissionario |
Stefano Rinaldi Miliani |
Direttore | Marco Armiliato |
Regia e Scene | Franco Zeffirelli |
Costumi | Maurizio Millenotti |
Luci | Paolo Mazzon |
Coreografia | Giuseppe Picone |
Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici della Fondazione Arena di Verona |
A dispetto dei più neri pronostici, tra il forfait di Angel Blue, il debutto stagionale tutt'altro che fortunato e le piogge recenti (ma quanto mai benefiche in questo periodo di siccità) che avevano interrotto la recita di Nabucco la sera precedente, la quinta recita della Traviata areniana è stata coronata da un grande successo di pubblico per merito della compagnia di canto impegnata.
Più che positivo il debutto veronese di Ludovic Tézier nei panni di papà Germont. Il baritono francese, visibilmente emozionato per l'esibirsi negli immensi spazi dell'Arena, sembra quasi entrare in punta di piedi, per poi travolgere il pubblico con uno strumento vocale davvero ben proiettato e robusto con cui sovrasta i colleghi: tanto signorile e distinto suona nella lunga scena con Violetta, quanto perentorio e minaccioso nei confronti di Alfredo, specie nella scena del rimprovero, rivelando la sua vera natura di rigido e implacabile bigotto.
Titolare del ruolo nelle prime recite e richiamata a sostituire la collega, Nina Minasyan è una protagonista non sempre a fuoco e dalla resa vocale discontinua, la cui prestazione tuttavia non difetta di motivi di interesse. La sua è una Violetta guardinga, disillusa, che brilla non tanto nei momenti più briosi, quali il Brindisi e il "Sempre libera", quanto in quelli più riflessivi e disperati, come la scena con Germont e l'"Addio del passato", così ben interpretato e cantato da far rimpiangere ancora una volta il barbaro taglio della seconda strofa.
Non si può certo dire che Vittorio Grigolo canti male, tutt'altro, però sembra quasi che il tenore stesso voglia far passare in secondo la sua performance vocale, che si attesta a un livello decisamente buono, rispetto alle sue doti attoriali che però eccedono nella gigioneria, con cui probabilmente cerca di colmare il vuoto registico della produzione.
Non del tutto omogeneo il fronte dei comprimari, in cui spiccano principalmente il vispo Gastone di Matteo Mezzaro e il nobile Dottore di Francesco Leone.
Poco ispirata anche la bacchetta di Marco Armiliato alla guida dell'Orchestra e del Coro di Fondazione Arena, che decolla solo a partire dall'ingresso di Germont nel secondo atto valorizzando di più il lavoro sui singoli artisti e sulle masse. Peccato per i soliti e ormai datati tagli di tradizione, di iniziativa ovviamente registica, ma da parte del direttore musicale del festival in corso era più che legittimo aspettarsi la loro riapertura e il ripristino delle parti non eseguite.
Sull'allestimento sovraccarico e monumentale che porta la firma di Franco Zeffirelli si sono già spesi fiumi di parole, ed è difficile essere oggettivi sopratutto per quanto riguarda il valore meramente sentimentale dell'ultima produzione curata dal maestro in vita. Lo spettacolo purtroppo manca il segno per quanto riguarda la costruzione delle relazioni tra i personaggi, sommersi dalle solite folle areniane mai così fuori luogo nel contesto intimo e privato di un'opera come Traviata, e la tensione drammatica, appesantita dai lunghi cambiscena: l'applauso durante il cambio a vista tra i due quadri del secondo atto, più che essere rivolto a Zeffirelli come in altre situazioni quali l'apertura della reggia in Turandot o la cappella del convento di Trovatore, va indirizzato ai tecnici di Fondazione Arena alle prese con una delle produzioni più pesanti e complesse da allestire e mettere in scena.
Successo pieno e caloroso da parte del pubblico che applaude con intensità sempre più crescente i tre protagonisti.
La recensione si riferisce alla recita di sabato 30 luglio 2022.
Martino Pinali