Floria Tosca | Elena Pankratova |
Mario Cavaradossi | Fabio Sartori |
Il Barone Scarpia | Ambrogio Maestri |
Cesare Angelotti | William Corrò |
Il Sagrestano | Abramo Rosalen |
Spoletta | Andrea Schifaudo |
Sciarrone | Francesco Auriemma |
Un Pastore | Sophie Emilie Bernstein |
Maestro Concertatore e Direttore | Enrico Calesso |
Regia | Stefania Panighini |
Scene | Nicolò Cristiano |
Costumi | Chiara Barichello |
Light Designer | Emanuele Agliati |
Effetti Sonori | Luca Bimbi |
Maestro del Coro | Paolo Longo |
Con la partecipazione del coro “I Piccoli Cantori Della Città Di Trieste” diretti dal Maestro Cristina Semeraro | |
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi Di Trieste |
Con le maestose mura del Castello di San Giusto a fare da suggestiva cornice, il Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste ha inaugurato la sua stagione estiva con una nuova produzione di Tosca di Giacomo Puccini, un allestimento che promette di posizionare Trieste nel ristretto circolo delle città con un teatro estivo all'aperto di eccellenza. Questa visione strategica, come sottolineato dal Sovrintendente Giuliano Polo, mira a valorizzare lo spazio del Cortile delle Milizie, rinnovato tecnicamente per garantire una resa acustica impeccabile.
La regia di Stefania Panighini è stata concepita attorno al contesto del castello e vuole distinguersi per una lettura profonda e contemporanea dell'opera, interrogandosi su come raccontare l'ideale e il reale, proponendo di narrare le donne come esseri tridimensionali, incrociando l'universale e il particolare. Il mondo dionisiaco dell'arte, riflesso nelle scene di Nicolò Cristiano evoca i grandi dipinti richiamanti i Carracci a Palazzo Farnese: una Madonna in gloria con il bambino domina il primo atto, mentre Cavaradossi dipinge la Maddalena, e un dipinto di impronta classica con figure eroiche caratterizza il secondo, per poi essere simbolicamente imballato nel finale.
I personaggi non calcano un palco statico, ma si muovono su impalcature a vista, metafora tangibile di un mondo in transizione dopo la Rivoluzione Francese, un "mondo in costruzione". E in questa costruzione, i quadri stessi si animano, smettendo di essere meri sfondi per incarnare gli ideali e le ossessioni dei personaggi, trasformando la scena in un vivido palcoscenico delle loro turbolenze interiori. L'intero allestimento si rivela sorprendentemente efficace e scorrevole; le interazioni sono varie, coinvolgenti, e il "Te Deum" volutamente eccessivo, con un Cristo che trascina la croce e Scarpia che si flagella. Appropriati i costumi di Chiara Barichello e il suggestivo light design di Emanuele Agliati. Gli effetti sonori di Luca Bimbi, con le campane di Roma fedelmente riprodotte, hanno contribuito a un'esperienza immersiva e coinvolgente.
Sotto la bacchetta del Maestro Concertatore e Direttore stabile Enrico Calesso, la direzione è stata precisa e scorrevole. L'Orchestra e il Coro della fondazione triestina hanno tessuto un tappeto sonoro convincente, sebbene si sia notata una certa mancanza di varietà dinamica e teatrale - forse appiattita dell'amplificazione -, che avrebbe potuto arricchire ulteriormente le sfumature pucciniane e conferire alla recita un'impronta distintiva, svincolandola dalla routine.
Il cast di alto livello, ha offerto interpretazioni ottime. Nel ruolo della passionale Floria Tosca, il soprano Elena Pankratova ha convinto con la sua vocalità imponente e la sua intensa presenza scenica, cogliendo tutte le sfumature emotive del personaggio. Spiace per il "Vissi d'arte", che è risultato sbrigativo e un po’ affannato (forse a causa delle temperature tropicali di questi giorni), ma è stato comunque portato a casa da ottima professionista.
Accanto a lei, Fabio Sartori ha dato vita a un Mario Cavaradossi vibrante e appassionato, sfoggiando una voce squillante e sicura e una recitazione partecipe. Applauditissima la sua interpretazione di "E lucevan le stelle".
L'antagonista pucciniano per eccellenza, il sadico Barone Scarpia, è stato magistralmente interpretato da Ambrogio Maestri, che ha mostrato una padronanza totale del ruolo, perfetto in ogni singolo sguardo e gesto. Molto bella e apprezzabile l'interazione registica nei suoi momenti insieme a Tosca, come ad esempio quando si siedono assieme al banco della chiesa e per tutto il lungo duetto centrale.
Il resto del cast ha completato il quadro con prestazioni di rilievo: il basso baritono William Corrò ha dato voce ad un solido Angelotti, mentre il basso Abramo Rosalen ha interpretato un Sagrestano alquanto baldanzoso. L’affidabile tenore palermitano Andrea Schifaudo ha vestito i panni di Spoletta, e il basso Francesco Auriemma quelli di un ottimo Sciarrone. Un tocco di delicatezza è stato aggiunto dalla partecipazione di Sophie Emilie Bernstein nel ruolo del pastore e dal coro “I piccoli cantori della Città di Trieste” diretti da Cristina Semeraro.
Buon successo di pubblico per tutta la compagnia. Repliche disponibili fino al 4 luglio.
La recensione si riferisce allo spettacolo di domenica 29 giugno 2025.
Andrea Bomben