Santuzza | Anastasia Boldyreva |
Turiddu | Marco Berti |
Alfio | Misha Kiria |
Lucia | Agostina Smimmero |
Lola | Valeria Girardello |
Direttore | Francesco Ivan Ciampa |
Messa in scena | Anna Maria Bruzzese |
Scene e costumi | Paolo Ventura |
Luci | Lorenzo Maletto |
Maestro del coro | Andrea Secchi |
Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino | |
Allestimento del Teatro Regio di Torino |
Dopo il successo dello scorso anno, con Cavalleria rusticana il Teatro Regio di Torino ha inaugurato la seconda edizione del Regio Opera Festival nell’aulico spazio all’aperto del cortile dell’antico Palazzo dell’Arsenale in Via XX Settembre. Un cartellone di proposte – di sapore nazional popolare – che tra Giugno e Settembre terranno compagnia ai torinesi con opere (oltre a Cavalleria, Tosca, Carmen e la rarità del Don Checco di Nicola De Giosa), concerti (con Juraj Valčuha, Fabio Biondi e Andrea Secchi), iniziative di divulgazione musicale (per i più piccoli un “open day” dedicato alle voci bianche) e balletto (con Zakharova & Repin e il Béjart Ballet Lausanne).
Se è vero che con questo festival all’aperto Torino può ora contare su una propria “arena musicale”, è altrettanto indubbio che un maggior coraggio nella programmazione potrebbe attirare in città un pubblico non unicamente locale ma anche forestiero. In questo senso, iniziative musicali estive come quelle dell’Archevêché di Aix en Provence e di Martina Franca – per limitarci e due esempi noti - sono modelli virtuosi nel formulare proposte allettanti e capaci di intercettare la curiosità e l’attenzione di una platea quanto mai vasta. Naturalmente bisogna fare i conti anche con le risorse economiche disponibili e probabilmente in questo momento delicato per la Fondazione non è possibile fare diversamente.
Tornando allo spettacolo visto martedì sera alla prima delle tre recite della Cavalleria, il Regio ha rispolverato l’allestimento presentato nel 2019 allora curato da Gabriele Lavia e ora ripreso da Anna Maria Bruzzese. Il numeroso pubblico si è così ritrovato catapultato in una Sicilia arida e brulla, calata in un paesaggio vulcanico dalle tonalità scure ravvivate unicamente dal rosso sfolgorante delle striature laviche. Una desolazione che, facendo piazza pulita di ogni orpello oleografico, ha sottolineato la dimensione arcana ed atavica del dramma in un contesto armonizzato con i costumi scuri di inizio Novecento pensati da Paolo Ventura (autore anche delle scene).
Subentrato all’ultimo momento a Stefano La Colla, trasmigrato alla Scala per La Gioconda, Marco Berti è stato un Turiddu di prim’ordine. Il tenore comasco, oltre al dono naturale di una voce brillante e timbricamente fascinosa, ha mostrato una buona sensibilità nella definizione di un canto vario e articolato nelle dinamiche e misurato nel fraseggio.Interessante per sontuosità dello strumento vocale, anche Anastasia Boldyreva nel ruolo di Santuzza. La cantante ha mostrato di possedere il timbro di un autentico mezzosoprano, caldo e rotondo, e una tecnica sicura; belle qualità non sempre ben sorrette da un’aderenza emotiva con il personaggio (piuttosto scialba ci è parsa in “Voi lo sapete mamma”).
Senza infamia ma senza eccessive lodi l’Alfio impersonato da Misha Kiria, interprete che si fa apprezzare più per la propria prestanza scenica che per fascino vocale. Ampiamente positive le prove di Agostina Smimmero (Lucia) e Valeria Girardello (Lola). Francesco Ivan Ciampa ha sottolineato i toni più lirici del dramma con una direzione di ampio respiro ma non sempre coesa. Con grande piacere abbiamo finalmente potuto ascoltare nuovamente il magnifico coro del Regio senza mascherine. Si sono così potute apprezzare le straordinarie qualità musicali delle voci istruite da Andrea Secchi, la pienezza e bellezza di suono degli artisti. Al termine calorosi consensi da parte degli ascoltatori.
La recensione si riferisce alla prima del 7 Giugno 2022
Lodovico Buscatti