Pianoforte | Alexander Melnikov |
Direttore | Vladimir Jurowsky |
Bayerisches Staatsorchester | |
Programma | |
Carl Maria von Weber | Ouverture da Oberon |
Ludwig van Beethoven | Concerto per pianoforte e orchestra n. 5 in mi bemolle maggiore op. 73 "Imperatore" |
Robert Schumann | Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 97 "Renana" |
E’ stata la Bayerisches Staatsorchester con il suo direttore musicale Vladimir Jurowski a chiudere la stagione dei concerti di Lingotto Musica con un programma dedicato al grande repertorio romantico di area austro – tedesca ovvero: l’ouverture dall’Oberon di Weber, il Quinto concerto per pianoforte di Beethoven e, infine, la Sinfonia n. 3 “Renana” di Schumann.
Particolarmente caro a Weber, il romanticismo fantastico che anima il soggetto dell'Oberon esprime un ottimismo e una trasparenza lontane da quel clima diabolico e drammatico che caratterizza il Franco cacciatore.
La trama dell’opera narra come Oberon, re delle fate, dopo una lite con la regina Titania giuri di fuggire l'amore fino a quando non trovi fra gli uomini una coppia che dimostri autentica fedeltà. Puck, genietto devoto, gli indica il nobile duca Huon: a lui Oberon ordina di recarsi a Bagdad, dove dovrà entrare nel palazzo del califfo Harun al Rascid, uccidere la persona che troverà alla destra di lui e chiedere la mano di sua figlia Rezia. Huon e Rezia dovranno poi affrontare molti ostacoli e pericoli, ma la loro fedeltà saprà trionfare su tutto, grazie anche al corno magico che Oberon ha donato al Duca.
Jurowski ha ben enucleato i temi che compongono l’ouverture e che riassumono la vicenda e i personaggi: la levigatezza dell’introduzione lenta (con il tema del corno magico del protagonista), la vivacità dei fiati che descrivono il mondo delle fate e il loro regno e il disegno suadente e fascinoso delle diverse linee melodiche che raccontano i momenti chiave della vicenda. L’orchestra si è espressa al meglio con una tavolozza di colori nella quale si avverte una sensibilità sonora tipica di un Romanticismo fatato e aereo.
Un Romanticismo presagito e ancora ancora in divenire quello invece del Quinto Concerto di Beethoven nel quale la minore individuazione del pianoforte prefigura il carattere del concerto dei decenni successivi dove il solista non si contrapporrà all’orchestra ma piuttosto collaborerà e si integrerà vieppiù con essa. Fortemente influenzato nella sua formazione da Sviatoslav Richter, Alexander Melnikov è un pianista sensibile ad esecuzioni storicamente informate (nel repertorio dell’età classica, l’artista utilizza spesso il fortepiano). Di Melnikov ci è piaciuta in modo particolare l’espressività e la comunicatività del tocco che, complice anche l’ottima intesa con Jurowski, si dipana perfettamente nell’ariosa eloquenza del colossale Allegro di apertura per declinarsi quindi in una cantabilità insolitamente rarefatta dell'Adagio e chiudersi, infine, in un tripudio travolgente del Rondò conclusivo. Fascinosa anche l’intenzione particolarmente intima per “Träumerei” di Schumann, brano scelto dal pianista come bis.
Con la Terza di Schumann siamo balzati nel pieno romanticismo tedesco con l’evocazione entusiastica della terra renana, ricca di suggestioni poetiche e tanto amata dal compositore. Qui l’esecuzione di Jurowski non si è limitata alla ricerca di impressioni pittoriche ma, con la sua schiettezza e dinamismo, ha nettaemnte definito il carattere fortemente plastico della partitura. Già nel primo movimento, nel prorompente e vigoroso tema, che apre e struttura l’intero tempo, si è apprezzata la capacità del direttore nel bilanciare ed evidenziare di volta in volta i piani sonori e, soprattutto, la varietà timbrica dell’orchestra.
Grazie alla maestria della Bayerisches Staatsorchester, e in particolar modo alla sezione degli ottoni, l’effetto è stato sorprendente. Cogliendo l’unitarietà dei cinque movimenti, Jurowski ha ben tratteggiato la trama sentimentale della sinfonia: l’intenzione quasi liederistica dello Scherzo (in origine intitolato “Mattino sul Reno”), l’arcaicizzante sacralità del quarto (ispirato alla consacrazione cardinalizia dell'arcivescovo von Geissel avvenuta nella cattedrale di Colonia), la gioiosa apoteosi del finale. Molto caloroso il consenso tributato da parte del numeroso pubblico del Lingotto.
La recensione si riferisce al cocnerto del 23 maggio 2024
Lodovico Buscatti