Corno solista | Guglielmo Pellarin |
Violino solista | Carlo Maria Parazzoli |
Direttore | Daniele Gatti |
Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia | |
Programma | |
Richard Wagner | Il crepuscolo degli dei: |
Alba e Viaggio di Sigfrido sul Reno | |
Marcia funebre di Sigfrido | |
Richard Strauss | Vita d'eroe |
La Suite sinfonica dal Crepuscolo degli dei wagneriano propone due brani celebri: l’Alba e il Viaggio di Sigfrido sul Reno e la Marcia funebre di Sigfrido.
Diciamolo subito. Un direttore come Daniele Gatti, ormai molto maturo, possiede una sua ben chiara cifra interpretativa, che affascina: tempi dilatati, ottimi per Wagner, in modo che gli strumenti solisti o le singole sezioni orchestrali vengano in rilievo con il loro timbro specifico, e al contempo misura e scavo della partitura. Insieme, un gesto eloquente, “sin-patico”, comprensibile e trascinante l’orchestra che collabora con un “amore” – è il caso di dirlo, una volta tanto – davvero esemplare.
Nel primo brano, "il Viaggio", il percorso è attraversato da raggi temporaleschi, da nuvolaglie che si avvicendano nel cammino radioso e misterioso. C’è una cupezza sottesa, molto wagneriana, che Gatti sottolinea nei corni e nei violoncelli, fra i temi ricorrenti del dio del fuoco Loge e quello della prima scena del Ring ambientata nel fiume. Mistero, timore, la Storia che conosce amplitudini musicalmente nuove. L’orchestra diventa una sorta di sussulto palpitante.
La "Marcia funebre" non ha dolore, anche se c’è un cadavere eccellente, come lo interpretava ad esempio Toscanini. Qui con Gatti invece c’è l’universo che “canta” con forza quasi cosmica la morte e la gloria, l’eternità negli squilli solari degli ottoni sopra la selva dell’orchestra. Gatti, allarga i tempi, dà spazio alle frasi musicali complete per agganciarle alle successive. C’è un volume sonoro che squassa la sala e la oltrepassa in una “ terribilità” che fa pensare a Michelangelo. La luce acutissima dei violini, l’espansione sonora degli ottoni, i rivoli lucenti delle arpe e dei fiati: è un inno cosmico non ad un singolo eroe ma all’umanità, che Gatti dirige con una prontezza memorabile.
Nella seconda parte del concerto, viene proposto il poema sinfonico di Strauss Una Vita d’eroe (Ein Heldenleben): un fiumana sonora che incanta e seduce, divisa chiaramente in sei blocchi a dire le fasi della vita di un eroe che è poi Strauss stesso. Gatti distilla sonorità trasparenti e lussuose, incandescenti ma anche brutali e sgraziate e divertenti. Forse un culmine interpretativo è nella Scena d’amore,di un lirismo commovente e fascinoso, ampio, colorato, delicato e intenso insieme. Successo pieno e meritato.
La recensione si riferisce al concerto del 31 maggio 2025.
Mario Dal Bello