Pianoforte | Víkingur Ólafsson |
Programma | |
Johann Sebastian Bach | Le variazioni Godlberg |
Il trentanovenne pianista islandese torna a Santa Cecilia dopo essere subentrato a Martha Argerich in un programma sinfonico dello scorso gennaio. È impegnato in un “anno quasi sabbatico”, durante il quale suonerà esclusivamente le Variazioni Goldberg in sei continenti.
Víkingur Ólafsson si presenta sobrio e concentrato, in una miscela visiva e percettiva di gioventù e profondità assai rara. Miscela che si dispiega nel suo approccio a questa cattedrale della letteratura per tastiera. Il suo stile è lineare, scevro da qualsivoglia abbellimento o inflessione non necessari, già evidentemente nella presentazione iniziale dell'Aria. Durante le successive variazioni, conduce il pubblico in una navigazione tra stati emotivi sottilmente variegati e in evidente evoluzione. Si susseguono infatti meditazioni serene della natura esterna e interiore, slanci di vitalità mista a gratitudine, introspezioni commosse e commoventi; nelle prime tipologie si pone con schiena dritta e sguardo limpido originando il suonare dal braccio, nelle ultime si incurva al limite del ingobbito, socchiude gli occhi quasi lambendo i tasti con la fronte e origina gli impulsi dal polso. Nulla di tutto ciò pare esibizione, semmai mostra la compenetrazione in lui tra emozioni della musica, tecnica e pulizia stilistica nordica.
Ogni pagina si fa tesoro delicato, e progressivamente accompagna il pubblico che gremisce la Sala Sinopoli da un'attenzione generica condita da colpi di tosse a un silenzio assoluto. Tra varie gemme pare impossibile non citare la quindicesima Variazione, commovente. La riproposizione finale dell'Aria, pura e nuda, a tratti resa incerta da fragilità pur condotta con linea cristallina, ha mozzato il fiato dei 1200 spettatori. Per molti resterà un ricordo indelebile.
Successo convinto ed estremamente caloroso al termine, che nell'avvicendarsi delle chiamate si scioglie in affetto. Ólafsson prende la parola per dichiarare sintonia con Roma, e chiude la serata dicendosi convinto che nessun bis sarebbe concepibile dopo questo brano.
La recensione si riferisce al concerto del 13 novembre 2023.
Marco Peracchio