Don Giovanni | Christian Federici |
Donna Anna | Iulia Maria Dan |
Don Ottavio | Julien Henric |
Il Commendatore/Masetto | Callum Thorpe |
Donna Elvira | Arianna Vendittelli |
Leporello | Norman D. Patzke |
Zerlina | Chiara Skerat |
Direttore | Erina Yashima |
Regia | Ivan Alexandre |
Scene e costumi | Antoine Fontaine |
Luci | Ivan Alexandre, Antoine Fontaine |
Maestro del coro | Antonio Greco |
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini | |
Coro Luigi Cherubini | |
Produzione Drottingholm Slottsteater di Stoccolma in coproduzione con Château de Versailles Spectacles di Parigi | |
Ripresa da Opéra National de Bordeaux, Gran Teatro del Liceu Barcellona e Château de Versailles Spectacles |
In questa tre giorni ravennate l’appuntamento quotidiano è nel teatrino della commedia dell’arte ideato da Ivan Alexandre come contenitore universale delle tre opere di Mozart/Da Ponte. Tocca a Don Giovanni, ovvero la versione adulta e in piena attività del “libertino”, il tipo umano su cui il regista francese impernia la sua lettura della trilogia.
C’è quasi subito una buona idea registica. Così come nel film Memento di Christopher Nolan il protagonista si tatuava sulla pelle la propria vita perché incapace di ricordare, Leporello porta scritti sul corpo tutti i 2065 nomi delle conquiste di Don Giovanni. Mentre canta il catalogo si spoglia un po’ alla volta e mette in mostra una geografia precisa perché lui i nomi li scrive per nazioni e aree del corpo: gamba sinistra per l’Italia, torace per Lamagna e Francia, schiena per la Spagna. L’effetto è notevole, conferma le convinzioni acquisite sul transfer reciproco tra servo e padrone e soprattutto focalizza esattamente l’attenzione sul corpo proprio o altrui, fulcro principale dei desideri di Don Giovanni. Più avanti sarà molto toccante il racconto dello stupro da parte di Donna Anna, nel lungo recitativo che precede "Or sai che l’onore", interpretato da grande attrice da Iulia Maria Dan, accompagnata da luci molto ben scelte. Un altro sussulto creativo è il gioco di ombre cinesi nel finale ma, a parte queste intuizioni interessanti, la regia si sente poco. Si avverte una discreta cura nei recitativi, per il resto i cantanti si alternano nelle arie e nelle scene di insieme, spesso fermi e centrali come in un oratorio, problema ricorrente in questa produzione in cui alcune buone idee si perdono in un contesto neutro.
Il cast è nel complesso equilibrato. Norman D. Patzke entra come Leporello in sostituzione di Robert Gleadow. Vocalmente se la cava più che bene, considerando che la sera precedente figurava come comprimario nelle Nozze di Figaro (Bartolo e Antonio). Buon attore, disegna un servitore privo di scrupoli e senza ripensamenti, sempre pronto ad approfittare degli scarti del padrone. Christian Federici, già sentito in questa trilogia come Don Alfonso nel Così fan tutte, ricopre il ruolo del protagonista e conferma di possedere una voce piena e ben controllata, calda e omogenea. Propone un Don Giovanni giovane e sventato, senza dubbi e ripensamenti. La sua linea di canto può contare su un fraseggio naturale e una pronuncia chiara.
Anche Don Ottavio canta con grande naturalezza. È il giovane tenore francese Julien Henric, di voce fresca e gradevole. Ha avuto in dote una sola aria ("Il mio tesoro") perché è stata scelta la versione praghese dell’opera che non comprende la sua seconda aria ("Dalla sua Pace") e anche l’aria di Donna Elvira ("Mi tradì quell’alma ingrata"), aggiunte nella ripresa viennese. Callum Thorpe, giovane basso inglese, si è sdoppiato tra Masetto e il Commendatore, due personaggi che più diversi non potrebbero essere. Gli è riuscito meglio il Commendatore, ruolo in cui ha potuto sfoderare in pieno il suo timbro di basso profondo. Come Masetto ha avuto qualche difficoltà di emissione, un po’ nasale, un po’ ingolata.
Iulia Maria Dan è stata una Donna Anna all’altezza del ruolo. Efficace nelle arie, precisa ed espressiva nei recitativi, ha mostrato una linea di canto elegante e sicura poggiata su una voce chiara e gradevole. Anche Arianna Vendittelli ha confermato di saper cogliere i personaggi e di poter contare su doti vocali di grande qualità. La sua donna Elvira en travesti è una donna ferita ma non lagnosa come si voleva una volta. La Zerlina di Chiara Skerath, vocalmente corretta, è parsa evanescente come personaggio, forse poco aiutata dalla regia.
Erina Yashmina ha diretto con energia i giovani della Cherubini, avanzando con convinzione le ragioni dell’orchestra. Il pubblico, sempre da tutto esaurito ha accolto con calore lo spettacolo.
La recensione si riferisce allo spettacolo del 5 novembre 2022.
Daniela Goldoni