QUARTETTO MODIGLIANI | |
Amaury Coeytaux, LoÎc Rio violini | |
Laurent Marfaing viola | |
François Kieffer violoncello | |
Programma | |
Wolfgang Amadeus Mozart | Quartetto n. 3 in sol maggiore K 156 |
Elise Bertrand | Lui e loro |
Hugo Wolf | Serenata italiana |
Giacomo Puccini | Crisantemi SC65 |
Giuseppe Verdi | Quartetto in mi minore |
L'Italia in musica, questo è il fil-rouge del programma proposto a Pistoia dal celebre Quartetto Modigliani (Quator Modigliani): si tratta di un omaggio raffinato, anche se scorrendo la locandina si può capire come il legame tra le varie composizioni in programma e l'Italia sia a volte abbastanza tenue. Un breve quartetto di Mozart scritto durante il suo terzo soggiorno in Italia a diciassette anni, la Serenata italiana di Hugo Wolf nella sua iniziale versione quartettistica (pagina del 1887 che pare utilizzi una melodia italiana che l'autore aveva ascoltato suonato da un piffero: più nota è la trascrizione per orchestra d'archi fattane dall'autore stesso), un brano contemporaneo della giovanissima compositrice francese Elise Bertrand su argomento legato all'Italia: queste sono le pagine che occupano la prima parte del concerto.
Più sostanziosa e coerente è invece la seconda parte della serata con due composizioni di musicisti che hanno fatto dell'opera lirica ragione di vita e di fama imperitura: l'elegia di Giacomo Puccini Crisantemi (con materiale che l'autore riutilizzerà per Manon Lescaut) ed il Quartetto in mi minore di Giuseppe Verdi, composto nel novembre 1873 quando il musicista aveva sessant'anni. L'occasione fu a Napoli ”nei momenti di ozio all'Albergo Crocella”, quando il compositore stava seguendo la messa in scena della prima esecuzione napoletana dell'Aida che, per una indisposizione della protagonista Teresa Stolz, era stata rimandata di qualche settimana; la prima esecuzione privata del quartetto fu in albergo davanti a pochissimi invitati.
Si tratta di un brano cameristico abbastanza noto, scritto quasi come rivalsa verso coloro che ritenevano gli ”operisti” dei compositori di second'ordine rispetto ai “sinfonisti”, un unicum nella produzione verdiana che non sempre ha riscosso i favori di esecutori e pubblico (se ne ricordano però alcune edizioni discografiche assolutamente basilari, una per tutte quella del Quartetto Italiano). La struttura è in quattro tempi, la composizione termina con una fuga che secondo molti prelude a quella ventura del Falstaff (ma anche Beethoven aveva fatto terminare il suo Quartetto op. 130 con la Grande Fuga).
Abbastanza interessante è il breve brano dal titolo un po' criptico Lui e loro della compositrice contemporanea Elise Bertrand, pagina nuovissima che ha avuto la sua prima esecuzione pochi mesi fa ad Amsterdam e che dimostra l'ampiezza e l'eterogeneità del repertorio del Quartetto Modigliani. Dal programma di sala si apprende che è ispirata alla battaglia di Montecassino del 1944 e, con intento descrittivo, ne rievoca le varie fasi fino ad un finale ottimista e di speranza. Il linguaggio è un po' difficile ma suggestivo, anche se non siamo sicuri di aver rintracciato nella composizione i vari momenti descritti nel programma di sala, ma è certo che i quattro strumentisti “spremono” letteralmente la pagina traendone fuori intensità e colori con grande maestria.
Bellissimi si rivelano sia il Mozart “giovane” in apertura di serata, sia l'intensa elegia pucciniana Crisantemi che il compositore lucchese scrisse in una sola notte quando ebbe notizia della morte di Amedeo di Savoia nel 1890. La Serenata italiana di Hugo Wolf nella lettura del Quartetto Modigliani gode di una particolare luminosità che la rende preferibile alla corrente versione orchestrale, essendo più compatta e trasparente.
Di grande evidenza è poi l'esecuzione della pagina verdiana in locandina, di cui i quattro musicisti sembrano conoscere i più reconditi anfratti, le sospensioni e le tensioni, esaltandone colori, lirismo e incisività.
La frammentarietà del programma della serata si fa dimenticare con le bellissime esecuzioni del Quartetto Modigliani, una compagine cameristica francese attiva dal 2003, prestigiosa per carriera e curriculum, che avevamo ascoltato altre volte con grande piacere e che ci sorprende sempre per freschezza, eleganza e chiarezza di idee. La luminosità, la precisione, il suono bello e curatissimo, la grande espressività fanno tutt'uno con gli splendidi strumenti usati dai musicisti: da qui un ottimo risultato globale.
Il pubblico del Saloncino della musica di Palazzo de' Rossi, piuttosto folto, ha tributato grandi applausi agli esecutori ottenendo anche un bis schubertiano.
La recensione si riferisce al concerto del 23 marzo 2024.
Fabio Bardelli