Fiordiligi | Maria Mudryak |
Dorabella |
Lilly Jørstad
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Guglielmo | Jiri Rajnis |
Ferrando | Antonio Mandrillo |
Despina | Francesca Cucuzza |
Don Alfonso | Emanuele Cordaro |
Direttore | Aldo Sisillo |
Regia | Stefano Vizioli |
Scene e costumi | Milo Manara |
Coordinamento scene | Benito Leonori |
Coordinamento costumi | Roberta Fratini |
Luci | Nevio Cavina |
Maestro del coro | Marco Bargagna |
Maestro al cembalo | Riccardo Mascia |
ORT - Orchestra della Toscana | |
Coro Archè | |
Coproduzione con Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, Teatro Comunale di Modena, Teatro Sociale di Rovigo, Opéra-Theatre Eurométropole di Metz |
La stagione lirica del Teatro Verdi di Pisa giunge al termine con la proposta del Così fan tutte di Wolfgang Amadeus Mozart e la prima notazione che viene spontaneo fare sulla serata è piacevolmente positiva: il teatro, infatti, risulta tutto esaurito. Sarà la presenza degli studenti universitari, sarà lo zoccolo duro di melomani locali, sarà la possibilità di far riferimento a un bacino di utenza più ampio che comprende le città limitrofe, fatto sta che il teatro alla prima dell’opera mozartiana appare vivo e partecipe, con spettatori di diverse età, segno che le cose sembrano funzionare. Forse, dopo il difficile periodo Covid e post Covid il Verdi è riuscito a ricostruire il rapporto positivo che aveva con il suo pubblico.
Che abbia contribuito ad attrarre melomani e non anche il nome di Milo Manara, autore di scenografie e costumi? A Pisa infatti arriva la produzione partita dal Teatro Pergolesi di Jesi che vede il debutto del noto disegnatore nel mondo dell’opera lirica, con un titolo in cui l’eros giocoso (più o meno…) e disinvolto regna sovrano. Manara presta il suo ben noto stile, che non ha subito grandi modifiche nel corso degli anni, per creare pannelli decorativi mobili che incorniciano la vicenda di scambio di coppie degli amanti napoletani e ferraresi pensata da Mozart e Da Ponte. L’intenzione è quella di rievocare gli affreschi settecenteschi delle dimore nobiliari italiane, con scene mitologiche che vedono il racconto dei molteplici amori di Giove, inseguimenti amorosi, giochi fra satiri e ninfe, in tutte le possibili declinazioni del modello estetico femminile reso celebre da Manara, con un predominio di toni rosa e azzurri come in un affresco del Tiepolo. Ma nel complesso ci sembrano più che altro un contenitore, perfetti per realizzare delle eleganti foto di scena o per essere pubblicati in album insieme a bozzetti e figurini, anziché partecipare alla realizzazione di uno spettacolo organico e coerente.
Torna a Pisa Stefano Vizioli, regista dello spettacolo, che era stato direttore del Verdi nel corso di tre anni particolarmente ricchi di proposte interessanti e mai banali. Vizioli mette in risalto l’aspetto da commedia del capolavoro mozartiano, anche a costo di lasciare un po’ da parte certe ambiguità più cupe. Il risultato è uno spettacolo chiaro e scorrevole, che segue la vicenda, raccontandola senza sorprese e con raffinato mestiere, giocando in maniera assai intelligente sulla prestanza fisica degli interpreti (in particolare le donne non hanno nulla da invidiare alle fanciulle di carta di Manara) e qualche tocco di suggestione, come nel terzetto Soave sia il vento in cui per un gioco di luce i personaggi si riducono a nere silhouette, in una soluzione non immemore di Strehler. Si segnala qualche tagliuzzo nei recitativi che in un titolo simile dispiace sempre visto che nel Così fan tutte non esiste una frase che non sia irresistibile.
Solida e senza troppi fronzoli la direzione di Aldo Sisillo, con qualche scollamento tra orchestra e solisti negli insieme prontamente recuperato. Non si tratta di una lettura che fornisca particolari chiavi interpretative o ricerchi particolari raffinatezze orchestrali ma porta a casa la serata con professionalità, assicurando un buon ritmo teatrale al tutto.
La squadra di cantanti è la stessa andata in scena a Jesi, con una sola eccezione, ossia la Fiordiligi di Maria Mudryak, che prende il posto di Ekaterina Ebakanova. Fisico elegante e voce sonora, Mudryak regge bene le asperità della parte, con agilità più che dignitose anche nella pestifera Come scoglio e con un fraseggio sempre partecipe. Qualche durezza negli acuti estremi non inficia una prova complessiva decisamente buona.
Ma, in generale, l’intero cast si rivela una squadra affiatata ed efficace. Francesca Cucuzza possiede voce luminosa, capace di correre bene nella sala e in più accenta con vivace naturalezza i recitativi di Despina che infatti, come da copione, strappano sempre la risata del pubblico; ha anche il pregio di non caricare troppo di caccole all’antica i travestimenti da notaio e dottore.
La Dorabella del mezzosoprano norvegese Lilly Jørstad presenta qualche nota meno a fuoco; stupisce che sbagli un attacco in È amore un ladroncello ma per il resto è piacevole e credibile nei panni della sorella che cede per prima, o che per prima si sbarazza delle convenzioni sociali.
Antonio Mandrillo, a onta di qualche leggero slittamento d’intonazione, ha un timbro affascinante, belle intenzioni espressive che gli permettono di cesellare Un’aura amorosa e un’ottima presenza scenica. Colpisce l’assoluta padronanza dell’italiano da parte del baritono ceco JirÍ Rainiš, da fare invidia a tanti madrelingua, che unita a un timbro di bel colore e a una linea di canto sempre solida permette di delineare un Guglielmo vitale e un po’ spaccone.
Completa il cast il Don Alfonso di Emanuele Cordaro, cantato con correttezza e ben accentato, che propone un personaggio meno cinico del solito.
L’accoglienza del pubblico è estremamente positiva, con numerosi applausi a scena aperta dopo i pezzi chiusi e un successo collettivo alle uscite finali, dove non era presente il regista Vizioli.
La recensione si riferisce alla recita del 15 marzo 2024.
Daniele Galleni