Nonostante questo insuccesso Puccini riuscì, con l'aiuto del librettista Ferdinando Fontana e di alcuni mecenati, a mettere in scena il suo lavoro al Teatro Dal Verme di Milano nel maggio del 1884 e, subito dopo questa prima ed unica produzione, Ricordi, alla ricerca di un sostituto per l'ormai anziano Verdi, acquistò il lavoro chiedendo di operare revisioni per articolarlo in due atti.
La nuova versione, con il titolo Le Villi, venne allestita pochi mesi dopo a Torino e successivamente alla Scala di Milano. Il lavoro originario venne così smembrato, parzialmente utilizzato e, per il resto, dimenticato fino alla comparsa dell'edizione critica a cura di Martin Deasy, pubblicata da Ricordi nel 2020, su cui si basa questa ripresa.
La struttura molto particolare dell'opera deriva dalle convinzioni estetiche del librettista Fontana, molto vicino agli ambienti della scapigliatura milanese, che cercava nuove forme artistiche per rivitalizzare le tradizionali convenzioni teatrali. Proprio nel 1884, stesso anno di Le Willis, Fontana aveva pubblicato il pamphlet “In teatro” in cui proponeva una nuova formula teatrale “sinfonico scenica” secondo cui al pubblico avrebbe dovuto essere consegnato non più il solito libretto con il testo fedelmente musicato ma “un vero poema” che avrebbe dovuto essere letto dallo spettatore per capire la drammaturgia espressa dalla musica.
In effetti Le Willis è costruita proprio così. Ci sono una scena iniziale in cui si festeggia il fidanzamento di Roberto e Anna che è già in pena perché teme che il suo amato, in partenza per Magonza, la abbandonerà e una scena conclusiva in cui Roberto torna ma troppo tardi, perché Anna è già morta di dolore e, diventata una delle terribili Willis, si vendica del tradimento stringendo il fedifrago in un abbraccio mortale.
Gli eventi che avvengono tra il primo e il secondo episodio sono descritti nell'Intermezzo sinfonico diviso in due Tempi: “Nebulosa” e “Tregenda”. Queste parti musicali, nell'intenzione del librettista, dovevano essere ascoltate leggendo i poemetti in versi in cui si racconta la storia. La rappresentazione in forma semi scenica ideata da Filippo Ferraresi, basata su troppo semplicistici e banali richiami (i gigli della purezza, le Willis che mostrano ritratti di vergini martiri, il derviscio rotante che imperversa, ipnotico, senza soluzione di continuità, lo scheletro a rappresentare, pensa un po', la morte) ha il pesante limite di ignorare la parte fondamentale della drammaturgia che rimane così imprigionata in una bellissima pagina sinfonica tra due momenti teatrali troppo slegati. Nel buio del teatro leggere il libretto è impossibile, si sarebbe quindi dovuto fare in modo di rendere fruibile il poema e, con esso, lo svolgimento della vicenda.
Buona la resa del terzetto degli interpreti a cominciare dall'accorato Guglielmo Gulf di Vladimir Stoyanov che trasferisce in questo personaggio tutto il suo significativo bagaglio di padri verdiani. Come non pensare a Miller avvertendo la dignità e fermezza del suo canto!
Molto incisiva Selene Zanetti nel ruolo di Anna. La figura dell'infelice fanciulla è valorizzata dal timbro importante, dall'omogeneità sonora e dalla pertinenza espressiva dell'interprete. Bene, ma il fraseggio è da migliorare, anche il Roberto del tenore Kang Wang. Svettano, tra gli artisti del coro della Camerata Musicale di Parma, istruiti da Martino Faggiani, le voci della sezione femminile che, come le streghe di Macbeth, attirano la loro vittima e ne decidono, inesorabili, il destino.
Il Maestro Omer Meir Wellber, Direttore musicale del Festival, sceglie di far precedere la rappresentazione di Le Willis dal Concerto in sol maggiore per pianoforte e orchestra di Maurice Ravel durante il quale il pianista Daniel Ciobanu sfida la Filarmonica Arturo Toscanini ad imitare i colori evocativi scaturiti dal suo tocco elegante e virtuoso. Un dialogo vivace ed articolato, pieno di colori e armonie che l'orchestra, sempre diretta da Wellber, ha saputo brillantemente valorizzare anche nel successivo momento operistico.
Lo spettacolo viene replicato il 7 giugno al Teatro del Giglio di Lucca.
La recensione si riferisce alla recita del 5 giugno 2022.