Fiordiligi | Agneta Eichenholz |
Dorabella | Claudia Mahnke |
Ferrando | Rainer Trost |
Guglielmo | Russell Braun |
Don Alfonso | Georg Nigl |
Despina | Patricia Petibon |
Direttore | Christophe Rousset |
Regia e scene | Dmitri Tcherniakov |
Costumi | Elena Zaytseva |
Luci | Gleb Filshtinsky |
Maestro del Coro | Olivier Bardot |
Les Talens Lyriques | |
Chœur Stella Maris |
Commedia o tragedia? Recita o realtà? Da Ponte o De Sade? Dmitri Tcherniakov decide di non escludere nessuna di queste ipotesi e di approfondirle tutte nel suo allestimento di Così fan tutte ripreso al Théâtre du Châtelet e coprodotto con Aix-en-Provence (capofila della produzione), Lussemburgo e Baden-Baden.
Ferrando e Guglielmo non sono giovani commilitoni bensì due signori di mezza età, amici di vecchia data di Don Alfonso che li ha invitati a passare il weekend con le rispettive consorti nel suo elegante e minimal villino dove vive con Despina, con la quale ha intessuto un rapporto morboso e tossico. È la relazione tra questi due la chiave di lettura dello spettacolo: come fossero due novelli Valmont e Merteuil, i cinici anfitrioni decidono di corrompere e rovinare le relazioni tra i loro ospiti, fingendo di coinvolgerli in un gioco di scambismo per aggiungere un po' di pepe alle loro vite avviate già sul viale del tramonto.
Vinte le rimostranze di Dorabella e Fiordiligi, queste scappatelle disimpegnate sfociano sempre più in una duplice crisi di coppia per poi scivolare in un baratro di miseria sentimentale e umana. Il finale si rivela un inaspettato pugno nello stomaco: i padroni di casa si dimostrano essere nient'altro che dei sadici criminali che prendono in ostaggio le due coppie minacciandoli con un fucile e umiliandoli ripetutamente prima di finirli uno per uno, ma la prima vittima a cadere è proprio Alfonso per mano di Despina ormai completamente distaccata dalla realtà.
Tanto il primo atto si rivela farsesco quanto il secondo spiazzante: è proprio in questo che Tcherniakov riesce nell'intento di mantenersi coerente con le coordinate musicali e drammaturgiche della più umana e complessa opera di Mozart e Da Ponte. Se l'idea registica di fondo non appare forzata è grazie alla totale aderenza dei solisti ad essa, che l'hanno interiorizzata così tanto da recitare con naturalezza e disinvoltura. A guardare meglio qualche neo lo si trova: la produzione avrebbe funzionato ugualmente anche se i protagonisti fossero rimasti giovani come da libretto, e per venire incontro alla drammaturgia vi sono numerosi tagli ai recitativi e anche qualche brano musicale viene espunto (oltre a quelli solitamente tagliati, "Al fato dan legge" e "Ah lo veggio", viene tolta a Dorabella "È amore un ladroncello").
Se tutto comunque fila liscio è grazie anche alla direzione di Christophe Rousset alla guida de Les Talens Lyriques che non si limita a fare la colonna sonora dello spettacolo di Tcherniakov ma si rivela anch'essa molto personale e variegata. Nessun numero viene lasciato al caso, ogni sfumatura viene approfondita, sia il brio dei momenti più giocosi che l'intensità di quelli drammatici (soprattutto quelli dedicati a Fiordiligi e Ferrando nel secondo atto). Di grande spessore anche i recitativi eseguiti dal continuo che vedeva impegnato Rousset al cembalo e Emmanuel Jacques al violoncello.
Come detto, la compagnia vocale non solo aderisce totalmente alle suggestioni registiche e musicali ma si mostra così affiatata e in sintonia con l'opera da far dimenticare ogni difetto (tralasciando la pronuncia, dato che quasi tutto il pubblico di madrelingua francese non vi ha fatto ovviamente caso).
La Fiordiligi di Agneta Eichenholz ingrana la marcia e acquista volume in corso d'opera coronando la sua performance con un toccante "Per pietà". Piacevolmente corposa e brunita la voce della Dorabella di Claudia Mahnke, più tagliente quella della Despina di Patricia Petibon la cui frequentazione con il repertorio contemporaneo si fa evidente negli affondi nel grave.
Coeso il terzetto maschile, capitanato dal Don Alfonso dalla voce chiara e incisiva di Georg Nigl. Simpatico ma senza mai cadere nella gigioneria il Guglielmo di Russell Braun, che esibisce uno strumento saldo e rotondo, mentre desta tenerezza il Ferrando di Rainer Trost che cesella con fraseggio sensibile e attenzione ai fiati le sue due arie.
Puntuali gli interventi fuori scena del Coro Stella Maris preparato da Olivier Bardot.
Pubblico divertito ma non completamente entusiasta per la proposta, come testimoniato da alcune defezioni nell'intervallo. Applausi cortesi durante lo spettacolo, più calorosi alle uscite degli artisti e del direttore.
La recensione si riferisce alla recita di sabato 10 febbraio 2024.
Martino Pinali