Rigoletto | Daniel Luis de Vincente |
Il Duca di Mantova | Ioan Hotea |
Gilda | Federica Guida |
Sparafucile | Aleksei Kulagin |
Maddalena | Valeria Girardello |
Giovanna | Agostina Smimmero |
Monterone | Nicolò Ceriani |
Marullo | Alessio Verna |
Matteo Borsa | Rosolino Claudio Cardile |
Il Conte di Ceprano | Italo Proferisce |
La Contessa di Ceprano/Paggio | Emanuela Sgarlata |
Usciere di corte | Federico Cucinotta |
Direttore | Daniel Oren |
Regia | John Turturro |
Regia ripresa da | Cecilia Ligorio |
Scene | Francesco Frigeri |
Costumi | Marco Piemontese |
Luci | Alessandro Carletti |
Coreografia | Giuseppe Bonanno |
Maestro del Coro | Salvatore Punturo |
Coro, Corpo di ballo e Orchestra del Teatro Massimo | |
Allestimento del Teatro Massimo in coproduzione con il Teatro Regio di Torino, Shaanxi Opera House e Opéra Royale de Wallonie |
Il cupo preludio che introduce il tema della maledizione, tenebroso come la scena che si presenta sul palcoscenico coinvolge fin dall’inizio della prima recita affidata al cast alternativo il pubblico palermitano, che accoglie con grande plauso il ritorno del capolavoro verdiano, Rigoletto, nell’allestimento curato dal regista holliwoodiano John Turturro (già andato in scena al Teatro Massimo di Palermo nel 2018), sia grazie a una regia che mostra grande rispetto per il libretto ma soprattutto grazie all’energica direzione di Daniel Oren. Sotto la bacchetta del direttore israeliano l’Orchestra del Teatro Massimo snoda le melodie verdiane oscillando tra momenti in pianissimo che sfociano in esplosioni che delineano l’inquietudine che scaturisce dalla maledizione scagliata contro il buffone di corte da Monterone (interpretato da Nicolò Ceriani, che risulta però non del tutto convincente, purtroppo, in un ruolo che, seppur breve, è fondamentale nello svolgimento della vicenda). Rapidamente l’orchestra ci catapulta all’interno del clima festoso della corte di Mantova, lasciando però ben presto spazio ai sentimenti di rabbia mista a disperazione da cui il protagonista è pervaso. Daniel Luis De Vicente, nel ruolo eponimo, convince fin dal suo ingresso in scena. La sua voce potente dal timbro caldo caratterizza un personaggio ricco di sfaccettature, in grado di lasciar trasparire tanto le sue paure, tramite un sentito crescendo nel “Quel vecchio maledivami!”, quanto l’amore paterno (nelle belle frasi legate da “Deh, non parlare al misero”); il momento più emozionante della serata è indubbiamente stato l’esecuzione di “Cortigiani, vil razza dannata”: in perfetta sintonia con l’espressività del tappeto sonoro che lo sostiene, il baritono lascia che la rabbia e l’odio nei confronti dei cortigiani ceda il passo al tono implorante di un genitore disperato. È proprio la mescolanza di sentimenti che trapela da questo momento che porta Rigoletto a prendere la sua decisione in seguito all’incontro che risulta il punto cardine dell’opera: l’ingaggio dello spietato Sparafucile, qui interpretato da Aleksei Kulagin. Il basso russo è sicuro nel ruolo e affronta anche con una certa comodità l’atteso Fa grave; è affiatato, inoltre, nella scena con la seducente Maddalena di Valeria Girardello.
La maledizione che perseguita Rigoletto colpisce l’unico affetto della sua vita: sua figlia. Gilda, interpretata da Federica Guida (che sostiutisce la prevista Caterina Sala) è una giovane fanciulla ingenua, ignara della vera natura del suo amato fino a poco prima di sacrificarsi per salvarlo. Il soprano affronta senza grosse difficoltà il ruolo e mostra di aver consolidato la tessitura centrale, dove la voce trova rotondità e morbidezza: il momento che affronta al meglio è certamente “Tutte le feste al tempio”, quando racconta a mezza voce dell'oltraggio subito dal giovane. Nei panni del Duca di Mantova si è abilmente mosso Ioan Hotea. Il tenore convince tanto scenicamente quanto vocalmente: la voce è squillante e sempre ben proiettata, manifesta notevole facilità nel registro acuto in tutti e tre i momenti solistici che Verdi gli riserva; egli inoltre cela il suo presunto amore per Gilda: particolarmente riuscito l'uso delle dinamiche nel duetto “È il sol dell’anima”.
Completano degnamente il cast Agostina Smimmero (nel ruolo di Giovanna), Alessio Verna (Marullo), Rosolino Claudio Cardile (Borsa), Italo Proferisce (Conte di Ceprano), Emanuela Sgarlata (Contessa di Ceprano/Paggio), Federico Cucinotta (Usciere di corte).
Un apprezzamento a parte merita il coro maschile del Teatro Massimo, che si conferma egregiamente preparato da Salvatore Punturo, precisissimo nell’intonazione.
La recensione si riferisce alla recita del 21 gennaio 2024.
Federica Faldetta