Lord Enrico Ashton | Andrzej Filończyk |
Lucia Ashton | Serena Sáenz |
Sir Edgardo di Ravenswood | Xabier Anduaga |
Lord Arturo Bucklaw | Granit Musliu |
Raimondo Bidebent | Christian Van Horn |
Alisa | Emily Sierra |
Normanno | Aleksey Kursanovan |
Direttore | Antonino Fogliani |
Regia | Barbara Wysocka |
Scene | Barbara Hanicka |
Costumi | Julia Kornacka |
Video | Andergrand Media + Spektakle |
Luci | Rainer Casper |
Drammaturgia | Malte KrastingDaniel Menne |
Maestro del coro | Felix Meybier |
Bayerisches Staatsorchester | |
Bayerischer Staatsopernchor |
“When great emotions cannot be truthfully expressed, they explode with the power of an atomic bomb” (Barbara Wysocka).
Una splendida Lucia di Lammermoor alla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera.
Il capolavoro di Donizetti va in scena con una produzione di repertorio risalente al 2015, guidato dalla regista (e attrice) polacca Barbara Wysocka.
L’idea è di portare nel contesto attuale gli equilibri di potere presenti sia nel romanzo di Walter Scott, che nel dramma donizettiano: una storia politica in cui l'amore e la tristezza sono in conflitto con la lotta per il potere stesso.
La regista pone un forte accento sull’impatto visivo, curando in particolare la decorazione dell'unica sala che fa da scenario a tutto lo spettacolo. Ambientato negli Stati Uniti negli anni '50-'60, durante l'era dei Kennedy, il contesto si adatta perfettamente alla visione della regista che afferma: “Ciò che avviene in quest'opera avrebbe potuto verificarsi anche in quel periodo storico”. E perché no? Personalmente, non sono sempre una sostenitrice di produzioni moderne o contemporanee, ma quando sono ben pensate, possono sortire un grande impatto.
L’unica cosa che non quadra è che negli anni ‘60 Lucia avrebbe potuto semplicemente telefonare a Edgardo, o viceversa, ed evitare la tragedia stessa. Ma così è, la mente del melomane deve essere aperta al moderno, ma guai a fare allusioni a come-sarebbe-potuta-andare-se…
La scena è composta da una grande stanza, sul cui muro di fondo spicca la scritta “Ashton” realizzata con una bomboletta spray. All'inizio dello spettacolo, questa scritta viene cancellata da Edgardo, anch'egli usando una bomboletta spray. Questo gesto simboleggia sia la rivalità tra le famiglie sia l'imminente e probabile declino della famiglia Ashton.
La stanza è (era) probabilmente una sala da ballo, logorata dai segni del tempo: soffitto rovinato, pareti sporche e ingiallite, e un vecchio pianoforte a coda rovesciato sul pavimento.
I costumi, anch'essi ispirati agli anni '60, si discostano quindi notevolmente dallo stile scozzese tradizionale. Essi sembrano piuttosto richiamare i personaggi politici e gli attori di quel periodo, con Edgardo, ad esempio, che pare trarre ispirazione in parte da James Dean e in parte da Danny di Grease.
Il tenore spagnolo Xabier Anduaga, nei panni dell’erede di Ravenswood, offre una prestazione canora eccellente, che ha giustamente raccolto l'acclamazione del pubblico. Nel primo atto è risultato un po’ spento, opaco, ma nella seconda parte dell’opera la sua voce ha guadagnato in brillantezza, offrendo un'interpretazione emotivamente intensa. Dal punto di vista recitativo, Edgardo è rappresentato come un giovane impetuoso e ribelle, guidato in tutto e per tutto dai suoi sentimenti. Tuttavia, rispetto agli altri personaggi, appare un po' statico, quasi come se il tenore volesse concentrarsi interamente sulla prestazione vocale a scapito dell'interpretazione scenica.
Inoltre, si avverte una mancanza di connessione ideale tra i personaggi. Quando Lucia e Edgardo cantano insieme, specialmente nel duetto “Verranno a te sull’aure”, sebbene entrambe le voci siano magnifiche, si percepisce una lieve mancanza di affinità e intesa tra i due interpreti.
Serena Sáenz, soprano spagnolo sostituta dell'indisposta Nina Minasyan nel ruolo della protagonista, ha interpretato Lucia con un carattere sorprendentemente forte, superando le aspettative abituali. La giovane Ashton non è raffigurata come un personaggio passivo, ma piuttosto come una figura che esercita un controllo totale sull'azione. Il soprano, con la sua notevole presenza scenica, rende la sua Lucia sia credibile che intensamente emotiva. Nella celebre scena della pazzia, il fulcro non è solo la brillantezza della sua voce, ma anche la rappresentazione del delirio di Lucia, che in abito bianco candido e tacchi a spillo racconta la sua tragedia, tenendo a bada con una pistola gli spettatori attoniti del suo tragico delirio. Vocalmente, Saenz regala emozioni continue; momenti come “Regnava nel silenzio” e la cabaletta “Quando rapito in estasi” evidenziano la sua eccellente tecnica belcantistica.
Andrzej Filonczyk, giovane baritono polacco, ha affrontato il ruolo di Enrico Ashton con notevole energia e carisma. La sua interpretazione è stata caratterizzata da un legato impeccabile che ha saputo mantenere una coerenza e una forza trainante per tutta la durata dello spettacolo. Oltre a ciò, Filonczyk ha mostrato un'impressionante padronanza delle sfumature emotive del personaggio, bilanciando abilmente la ferocia e la vulnerabilità di Enrico, una sfida non da poco per qualsiasi interprete.
Anche l'interpretazione di Raimondo, affidata al basso-baritono americano Christian Van Horn, è stata convincente. La sua voce, piena e ricca di armonici, ha notevolmente impressionato il pubblico, così come il suo eccellente fraseggio. Van Horn ha dimostrato un controllo vocale notevole, con una profondità e un calore che hanno arricchito il tessuto sonoro dell'opera.
Solide le interpretazioni del resto del cast, Granito Musliu nei panni di Arturo, Emilia Sierra nei panni di Alice e Aleksej Kursanov come Normanno.
L’orchestra, guidata da Antonino Fogliani, ha offerto una performance vivace e precisa, dimostrandosi in forma brillante. Splendida la glassarmonica, che ha accompagnato Lucia nella scena della pazzia con un tocco di incantevole eleganza e leggerezza.
Il pubblico bavarese ha risposto all'emozionante performance della serata con una delle ovazioni più lunghe e intense che abbia mai visto al Teatro Nazionale, specialmente per Sáenz e Anduaga.
La serata è stata quindi a dir poco soddisfacente. Un esempio riuscito di sperimentazione. E, in fondo, la sperimentazione è un approccio che possiamo concederci: Lucia stessa è sperimentazione, Donizetti fonde melodramma e innovazione, esplora, sperimenta, e riesce a renderla unica, ragion per cui è, ancora oggi, una delle opere più acclamate ed eseguite del compositore.
La recensione si riferisce alla rappresentazione del 30 gennaio 2024.
Barbara Valmarana