Rosa Feola | Soprano |
Fabio Centanni | Pianoforte |
Programma | |
Gioachino Rossini |
La regata veneziana
Anzoleta avanti la regata
Anzoleta co passa la regata
Anzoleta dopo la regata
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Giuseppe Martucci |
Tre pezzi op. 84
Maggiolata
Pianto antico
Nevicata
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Ottorino Respighi |
Quattro rispetti toscani
Quando nasceste voi
Venitelo a vedere 'l mi' piccino
Viene di là, lontan lontano
Razzolan, sopra l'aja, le galline
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Claude Debussy |
da Images - Deuxième Série
Poissons d’or
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da L'enfant prodigue
Azaël ! Pourquoi m'as-tu quitté?
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Wolfgang Amadeus Mozart |
da Don Giovanni
Don Ottavio, son morta!… Or sai chi l’onore
(con Haiyang Guo, tenore)
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Gioachino Rossini |
da Semiramide
Bel raggio lusinghier
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da Péchés de Vieillesse
Petit Caprice (Style Offenbach)
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Gaetano Donizetti |
da Lucia di Lammermoor
Regnava nel silenzio
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Il giorno 24 marzo, per il programma dei recital di canto previsti per la Stagione 2023/24 al Teatro alla Scala, assistiamo alla performance del soprano Rosa Feola.
L'artista campana esordisce con il ciclo della 'Regata Veneziana', una vera perla tratta dall'album italiano dei Péchés de vieillesse di Rossini, conferendogli pregnanza espressiva e teatrale attraverso una mutevole e cangiante agogica e dinamica, in aggiunta a ricchezza timbrica e ad una vis vocale assai incisiva.
A seguire è la volta dei Tre pezzi op. 84 di Giuseppe Martucci: 'Maggiolata', 'Pianto antico' e 'Nevicata' su testi del Carducci; qui il soprano riesce a restituirci la profondità del dettato di Martucci, l'emancipazione di questi pezzi dalla tradizione italica in ossequio ai modelli tedeschi esige condotte vocali complesse che si destreggiano tra declamati, escursioni pentagrammatiche repentine, accentuazioni drammatiche ed elegismi che Rosa Feola riesce perfettamente a realizzare.
Dopo Martucci segue il ciclo di Ottorino Respighi I quattro rispetti toscani che Feola riesce a padroneggiare enucleando tutta la dimensione semantica di questa composizione vocale, congegnata secondo dispositivi compositivi che tentano di rifondare il popolare su basi novecentesche; la difficoltà di questo ciclo sembra essere trascesa dalla maestria del soprano, in grado di piegare la sua voce alle molteplici cangianze evocative con proiezione e registro acuto assai saldi.
La prima parte del programma si chiude con "Azael, Azael! Pourquoi m'as-tu quittée" da L'enfant prodigue di Claude Debussy; Feola si disimpegna senza fatica in questo brano ostico per la resa vocale e la tenuta drammatica e mentalistica implicita, rivelando una non comune competenza nelle tessiture ardite previste per questa composizione e per una minuziosa sottolineatura espressiva e musicale che suffraga ancora di più la tesi della sua padronanza tecnico-vocale, sempre piegata a fini espressivi.
La seconda parte del concerto si apre con la grande aria di Donna Anna "Or sai chi l'onore" con recitativo annesso dal Don Giovanni di Mozart; in questo repertorio la voce della Feola emerge con rilievo assoluto per il suo timbro dolce e il legato e per una non comune congenialità con una certa scrittura mozartiana includendo le scabrose figure delle vocalizzazione martellata e le tessiture medio alte in cui indulge la partitura per i ruoli femminili. Nel ruolo di Don Ottavio si cimenta Haiyang Guo che, seppur nell'esiguità della parte da lui cantata, rivela di non possedere stile appropriato in aggiunta ad una dizione italiana deficitaria.
Dopo Mozart si avvicenda una delle arie più celebri di Rossini e nella fattispecie "Bel raggio lusinghier", tratta dalla Semiramide, in cui Feola dimostra di avere con il compositore una grande affinità spirituale e vocale; il soprano squaderna una coloratura da manuale, legata e perfettamente articolata sul fiato, in aggiunta un canto informato, variazioni pertinenti, sicurezza in acuto, contezza stilistica, e uno scavo profondo nel tessuto della grammatica rossiniana. In questo brano la Feola lumeggia la dimensione interiore e potentemente espressiva della scrittura diminuita ed ornata del pesarese che non è solo sfoggio di atletismo acrobatico ma linguaggio oltre il linguaggio.
A chiudere il concerto è la grande aria "Regnava nel silenzio", da Lucia di Lammermoor di Donizetti, in cui Feola dimostra di avere ferrate competenze post belcantistiche donizettiane, anche se non sembra questo il suo repertorio di forza, non solo per la sua capacità di dominio della condotta vocale ma anche per una incisività e mordente che sa transitare dalla astrattezza del canto di bravura a quello più marcatemente romantico preservando la sua voce lirico-leggera da forzature inopportune.
Seguono tre bis che includono il "Valzer di Musetta" da La bohème di Puccini, eseguito con aderenza vocale perfetta, la Vucchella di Tosti, dipinta e tratteggiata con un porgere aulico, e "Signore ascolta" dalla Turandot, in cui fa sfoggio di dinamiche sfumate e morbidezza emissiva che sortiscono nel pubblico una vera ovazione finale.
Ad accompagnare il soprano al pianoforte c'è Fabio Centanni che offre una prova magistrale di pianismo non solo per la sua perizia tecnica ma anche per una rara capacità di fondersi con l'interprete e piegare il pianoforte alle mille sfumature del gesto vocale di Feola; il pianista si cimenta, inoltre, in due pezzi solistici quali Le poisson d'or di Claude Debussy da "Images deuxième série", e il Petit caprice dai "Péchés de vieillesse" di Rossini, rivelando la sua bravura di interprete e una sonorità ricca e multiforme che incanta il pubblico scaligero.
Alla fine successo pieno per tutti, per un concerto contrassegnato da un'eleganza neoclassica di fondo che è tessuto connettivo della serata e forse cifra peculiare di questa talentuosa vocalista italiana.
Giovanni Botta