Baritono | Christina Gerhaher |
Pianoforte | Gerold Huber |
Programma | |
Johannes Brahms | Sehnsucht op. 14 n. 8 |
Der Überläufer op. 48 n. 2 | |
Vor dem Fenster op. 14 n. 1 | |
Von ewiger Liebe op. 43 n. 1 | |
Vom verwundeten Knaben op. 14 n. 2 | |
Der Gang zum Liebchen op. 48 n. 1 | |
9 Lieder und Gesänge op. 32 | |
“Regenlied”-Zyklus (prima versione dei Lieder und Gesänge op. 59) | |
Meine Lieder op. 106 n. 4 | |
Geheimnis op. 71 n. 3 | |
Die Mainacht op. 43 n. 2 | |
Auf dem Kirchhofe op. 105 n. 4 | |
O kühler Wald op. 72 n. 3 | |
Treue Liebe op. 7 n. 1 | |
Herbstgefühl op. 48 n. 7 | |
Lerchengesang op. 70 n. 2 | |
Die Kränze op. 46 n. 1 |
Il 5 febbraio all'interno del ciclo dei 'Recital di canto' 2023-24 della programmazione del Teatro alla Scala abbiamo assistito al recital di Christian Gerhaher.
Il baritono tedesco si è cimentato con la sua consueta maestria in un viaggio liederistico brahmsiano contrappuntato da alcuni snodi cruciali della sua folta produzione caneristico-vocale come l'op. 14 (tra cui i meravigliosi e giovanili Sehnsucht, Vor dem Fensterm), i nove canti dell'op. 32 (si ricordano Nicht mehr zu dir zu gehen, Der strom, Wie bist du etc.), alcuni brani dell'Op. 43, op. 59 ed altri capolavori immortali.
Il baritono Christian Gerhaher offre al pubblico scaligero una lezione magistrale non solo per la sua oggettiva padronanza della Liederistica, che sembra aver metabolizzato a tal punto da divenire una sola cosa con essa, ma sopratutto in virtù del suo strumento vocale in affinità ontologica, esistenziale e spirituale con questo genere stilistico.
Il baritono possiede una irreprensibile gestione della dinamica vocale, in aggiunta a agogiche variatissime, con la quale riesce a pervenire nel cuore segreto della poetica brahmsiana costituita da una radicale essenzailità rivelatrici di ascendenze schubertiane e schumanniane.
Il baritono si allinea così al dettato ispirativo inconscio di Brahms camminando con lui nel lumeggiare l'essenza e i nuclei veritativi nascosti del testo poetico; Gerhaher è tutto proteso verso una astrazione metaforica descrittiva vocale multiforme e lo fa combinando talvolta in sottrazione (emissioni in pianissimo stupende) talaltra in aumentazione (presenza vocale tornita e proiettatissima). Il baritono ha voce omogenea e riesce, cosa ormai assai rara, a gravitare in una apollinea zona chiariscurale e di tinte mezzo forte in emissione fluidissima che è quintessenza dell'arte del canto in genere.
Gerhaher non lascia una sola occasione per inverare attraverso la sua voce la poesia e la musica di Brahms attraverso una restituzione sofferta di essenzialità scarne, astratte e palpitanti di vita; l'artista si muove con una emissione priva di cesure o discontinuità, con una equalizzazione perfetta dei registri e passaggi di registro da manuale e con una ricchezza timbrica ed suadente non comune tra i Liederisti.
In brani come "Auf dem Kichhofe" op.105 o "Geheimnis" op. 71 o "Meine Lieder" op. 106 o brani come "Der Strom" op. 32 il baritono dimostra di essere un fine dicitore, un sublime cantore dell'anima in grado di transitare dal registro imperioso declamativo a quello effusivo ed elegiaco che in questo artista convivono dialetticamente; è presente nella sua voce tutta la potenzialità del canto che è così in grado di rispondere a tutte le onerose istanze drammaturgiche e musicali dei canti brahmsiani.
L'artista tedesco predilige dare unità a tutto il suo armamentario tecnico ed espressivo attraverso alcuni elementi stabili come l'emissione fluida, il dominio della respirazione e una costante ispirazione che rendono il suo canto eminentemente intimista e spirituale.
Al pianoforte Gerold Huber compagno di lunga data del baritono, tedesco anche lui, si muove in analogia e assonanza fedele a Gerhaher attraverso un pianismo trasognato, traslato, una tecnica prodigiosa e un senso della ispirazione poetica che si fonde con una poietica esemplare.
Alla fine il baritono si concede in due bis sempre di Brahms riscuotendo un consenso unanime e una gioia collettiva in grado di restituirci quella serenità che solo la musica sa e può e deve elargire.
La recensione si riferisce al recital del 5 febbraio 2024.
Giovanni Botta