Direttore | Lahav Shani |
Pianoforte | Beatrice Rana |
Orchestra Filarmonica della Scala | |
Programma | |
Sergej Rachmaninov | Rapsodia su un tema di Paganini op. 43 |
Ludwig van Beethoven | Sinfonia n. 3 in mi bem. magg. op. 55 "Eroica" |
Dopo il felice debutto la primavera scorsa (allora nella doppia veste di direttore e solista al pianoforte), la Filarmonica della Scala ha nuovamente invitato Lahav Shani per il prestigioso appuntamento inaugurale della propria stagione. Da poco varcata la soglia dei trent’anni e da tempo alla guida della Rotterdam Philharmonic Orchestra, Shani è subentrato nel 2021 a Zubin Mehta quale direttore musicale della Israel Philharmonic Orchestra e, oltre ai consensi della critica internazionale, può già vantare una cospicua discografia.
Accanto a lui per questa reentrée milanese, la prestigiosa presenza della pianista Beatrice Rana per la “Rapsodia su un tema di Paganini” di Sergej Rachmaninov con la quale si è aperto il concerto. Le ventiquattro variazioni che compongono la rapsodia da quasi novant’anni affascinano gli ascoltatori di tutto il mondo per il loro mirabolante gioco sonoro, fatto di illusionismo melodico e timbrico, nel quale il noto tema del ventiquattresimo capriccio di Paganini appare e scompare continuamente tra le pieghe di una fantasia creativa mai compiaciuta di se stessa ma tesa piuttosto a delineare - tra indicazioni agogiche, ritmiche e scarti sentimentali differenti - una struttura discorsiva logica nel proprio percorso.
Appena compiuti i trent’anni, con il suo scintillante abito rosso, Beatrice Rana ha galvanizzato gli entusiasmi del numeroso pubblico scaligero grazie ad un’identità esecutiva nella quale alla riconosciuta solidità tecnica e ad un virtuosismo intelligente (non istrionico e fine a se stesso) si univa una piena consapevolezza della varietà stilistica ed espressiva della partitura. Ecco così la meravigliosa potenza evocativa profusa nelle prime sei variazioni - tirate via tutte d’un fiato - sbocciare naturalmente nell’appassionata dolcezza della diciottesima variazione (“Andante cantabile”).
La gentilezza del tocco e un atteggiamento che definirei arguto e a tratti ironico della solista hanno sciorinato uno smagliante vitalismo in una lettura capace di esaltare, anziché l’impianto sontuosamente retorico, la molteplicità d’ispirazione di Rachmaninov, costantemente sul crinale tra (allora) modernismi nella definizione di colori ed impasti timbrici e reminiscenze di virtuosismi lisztiani. Da parte sua Shani e la Filarmonica della Scala, in stato di grazia in tutte le sue sezioni, hanno gioiosamente condiviso i funambolismi della solista in un dialogo particolarmente ricercato per il cesello timbrico e ritmico. Al pubblico in visibilio per lei, la Rana ha regalato una fluente esecuzione del sesto degli Études di Debussy.
Nella seconda parte della serata, Shani ha offerto una lettura dell’“Eroica” di Beethoven che si è fatta apprezzare per fluidità e trasparenza delle trame. Prosciugata dai toni enfatici, grazie ad un accurato lavoro di concertazione, la partitura beethoveniana - soprattutto nei due movimenti estremi - è stata sbalzata in tutta la sua dirompente forza rivoluzionaria rispetto ai canoni della sinfonia classica così come consegnata dalle mani di Haydn e Mozart. Particolarmente riuscita, a nostro avviso, la tensione della marcia funebre per la quale il direttore ha dismesso i toni della tradizionale dolorosa solennità per favorire accenti più vibranti e quindi – forse – più sinceri. Calorosi i consensi da parte degli ascoltatori.
La recensione si riferisce al concerto del 23 Gennaio 2023
Lodovico Buscatti