Il Conte di Luna | Mn Kim |
Leonora | Claire de Monteil |
Azucena | Victória Pitts |
Manrico | Matteo Desole |
Ferrando | Yonghen Dong |
Ines | Samantha Sapienza |
Ruiz | Vincenzo Maria Sarinelli |
Un vecchio zingaro | Luis Javer Jimenez |
Un messo | Luis Javer Jimenez |
Direttore | Giovanni Di Stefano |
Regia e costumi | Stefano Monti |
Scene | Allegra Bernacchioni |
Luci | Fiammetta Baldiserri |
Ombre | Teatro Gioco Vita |
Maestro del Coro | Corrado Casati |
Coro e Orchestra del Teatro Goldoni di Livorno | |
Nuovo allestimento in coproduzione con Teatro Municipale di Piacenza, Teatro Comunale Pavarotti-Freni di Modena, Teatro Goldoni di Livorno, Teatro dell'Opera Giocosa di Savona, Teatro del Giglio di Lucca |
Domenica presso il Teatro del Giglio di Lucca abbiamo assistito alla ripresa del Trovatore nell’allestimento firmato alla regia da Stefano Monti e di cui avevamo scritto in occasione della sua prima recita tenutasi al Teatro Municipale di Piacenza all’incirca un anno fa. Pertanto, in merito agli aspetti registici, vi rimandiamo alla precedente recensione di Susanna Toffaloni.
Sotto il versante musicale queste riprese toscane (al pari della tappa savonese) hanno potuto contare sull’esperta bacchetta di Giovanni Di Stefano. Il direttore pugliese ha diretto con piglio deciso e mano sicura, staccando tempi condivisibili, ben rendendo sia le atmosfere crepuscolari, sia i momenti in cui la partitura verdiana si arroventa mostrando i suoi aspetti più sanguigni. Discreta la prova dell’Orchestra e sufficiente l’apporto dato dal Coro del Teatro Goldoni di Livorno.
Quasi cinque anni dopo le recite di Bohème viste a Modena e a Bari nel 2019, ritroviamo Matteo Desole, questa volta nel ruolo di Manrico. Beh, rispetto al ricordo che serbavamo del suo Rodolfo, ci ha letteralmente rallegrato che questo ancor giovane tenore sardo abbia fatto decisi passi avanti. La voce è maturata ma soprattutto è migliorata l’emissione in termini di proiezione, volume e consapevolezza tecnica. Finalmente un tenore che, ad onta della moda imperante in questi ultimi decenni, è riuscito a non lasciarsi trasformare in tenore leggero (se non rossiniano) assecondando correttamente la maturazione naturale del proprio strumento, indirizzandola verso una scelta di repertorio adeguata. La voce di Desole è argentina ed emessa con la necessaria uguaglianza sino al do acuto. Ma anche il fraseggio è interessante e, nel caso di Manrico, ha contribuito a rendere totalmente credibile la giovanile baldanza, la passionalità e l’avventatezza di questo personaggio verdiano. Molto ben cantato l’Ah si ben mio, impreziosito da belle mezzevoci e trascinante la Pira (cantata in tono) chiusa da uno squillantissimo Do tenuto.
Leonora era Claire de Monteil, vincitrice di parecchi importanti concorsi internazionali (fra i quali il secondo premio al Concorso Renata Tebaldi nel 2022) ma balzata agli onori delle cronache di settore per aver sostituito Marina Rebeka, bloccata da indisposizione, durante alcune recite di Médée alla Scala. In occasione di questa recita del soprano francese ci ha colpito positivamente la voce di bel colore emessa con buona sicurezza: discrete le agilità e belle le mezzevoci. Detto ciò, la de Monteil deve lavorare per migliorarsi sotto l’aspetto interpretativo e del fraseggio che sono risultati ancora un po’ scolastici.
Min Kim, trentatreenne baritono coreano, si è calato con generosità nel ruolo del Conte di Luna e ne è venuto a capo con esito complessivamente positivo. La voce è di timbro scuretto, gradevole ma ad onta del colore adeguato al ruolo, manca ancora un po’ di autorevolezza e personalità. L’emissione ci è parsa un tantino monocorde per quanto tecnicamente piuttosto sicura. Forse un po’ migliorabile la proiezione del suono.
Victória Pitts ha tratteggiato un’Azucena forte e sanguigna in virtù di una voce piuttosto sonora ed emessa con indubbia generosità. Al netto di un registro acuto che assume un colore un po’ acidulo e ad una personalità artistica che talvolta rischia di eccedere, la performance è stata positiva ed è stata omaggiata dal pubblico con grandi applausi.
Yonghen Dong è stato un Ferrando adeguato vocalmente ma migliorabile sotto l’aspetto della quadratura musicale.
Positivi gli interventi di Samantha Sapienza nel ruolo di Ines e più che sufficienti le prove di Vincenzo Maria Sarinelli (Ruiz) e Luis Javer Jimenez (Un vecchio zingaro, Un messo).
La recensione si riferisce alla recita del 17 marzo 2024
Danilo Boaretto