Hanna Glawari | Elisa Balbo |
Conte Danilo Danilowitsch | Luca Micheletti |
Valencienne | Francesca Benitez |
Camille de Rossillon | Pietro Adaìni |
Barone Mirko Zeta | Filippo Morace |
Njegus | Ciro Masella |
Visconte de Cascada | Claudio Ottino |
Raoul de St. Brioche | Manuel Pierattelli |
Kromow | Giuseppe Palasciano |
Olga | Maria Grazia Stante |
Bogdanowitsch | Luigi Maria Barilone |
Sylviane | Kamelia Kader |
Pritschitsch | Alessandro Busi |
Praskowia | Letizia Bertoldi |
Maitre Chez Maxim | Valter Schiavone |
Zozo | Federica Sardella |
Les Grisettes | Michela Delle Chiaie, Ginevra Grossi, Erika Mariniello, Marta Melchiorre, Matilde Pellegri, Monica Ruggeri |
Danzatori | Cristian Catto, Giovanni Enani Di Tizio, Tiziano Edini, Robert Ediogu, Matteo Francia, Samuel Moretti, Andea Spata |
Maestro concertatore e direttore | Asher Fisch |
Regia | Luca Micheletti |
Scene e costumi | Leila Fteita |
Coreografie | Fabrizio Angelini |
Luci | Luciano Novelli realizzate da Fabrizio Ballini |
Direttore del Coro | Francesco Aliberti |
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Carlo Felice | |
Nuovo allestimento del Teatro Carlo Felice Prima assoluta della nuova traduzione italiana e adattamento drammaturgico di Luca Micheletti |
Anno nuovo, morale vecchia. “È scabroso le donne studiar, son dell’uomo la disperazion! Che sian brune o sian bionde, oppur rosse – che fa? – l’uom burlato da lor sarà”. Eccetera Eccetera. Il tutto, naturalmente, tra vaporose bollicine di champagne. Semplice e chiaro. Quest’anno il capodanno si festeggia chez Maxime, invitato tutto il pubblico del Carlo Felice, che si trova immerso nello spumeggiante metateatro operettistico, con uomini mascherati che vagano tra le poltrone della platea, poi invitato al tradizionale battimano, addirittura interpellato sulla fedeltà coniugale, sempre dietro alle piroette e ai mille rigiri che avvengono sul palcoscenico. Bella serata davvero. Genova chiude l’anno con una produzione di grande successo, che riempie platea e galleria e che risveglia l’entusiasmo delle grandi occasioni. E pazienza se, inabissata la giostra tra luci, valzer e un pizzico di malinconia, il palcoscenico fa le bizze. Anche questo è teatro.
Ci sono tutte loro, le grisettes, Lolo, Dodo, Joujou, Cloclo, Margot, Froufrou, ci sono le pailettes, sipari e siparietti, coriandoli, piume, persino una Rolls Royce; ecco, ci sono anche le luci, ma con moderazione, domina di più il contrasto tra il bianco e il nero, c’è un palcoscenico che continua a ruotare dietro alle peripezie dell’animo, ma tutto con leggerezza, disincanto, con quella meravigliosa superficialità che cristallizza l’operetta in un mondo tutto suo, in cui volano addirittura i palloni aerostatici a strisce bianche e blu.
Bravo quindi a Luca Micheletti, regista e ammaliante Conte Danilowitsch, che ha realizzato questo nuovo adattamento drammaturgico de La vedova allegra di Franz Lehár, in collaborazione con Elisa Balbo, che per l’occasione veste anche i panni della sua Hanna Glawari; e bravo naturalmente anche tutto lo staff, a partire dalla scenografa e costumista Leila Fteita, che imprime un sigillo di gran classe, e dal coreografo Fabrizio Angelini, che scatena le danze parigine. Uno spettacolo delicato, mai eccessivo, non senza spunti di riflessione; così, tra un giro di valzer e l’altro.
E allora ecco anche la musica: “leggera” pure lei, si sa, ma trascinante e coinvolgente, poi languida, cadenzante sul passo, appunto, del valzer, infine scatenata, a la mode parisienne, trallalalallallà! Sul podio un maestro del genere, Asher Fisch, che dà la corda al carillon e che utilizza tutte le tinte della tavolozza in punta di pennello, con sfumature, dinamiche, delicatezza, ma anche con l’energia che ci vuole; curati gli incastri, le parti solistiche, l’impasto dei timbri. E pazienza, di nuovo, se ogni tanto le voci si sentono un po’ poco, specie quando provengono dalla profondità del palcoscenico. Infine, ecco i protagonisti: loro, i già citati Hanna e Danilo, bravi nei rispettivi ruoli, scenici e vocali. Una voce dal bel timbro, morbida e versatile e una personalità artistica affascinante per lui, bel gusto e musicalità per lei, vedova seducente (e affettuosa) più che inconsolabile; bene anche Francesca Benitez nel ruolo di Valencienne, grazie alla sua voce estesa e ben gestita; un po’ più forzato, a tratti, Pietro Adaini (Camille de Rossillon), con qualche difficoltà nell’emissione e suoni non sempre limpidi, ma perfettamente calato nella sua parte. C’è chi è stato poi molto convincente sul piano scenico, a partire da Filippo Morace, perfetto nei panni del Barone Zeta, irresistibile nel suo “Stanotte faccio il parigin” , e dall’arguto Ciro Masella, Njegus tagliente, sarcastico, sempre ben intrufolato tra tresche e ventagli. Ma anche tutto il resto della combriccola recita a meraviglia e gli applausi arrivano puntuali. Claudio Ottino (Visconte de Cascada), Manuel Pierattelli (Raoul de Saint Brioche), Giuseppe Palasciano (Kromow), Maria Grazia Stante (Olga), Luigi Maria Barilone (Bogdanovitsch), Kamelia Kader (Sylviane), Alessandro Busi (Pritschtsch), Letizia Bertoldi (Praskowia), Valter Schiavone (Maitre Chez Maxim), Federica Sardella (Zozo).
“Favoloso! Trallalalallallà! Clamoroso! Trallalalallallà!”. Et voilà. Un augurio scoppiettante per il nuovo anno.
La recensione si riferisce alla prima del 30 dicembre 2021.
Barbara Catellani