Direttore | Diego Ceretta |
Orchestra della Toscana | |
Programma | |
Keiko Devaux | Fractured Landscapes (prima esecuzione italiana) |
Alfredo Casella | Serenata per piccola orchestra op. 46bis |
Piotr Ilijc Chaikovsky | Sinfonia n. 4 op. 36 |
A distanza di soli quattro giorni dal bellissimo concerto britteniano coprodotto col Maggio Musicale Fiorentino ecco un altro concerto di Diego Ceretta, ma stavolta alla testa soltanto del complesso stabile di cui il giovane musicista milanese è direttore principale, l'Orchestra della Toscana. La sua frequente presenza nei teatri di Firenze sta diventando una importante consuetudine (il suo nome tornerà anche nei prossimi mesi, a partire dall'iniziativa Ville e Giardini incantati) cosa che ci dà la possibilità di ascoltarlo in un ampio e variegato repertorio e farci un'idea delle sue interessanti caratteristiche direttoriali nonché delle ragioni delle sue scelte. Abbiamo ascoltato il concerto di cui stiamo rendendo conto (ideato in collaborazione con l'Accademia Chigiana) al Teatro Verdi di Firenze; nei prossimi giorni verrà replicato a Cascina, Siena e Carrara.
La locandina presenta una prima parte piuttosto elitaria contrapposta ad una seconda parte decisamente popolare e, a conti fatti, più interessante: apre il concerto addirittura la “prima esecuzione italiana” di un brano della compositrice giapponese Keiko Devaux, figura poliedrica da sempre interessata a tematiche ambientali e a rapporti con la natura. Come scrive lei stessa nel programma di sala “In Fractured Landscapes rivolgo lo sguardo al paesaggio urbano e a come esso incontri, entri in tensione e coesista con il paesaggio naturale. In quest’opera guardo “tra le crepe”, cercando esempi eccezionali di come la natura si adatti a questi ambienti e possa persino evolvere in ecosistemi più fantasiosi e inaspettati.”.
La composizione appare gradevole fin dal primo ascolto, si presenta con un linguaggio moderatamente moderno, piuttosto accessibile, e le armonie ed i suggestivi timbri della pagina sono ben evidenziati da Diego Ceretta e dall'Orchestra della Toscana che conferma la sua attendibilità anche in repertori molto diversi. Il pubblico abbastanza folto del Teatro Verdi ha gradito molto, applaudendo anche la compositrice, presente in sala.
Alla partecipazione di Alfredo Casella ad un concorso bandito dalla Musical Fund Society di Filadelfia si deve la Serenata op. 46bis, qui nella versione del 1930 per piccola orchestra tratta dall'originale per quintetto cameristico. Si tratta del susseguirsi di cinque brevi movimenti, deliziosi e pieni di rimandi anche popolareschi, talora ironici e leggeri, che vengono diretti da Diego Ceretta con garbo ed intelligenza, con tempi, colori giusti e quasi con affetto, per una pagina che forse meriterebbe di essere più spesso eseguita nelle sale da concerto.
La serata, partita un po' in sordina con il brano contemporaneo e proseguita con la non notissima né particolarmente trascinante (al di là dei suoi meriti compositivi e delle sue finezze) Serenata di Casella, va sul sicuro alla sua conclusione con una delle piu note sinfonie di Chaikovsky, di cui proprio oggi si celebra il 185° anniversario dalla nascita, la Sinfonia n. 4 op. 36. La complessa personalità dell'autore si manifesta in questa sinfonia, alla pari e forse più che in altre sue composizioni, come pure le sue tormentate vicende personali di quel periodo (soprattutto il fallimentare matrimonio con Antonina Miljukova) che inevitabilmente vi si ripercuotono.
La solida lettura che ne dà Diego Ceretta è appena inficiata nel primo movimento Andante sostenuto da una certa frammentarietà, che si riscatta poi nel corso della sinfonia che si fa invece intensa e scorrevole, fino al tesissimo Finale, allegro con fuoco conclusivo. Nel complesso una lettura compatta, che si fa notare per intensità di fraseggi e colori, e che (partita un po' in sordina) va progressivamente in crescendo dal primo all'ultimo tempo.
L'Orchestra della Toscana (primo violino Giacomo Bianchi) sotto la guida del suo direttore principale si comporta secondo i suoi consueti standard di eccellenza, mettendo in evidenza le sue prime parti strumentali.
Il pubblico del Teatro Verdi era piuttosto numeroso ed è stato prodigo di applausi per tutti.
La recensione si riferisce al concerto del 7 maggio 2025.
Fabio Bardelli