Pierre-Laurent Aimard | pianoforte |
György Sándor Ligeti | Ludwig van Beethoven |
Musica Ricercata, I | Bagatelle, Op. 119, n. 9 |
Musica Ricercata II | Bagatelle, Op.33, n. 2 |
Musica Ricercata III | Bagatelle, Op. 119, n. 2 |
Musica Ricercata IV | Bagatelle, Op. 119, n. 3 |
Musica Ricercata V | Bagatelle, Op. 119, n. 10 |
Musica Ricercata VI | Bagatelle, Op. 119, n. 11 |
Musica Ricercata VII | Bagatelle, Op. 119, n. 6 |
Musica Ricercata VIII | Bagatelle, Op. 119, n. 5 |
Musica Ricercata IX | Bagatelle, Op. 33, n. 7 |
Musica Ricercata X | Bagatelle, Op. 119, n.8 |
Musica Ricercata XI | |
Fryderyk Chopin | |
Fém (Ètude n. 8, Libro II) | Studio in fa minore, op. 25, n. 2 |
Touches bloquées (Ètude n. 3, Libro I) | Studio in re bemolle maggiore, op. 25, n.8 |
Automne à Varsovie (Ètude n. 6, Libro I) | |
Claude Debussy | |
Pour les arpèges composés (Ètude n. 11, Libro II) | |
Cordes à vide (Ètude n. 2, Libro I) | Pour les degrés chromatiques (Ètude n. 7, Libro II) |
L'escalier du diable (Ètude n. 13, Libro II) | |
Teatro della Pergola, stagione concertistica n. 104 degli Amici della Musica di Firenze.
È stato un concerto da ricordare, di quelli che esci e hai voglia di parlare con chi hai accanto nella coda al guardaroba per la pura gioia di condividere una simile epifania della mente e dei sensi.
Pierre-Laurent Aimard, Beethoven, Chopin e Debussy uniti da Ligeti.
Un programma composto in maniera perfetta, concepito spavaldamente in una sorta di “∞” senza fine dal nuovo all’antico; un viaggio che o lo si affronta con il cuore e la mente libera da pregiudizi verso il nuovo e si salpa felici, o si resta della “razza di chi rimane a terra” e si fa come chi si è alzato alla fine della prima parte (“Non lo capisco, non mi appartiene”) e se n’è andato, quasi offeso che la “musica seria” venisse contaminata dal “moderno". Alla fine (non solo noi) avremmo desiderato che ricominciasse dall'inizio.
Nella straordinaria prima parte, gli undici pezzi di Musica ricercata, risalenti ai primi anni Cinquanta, sono stati alternati a dieci Bagatelle beethoveniane, un paio dell’Op. 33 e le altre dell'Op. 119, in un sublime sconfinamento tra la modernità del “genio di Bonn” e la capacità di Ligeti di saper volgere lo sguardo indietro.
Aimard ci ha letteralmente squadernato davanti agli occhi la fragilità dei presunti confini tra epoche diverse, esaltando la modernità di quello che è stato seminato da Beethoven e la classicità di ciò che Ligeti ha raccolto. Lo sconfinamento, però, non ha mai privato i due autori della loro identità, delle loro peculiarità: Beethoven è rimasto Beethoven e Ligeti è rimasto Ligeti; anzi i loro diversissimi caratteri ne sono stati esaltati.
Nella seconda parte il confronto è stato tra Ligeti e Chopin e poi tra Ligeti e Debussy, sei Studi del “moderno” alternati a due del “romantico” e due dell' “impressionista" per eccellenza: il metaforico viaggio ha qui rapportato il secondo Novecento del maestro ungherese con tre autori che avevano rispettivamente aperto e pervaso l’Ottocento e il Novecento, resi ciascuno di loro con la loro voce unica e inconfondibile.
Stupendo il modo in cui Aimard s'è congedato da Chopin, facendo seguire a uno degli studi dell’Op 25 il significativo Automne à Varsovie che ci traghetta verso Debussy.
Pierre-Laurent Aimard è stato un interprete magistrale, tecnicamente sbalorditivo, padrone d'una tavolozza timbrica e di una gamma dinamica con pochissimi paragoni oggi e nel passato: un nocchiero che ha coinvolto facendo sempre sentire l’ascoltatore “dentro” il pezzo eseguito e portandolo chiaramente a capire quale fosse la sua idea su ciò che stava eseguendo.
Di grandioso impatto emotivo la chiusura del concerto con lo studio più famoso di Ligeti, L’escalier du diable, che ci ha letteralmente travolto con un suono di grande potenza che però mai è sconfinato nel “troppo forte”.
Crediamo che anche l’ottima acustica del Teatro della Pergola abbia avuto parte nell’entusiasmo e nell’emozione provate vivendo questa “esperienza” (perché, ripeto, si è trattato di un qualcosa che ha travalicato il semplice ascolto di un concerto).
Pubblico entusiasta, chiamate a gran voce per il pianista che non ha esitato, nonostante l’evidente impegno anche fisico, a concedere tre indimenticabili bis: prima il brillante studio Fanfare e infine i silenzi mimici di Trois bagatelles e di Étude pour le compositeur, quasi a dimostrare che le fasi di provocazione e di corteggiamento dell'assurdo, come quella attraversata da Ligeti negli anni Settanta, sono essenziali per l'evoluzione di un artista, in questo caso dalla miracolosa giovinezza diMusica ricercata alla piena maturità degli Studi.
La recensione si riferisce al concerto del 10 febbraio 2024
Marilisa Lazzari