Violino | Massimo Quarta |
Violoncello | Enrico Dindo |
Pianoforte | Pietro de Maria |
Programma | |
Maurice Ravel | Sonata in do maggiore per violino e violoncello |
Gaspard de la Nuit, per pianoforte | |
Trio in la minore per violino, violoncello e pianoforte |
A Ciboure, nei Pirenei francesi e non lontano dal confine con la Spagna, il 7 marzo 1875 nasceva Maurice Ravel. Gli Amici della Musica di Firenze concludono la stagione concertistica ufficiale nel suo nome, in occasione del 150° anniversario dalla nascita del grande compositore, con un pomeriggio di musica che vede coinvolte tre delle maggiori personalità artistiche italiane che si dedicano al repertorio cameristico (anche se, a dire il vero, a giugno si terrà un concerto di Grigory Sokolov coprodotto fra gli Amici della Musica e il Teatro del Maggio).
La locandina è splendida e prelibata, ed accosta pagine raveliane notissime ad altre meno battute. Delle tre composizioni in programma la Sonata in do maggiore per violino e violoncello è certo la meno nota e meno eseguita, anche per una intrinseca difficoltà di linguaggio e minore immediatezza all'ascolto. Comunque le tre pagine permettono di dare uno sguardo assai interessante sulla produzione cameristica, purtroppo non particolarmente nutrita, di Maurice Ravel.
Senza far torto a nessuno il Trio in la minore è parso il pezzo forte del programma, una pagina molto nota a chi si interessa di cameristica, che ebbe la sua prima esecuzione a Parigi nel 1915 (l'idea del brano era nella mente del musicista da alcuni anni, ma la composizione vera e propria avvenne soprattutto nell'anno precedente, in mezzo alle difficoltà per lo scoppio della Grande Guerra): sedeva al pianoforte addirittura Alfredo Casella.
L'equilibrio, non solo acustico ma di idee, è quanto mai importante per una formazione cameristica, tanto più se si tratta di musicisti che collaborano saltuariamente ed hanno una carriera solistica a sé stante. Massimo Quarta, Enrico Dindo e Pietro de Maria, pur avendo importanti carriere separate, suonano però insieme da tempo e ciò si capisce benissimo. Il gusto di ascoltarsi l'un l'altro (e di trovare una sintesi musicale ancor prima che tecnica) in una formazione come quella costituita da tre strumenti diversissimi come violino violoncello e pianoforte colpisce al primo impatto, come pure la naturalezza dei fraseggi e delle idee musicali che passano dall'uno all'altro strumentista.
Questo vale ovviamente soprattutto per la splendida esecuzione del Trio in la minore, ma anche (riferendoci solo a Massimo Quarta ed Enrico Dindo) alla Sonata in do maggiore per violino e violoncello; l'esecuzione di Gaspard de la Nuit da parte di Pietro de Maria (ovviamente da solo) è stata fascinosa, condotta con grande maestria e colori appropriati da un pianista che abbiamo ascoltato ed apprezzato più volte per eleganza, sobrietà e raffinate letture. Un concerto, nel complesso, per palati fini vivamente apprezzato dagli ascoltatori convenuti a teatro.
Alla fine Pietro de Maria ha ricordato con brevi parole Maria Tipo di cui è stato allievo; il pubblico della Pergola era abbastanza numeroso ma forse non quanto il concerto avrebbe meritato. Due sono stati i fuori programma: una pagina di Shostakovich eseguita in maniera assolutamente superlativa e la ripetizione del secondo movimento del Trio di Ravel.
La recensione si riferisce al concerto del 12 aprile 2025.
Fabio Bardelli