Direttore | Diego Ceretta |
Soprano | Elizaveta Shuvalova |
Tenore | Ian Bostridge |
Baritono | Dietrich Henschel |
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino | |
Maestro del coro | Lorenzo Fratini |
Coro di voci bianche dell'Accademia del Maggio Musicale Fiorentino | |
Maestro del coro di voci bianche | Sara Matteucci |
Orchestra della Toscana | |
Benjamin Britten | War Requiem op. 66 per soli, coro, coro di ragazzi, orchestra e orchestra da camera |
A Firenze quindici giorni dopo la verdiana Messa da Requiem ecco un Requiem del XX secolo, di diversissima temperie ma di analogo potere di presa sugli ascoltatori, segno della profondità d'ispirazione che nei loro rispettivi linguaggi caratterizza Giuseppe Verdi e Benjamin Britten, e che tocca le corde più intime dell'animo umano.
Con il War Requiem siamo ad una profonda meditazione sulla guerra e sulla sua inutilità (Britten era un pacifista convinto), temi assolutamente attuali nel momento storico che stiamo vivendo, per cui la composizione del grande musicista inglese assume al giorno d'oggi anche la valenza di un invito ad una personale riflessione.
Si tratta stavolta di un concerto coprodotto fra Maggio Musicale Fiorentino e Orchestra della Toscana, e la collaborazione fra due delle più prestigiose istituzioni musicali fiorentine non può che dare ottimi frutti. Il giovane Diego Ceretta, non ancora trentenne, direttore principale dell'Orchestra della Toscana e saltuariamente presente nelle sale del Maggio (a lui è affidata la prossima Bohème a dicembre 2025), si cimenta con la difficile monumentale pagina britteniana governando con sicurezza l'ampio organico che l'impegnativa partitura richiede.
Anni fa scrivevo per un'esecuzione al vecchio Teatro Comunale: Quando Benjamin Britten fu incaricato della composizione del War Requiem in occasione della ricostruzione della Cattedrale di Coventry distrutta dai bombardamenti, la Seconda Guerra Mondiale era lontana poco più di una decina d'anni, e le conseguenze degli eventi bellici erano ancora presenti sull'Europa. L'occasione compositiva era quella di riconsacrare un luogo violato dalle bombe tedesche, che nel 1940 distrussero quasi completamente la Cattedrale originale del quattordicesimo secolo con il suo carico di arte, di fede, di cultura, di storia; l'incarico trovò il suo terreno ideale nell'animo nobile, sensibilissimo e ferocemente contrario a ogni guerra di Britten, tanto che il War Requiem si può certo considerare una delle sue composizioni più ispirate, riuscite e commoventi.
Per il testo il musicista prese spunto dalla "Missa pro defunctis" alternando i testi liturgici con brani del poeta di guerra Wilfried Owen (il nome Owen curiosamente ritornerà alla ribalta nel corso della carriera compositiva del grande musicista inglese con l'opera Owen Wingrave, del 1971, che ha anch'essa a che fare col tema della guerra); il lavoro è dedicato ad alcuni amici di Britten e di Peter Pears che scomparvero in combattimento. Owen scrisse: "My subject is War, and the pity of War. The Poetry is in the pity… All a poet can do today is warn.", e dalle sue parole si può immaginare quale sia il senso profondamente pacifista della composizione, caratterizzata da una grande sintonia fra testo e musica, una simbiosi commovente che rende questo brano uno dei più "sentiti" della musica del Novecento, oltre che uno dei Requiem più emozionanti dell'intero repertorio.
Nonostante l'organico imponente (sono previste addirittura due orchestre, tre solisti di canto, due cori, organo) il grande affresco sonoro è emozionalmente cameristico: rare sono le occasioni offerte agli esecutori di suonare o cantare tutti assieme, si assiste infatti ad una suddivisione di solisti e strumenti che intervengono e interagiscono a seconda dei momenti. La composizione si svolge su tre piani paralleli, con il soprano, il coro e la grande orchestra che cantano il testo latino, gli altri due solisti di canto e la piccola orchestra che intonano i versi di Owen, mentre il coro di fanciulli interviene in certi momenti di astrale astrazione.
La consonanza fra Diego Ceretta e il testo musicale densissimo di Benjamin Britten è notevole. Il direttore milanese pone la sua maturità d'interprete al servizio di una composizione complessa e difficile: sembra guardare al tardo Ottocento più che avventurarsi in una lettura (che peraltro sarebbe legittima, visto che il War Requiem è del 1962) che induca ad evidenziare lati più “moderni” o ”novecenteschi”; preferisce esaltare il lirismo generale, la mestizia delle parti corali, ma con uno sguardo all'indietro ricercando una sorta di spiritualità laica, una tensione dolorosa e consolatoria, in ciò ottimamente seguito da tutti gli interpreti.
Anzitutto le due compagini orchestrali, l'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e l'Orchestra della Toscana, semplicemente splendide per aderenza alle intenzioni direttoriali, sia nel loro insieme per bravura tecnica, impasti strumentali, tensione sotterranea, fraseggi emozionanti, sia per la bellezza degli interventi delle prime parti.
I due cori si coprono di gloria cantando in maniera commovente ed irreprensibile per intonazione, potenza di suono e sfumature, e sono il Coro del Maggio Musicale Fiorentino ed il Coro di voci bianche dell'Accademia del Maggio, diretti rispettivamente da Lorenzo Fratini e da Sara Matteucci (il coro dei fanciulli canta da dietro il palcoscenico, salvo venire al proscenio alla fine dell'esecuzione a ricevere gli scroscianti applausi).
Infine, last but not least, le tre voci soliste, con la gradevole sorpresa del giovane soprano Elizaveta Shuvalova che ascoltiamo per la prima volta, dotata di una voce fresca e solida perfettamente a suo agio nella parte piuttosto scomoda (Britten avrebbe voluto per la prima esecuzione Galina Vishnevskaya, ma come è noto dovette accontentarsi di Heather Harper).
Il tenore Ian Bostridge e il baritono Dietrich Henschel sono ammirevoli e commoventi nel piegare le loro voci (dopo tanti anni di carriera) alle esigenze della particolare scrittura vocale britteniana che sembra ancora calzare loro a pennello, e lo fanno con grande maestria, assoluta espressività e aderenza al testo musicale.
Il foltissimo pubblico fiorentino con il suo applauso interminabile pieno di gratitudine ha riservato a tutti un successo trionfale.
La recensione si riferisce al concerto del 3 maggio 2025.
Fabio Bardelli