Direttore | Zubin Mehta |
Soprano | Rosalia Cid |
Mezzosoprano | Xenia Tziouvaras |
Tenore | Lorenzo Martelli |
Baritono | Lodovico Filippo Ravizza |
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino | |
Maestro del coro | Lorenzo Fratini |
Programma | |
Wolfgang Amadeus Mozart | Le nozze di Figaro, ouverture |
Sinfonia in re maggiore K 385 Haffner | |
Krönungsmesse (Messa dell'Incoronazione) in do maggiore K 317 per soli, coro e orchestra |
13 luglio - 13 settembre: dalla data dell'ultimo concerto fiorentino del Maggio da noi ascoltato (dirigeva Andrea Battistoni) a questa serata di cui stiamo rendendo conto sono passati due mesi colmi di incertezze, delusione, rabbia, anche disinteresse, ma soprattutto - così ci è parso - una buona dose di rassegnazione. Le sorti della massima istituzione culturale cittadina non erano mai state così precarie come questa volta e così “in forse” fino a paventare la chiusura completa del teatro e delle sue attività, cosa davanti alla quale la città di Firenze (città genericamente intesa) è sembrata sostanzialmente indifferente o rassegnata al peggio, certo più appassionata alla campagna acquisti della squadra locale.
Il lavoro sotterraneo del commissario straordinario Onofrio Cutaia, confermato al Maggio per altri sei mesi, ha come risultato una stagione interlocutoria e un po' casual ma di un certo interesse per gli appassionati frequentatori del Teatro del Maggio (indubbiamente un settore “di nicchia” e molto ristretto: un noto politico locale - non sappiamo su quali basi - ha parlato del 4% della popolazione generale), sia per quanto riguarda l'opera lirica sia per la musica sinfonica e per la presenza di altre manifestazioni.
Per il settore sinfonico un occhio è al repertorio (anche stra-popolare: ma c'è sempre una fetta di pubblico che deve “farsi le ossa” con i cinque concerti pianistici di Beethoven) ed uno più coraggioso che è rivolto a compositori meno eseguiti del Novecento, tra i quali Stravinsky, Honegger, Respighi, Debussy. In altre parole, vista anche la situazione emergenziale del teatro, possiamo dire che la programmazione tiene conto sia del botteghino (come opere avremo La Bohème e, nei mesi a venire, anche Tosca e Turandot) sia di esigenze differenti, con una certa attenzione rivolta - magari un po' timidamente - al pubblico degli aficionados più esperti che giudicano ripetitive tali scelte e che vorrebbero un repertorio più stimolante, vario e coraggioso.
Da notare anche che tutti i concerti (escluso questo di Zubin Mehta del 13 settembre, che ha luogo nella Sala Grande) si terranno nell'Auditorium ed avranno due esecuzioni, in genere il venerdì e il sabato. Vedremo come risponderanno i fiorentini alle prese con questa “novità” fatta sicuramente nell'intento di favorire la partecipazione del pubblico, ma che può anche rivelarsi un rischio, vista la partecipazione non proprio nutritissima in questi ultimi anni del pubblico fiorentino ai concerti, tanto da non riempire (spesso) la Sala Mehta neppure per una serata. La ricerca di nuovo pubblico e il rafforzamento del rapporto con quello che già segue le attività del teatro sarà uno degli impegni ineludibili ai quali si troverà difronte la prossima gestione del Maggio.
Questo concerto inaugurale della stagione viene dopo una breve tournée in Romania e a Bangkok ed è denominato in maniera un po' altisonante “Bentornati al Maggio!”: quasi una ascesa dagli Inferi dopo le incertezze degli ultimi tempi. Sul podio è il Direttore onorario a vita Zubin Mehta, amatissimo dalla città di Firenze, la locandina è monografica mozartiana (il prossimo concerto, diretto da Mehta il 22 settembre, sarà dedicato interamente a Mendelssohn) e giustappone alle prime due pagine notissime, la Ouverture dall'opera Le nozze di Figaro e la Sinfonia K 385 Haffner, l'assai meno eseguita (certo anche per l'organico richiesto all'esecuzione: orchestra, coro e quattro solisti di canto) Messa dell'Incoronazione, che occupa interamente la seconda parte di una serata nel complesso un po' smilza con la sua globale oretta scarsa di musica.
Mozart compose questa Messa a Salisburgo nei primi mesi del 1779; la sua denominazione forse è dovuta all'essere stata eseguita per i festeggiamenti dell'anniversario dell'incoronazione di una immagine della Madonna, molto venerata in quei luoghi.
La serata dal punto di vista della qualità artistica e della risposta del pubblico ci è parsa leggermente sbilanciata: infatti la scrittura densa e vigorosa della Messa dell'Incoronazione K 317 (composizione d'occasione scritta da un Mozart ventitreenne) sembra più nelle corde di Zubin Mehta che non i due brani orchestrali che hanno aperto la serata. Le ampie architetture e l'impianto sinfonico-corale della Messa sembrano essere fatti apposta per esaltare le capacità e le caratteristiche direttoriali del maestro indiano (particolarità che abbiamo rilevata anche in analoghe occasioni, con pagine di altri musicisti), che tuttavia non si esime dal ricercare emozionanti atmosfere liriche fra le pieghe della composizione.
Il direttore tiene bene in mano il complesso degli esecutori, segue bene i quattro solisti di canto, li sprona e li sostiene, accompagna e dirige la bellissima Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino in gran forma (primo violino era Domenico Pierini) e lo splendido Coro del Maggio Musicale Fiorentino (istruito come sempre da Lorenzo Fratini) con vigore e grande naturalezza. In particolare il Coro, perfettamente a suo agio nella densa scrittura mozartiana, si è fatto valere per l'impeccabile intonazione, per i colori e per la commovente aderenza al testo liturgico.
I solisti vocali in questa Messa non hanno una grande parte, ma il funzionale quartetto dei solisti, tutti giovani provenienti dall'Accademia del Maggio (il soprano Rosalia Cid, il mezzosoprano Xenia Tziouvaras, il tenore Lorenzo Martelli e il baritono Lodovico Filippo Ravizza) si è nel complesso - senza voler fare delle classifiche - piuttosto ben comportato nonostante la relativa inesperienza dei giovani cantanti.
La prima parte del programma della serata, cioè l'Ouverture da Le nozze di Figaro e la Sinfonia Haffner, non è parsa invece discostarsi molto da una innegabile e un po' anonima gradevolezza, in particolare la prima delle due pagine indicate. Più accurata è parsa l'esecuzione del secondo movimento della sinfonia (Andante) ed in parte dell'ultimo tempo (Presto), ma nel complesso si notava una certa uniformità coloristica ed interpretativa.
Il pubblico della Sala Grande era foltissimo per un concerto che oltre ad inaugurare la stagione era anche un'occasione per dimostrare affetto e vicinanza verso l'istituzione culturale fiorentina dopo tante traversie e patemi d'animo, e ha applaudito tutti con grandissimo calore.
La recensione si riferisce al concerto del 13 settembre 2023.
Fabio Bardelli