Direttore | Daniele Gatti |
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino | |
Franz Joseph Haydn | |
Sinfonia in do magg. Hob. I:48 Maria Theresia | |
Christoph Willibald Gluck | |
Da Orfeo ed Euridice: Ballabili atto III, scena 3 | |
Franz Joseph Haydn | |
Sinfonia in si bemolle magg. Hob. I: 85 La Reine |
La locandina dell'unico concerto non affidato a Zubin Mehta bensì a Daniele Gatti di questo gruppo di sette post-coronavirus che hanno luogo a Firenze nel giugno-luglio 2020 vede in programma due sinfonie di Franz Joseph Haydn che incorniciano una breve pagina gluckiana, i ballabili dal terzo atto dell'Orfeo ed Euridice.
Il programma ancorché raffinato ed interessante non sembra fatto per attirare folle di spettatori; se uniamo ciò alle limitazioni di capienza della sala dovute alla pandemia in corso e all'alto costo del biglietto (posto unico a 100 euro, ma di ciò abbiamo già parlato in altra occasione) si può facilmente immaginare come gli spettatori in sala fossero davvero pochi. Speriamo che molti fossero collegati in streaming sulla piattaforma IDAGIO, sulla quale a 9.90 euro si può assistere ai concerti.
Una quindicina d'anni separano le due sinfonie haydniane in programma, infatti la Sinfonia in do maggiore n. 48 detta Maria Theresia risale circa al 1769-1770 e sembra sia stata composta in occasione di una visita dell'Imperatrice Maria Teresa al castello di Esterhàzy, mentre l'altra, la più nota e forse più interessante Sinfonia in si bemolle maggiore n. 85 nota come La Reine, risale circa al 1785 (l'appellativo sembra da mettersi in relazione col fatto che era molto amata dalla regina Maria Antonietta).
Quest'ultima fa parte del primo gruppo detto delle sei sinfonie "Parigine" (dalla n. 82 alla n. 87) mentre un gruppo di altre sinfonie scritte per Parigi (solo cinque stavolta) risalgono agli anni 1787-1789.
Daniele Gatti avrebbe dovuto dirigere a Firenze alcuni concerti che sono saltati a causa del coronavirus (due nel corrente Festival - ammesso che si possa ancora chiamare così questo “moncherino” di una breve serie di concerti - ed uno lo scorso 7 marzo con la Sinfonia n. 9 di Mahler) per cui questa è la sua prima ed unica presenza sul podio fiorentino negli ultimi mesi.
Un programma proposto dal direttore milanese (come si è saputo durante la chiacchierata con il Sovrintendente Alexander Pereira sul palco al termine della serata) volto quasi a rivendicare la legittimità di un approccio “non specialistico” a queste pagine.
Programma che ci rivela lo Haydn festoso, vitalistico, a tratti quasi scoppiettante e che mette di buonumore di Daniele Gatti: le due sinfonie proposte (forse non notissime, soprattutto la prima) addirittura non erano mai state eseguite nelle stagioni del Maggio, ed hanno ricevuto una lettura attenta e convincente da parte del direttore milanese che sembra districarsi assai bene anche in un repertorio apparentemente non suo.
Gatti trae tutto il possibile dal testo, cura molto gli impasti timbrici, la compattezza ed il colore degli archi unito alla pungenza dei fiati, la sua fondamentale scorrevolezza non scade mai in fretta ma genera un senso di tensione continua, il fraseggio è morbido e suadente (vedi la splendida tenuta dell'Adagio della Sinfonia n. 48 o la Romance: Allegretto della n. 85); forse il direttore in certi momenti si lascia un po' prendere la mano e mostra certe pesantezze, come negli ultimi due movimenti della n. 48, ma si tratta di cose davvero trascurabili davanti ad una lettura accurata come questa. Le solite osservazioni si possono estendere alla sua interpretazione dei ballabili gluckiani, fatti di morbidi impasti e ritmi vorticosi di danza.
Certo, non è difficile scorgere dietro l'angolo Beethoven nei colori, nei fremiti o in certe accensioni delle sinfonie haydniane, e la lettura che ne dà Gatti ci sembra che porti decisamente in questa direzione.
L'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino segue complessivamente con grande attenzione il direttore, e a tutti sono andati gli applausi calorosi da parte dello scelto uditorio.
La recensione si riferisce al concerto del 27 giugno 2020.
Fabio Bardelli