Pianista | Maurizio Pollini |
Direttore | Zubin Mehta |
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino | |
Programma | |
Franz Schubert | Sinfonia n. 1 in re maggiore D. 82 |
Franz Joseph Haydn | Sinfonia n. 104 in re maggiore London |
Wolfgang Amadeus Mozart | Concerto in si bemolle maggiore K 595 per pianoforte e orchestra |
La locandina è sontuosa, ed i nomi dei protagonisti del concerto attirano il pubblico foltissimo del tutto esaurito per la prima serata di questa “due giorni” di assoluto prestigio (il giorno successivo si esibirà Martha Argerich) nella Sala Grande del Teatro del Maggio, sala tuttora parzialmente in attività anche se col palcoscenico inagibile nella sua profondità in attesa del completamento dei lavori.
Zubin Mehta, direttore onorario a vita del Maggio, sale di nuovo sul podio avendo davanti una delle orchestre che predilige e che dirige ormai dagli anni Sessanta del secolo scorso.
La sua lettura della Sinfonia n. 1 di Franz Schubert ci restituisce un compositore più maturo del sedicenne ancora molto debitore a Haydn e Mozart che la scrisse. Mehta vitalizza la scrittura di una pagina gradevole ma abbastanza poco eseguita (la prima esecuzione a Firenze fu addirittura nel 2019 diretta da Fabio Luisi), la rende vivida e scattante senza svenevolezze.
Come pure ci offre una lettura intensa e davvero molto accurata dell'ultima delle dodici sinfonie londinesi ed ultima del catalogo di Franz Joseph Haydn, col suo fraseggio flessuoso e gli impasti coloristici ricercati, vigorosa solo con appena qualche pesantezza di troppo.
In questi ultimi anni il mozartiano magnifico e arcinoto Concerto in si bemolle maggiore n. 27 K 595 non è stato certo trascurato dal Maggio Musicale Fiorentino. Si tratta dell'ultimo dei concerti di Mozart, che ebbe la sua prima esecuzione nel 1791, una pagina caratterizzata da una generale atmosfera lirica e sospesa, quasi da intimo testamento spirituale.
Dall'alto dei suoi ottant'anni (ottantuno fra due mesi) Maurizio Pollini, autentico monumentum della cultura musicale degli ultimi cinquanta anni, lo affronta inevitabilmente con i suoi mezzi di oggi e con enorme coraggio. Il pianista era assente da Firenze da due anni, e dobbiamo rilevare che con la sua attuale efficienza strumentale alterni appaiono i risultati, prevale una certa uniformità di colori, con pochi contrasti e poco peso sonoro. In una lettura piuttosto stanca con esitazioni e sbavature, più riusciti sono apparsi il secondo movimento Larghetto o dove prevalgono poetiche oasi liriche. Anche se il suono talora appare un po' sfibrato ed il fraseggio meno interessante, colpisce questa sua determinazione nel “mettersi a nudo” di fronte al pubblico fino alla fine, unita alla volontà ammirevole e ferrea di non arrendersi davanti all'inesorabile passare degli anni.
Esemplare è parso il dialogo con Zubin Mehta e la magnifica Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino: il direttore accompagna il solista venendogli incontro con grande efficacia e finezze strumentali, in piena sintonia con un'orchestra partecipe e in stato di grazia.
Successo travolgente da parte di una sala finalmente piena, e come bis (concessi subito e senza il consueto andirivieni delle chiamate) due movimenti dello stesso concerto.
La recensione si riferisce al concerto del 29 ottobre 2022.
Fabio Bardelli