Mezzosoprano | Michèle Losier | |
Direttore | Ingo Metzmacher | |
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino | ||
Programma | ||
Ludwig van Beethoven | Fidelio, ouverture op. 72b | |
Gustav Mahler | Fünf Lieder nach Rückert, per voce e orchestra | |
Franz Schubert | Sinfonia n. 9 in do maggiore D. 944 La Grande |
Il cosiddetto ”Festival di Carnevale - Dedicato al Faust e Goethe” a Firenze prosegue con un concerto dal programma assai composito, che fra l'altro ci fa riascoltare la Sinfonia n. 9 in do maggiore detta La Grande di Franz Schubert, spesso presente sul palcoscenico del Teatro del Maggio. Piuttosto arduo sarebbe trovare agganci fra i brani in programma e il titolo del Festival (che evidentemente va inteso con estrema elasticità), ma questa è l'occasione per riascoltare con grande piacere il direttore d'orchestra tedesco Ingo Metzmacher che torna a Firenze dopo meno di un anno. La serata vede anche la presenza del mezzosoprano Michèle Losier impegnata nei Rückert-Lieder di Gustav Mahler. Fra pochi giorni, precisamente il 26 e il 27 gennaio, il concerto sarà portato in una breve tournée alle Canarie, e le pagine di Mahler anziché dalla Losier saranno cantate dal baritono Thomas Hampson.
I cinque Lieder su testo di Friedrich Rückert furono composti fa Mahler negli anni 1901-1902 e destinati alla voce di baritono o di mezzosoprano-contralto; la loro prima esecuzione risale al 1905 ed avvenne a Vienna sotto la bacchetta dell'autore.
L'approccio di Michèle Losier è piuttosto cauto fin dall'inizio salvo distendersi nel corso dell'esecuzione. Il mezzosoprano possiede una voce brunita e di un certo fascino timbrico, anche se la linea vocale non appare particolarmente fluida né esente da qualche forzatura; cerca di raccogliere le espansioni ed i colori che Metzmacher le suggerisce con l'esemplare accompagnamento orchestrale. La lettura del mezzosoprano non sarà stata forse particolarmente personale, ma è andata in crescendo ottenendo un caloroso successo da parte del pubblico, piuttosto folto, della Sala Mehta. Purtroppo dobbiamo rilevare (ed in brani non notissimi come i Rückert-Lieder ci sembra particolarmente grave) l'assenza dei sopratitoli.
La serata era iniziata con la tesissima esecuzione della Ouverture op. 72b del Fidelio, pagina composta nel 1814 e da non confondere con le tre Ouverture denominate Leonore, scritte comunque da Beethoven per l'opera Fidelio e delle quali la terza è unanimemente considerata la più interessante.
Ma è nella Sinfonia n. 9 denominata La Grande di Schubert che Ingo Metzmacher fa risaltare la sua grande levatura direttoriale.
Alle prese con quella che è la sinfonia più difficile, problematica e complessa di Franz Schubert, di grande impianto e dimensioni (eseguita solo postuma, e le cronache narrano che Schumann durante una visita al fratello di Schubert ne trovò il manoscritto in mezzo a tanti altri ed interessò subito Mendelssohn per l'esecuzione, che avvenne a Lipsia nel 1839, undici anni dopo la morte dell'autore, con sul podio lo stesso Mendelssohn), ne dà una lettura estremamente incisiva e coinvolgente. Colpisce fin dal primo movimento la precisione e la pulizia di suono che il direttore ricava dalla compagine orchestrale fiorentina, caratteristiche che si ritroveranno in tutti i movimenti della sinfonia; il secondo tempo (Andante con moto) è teso e virile, senza sdolcinature, ma ricondotto alla sua pura essenza musicale, e nonostante ciò mai frettoloso, con particolari che all'ascolto sembrano “nuovi”, messi in evidenza da Metzmacher e sui quali altri direttori preferiscono sorvolare. Negli ultimi due tempi (lo Scherzo e il Finale. Allegro vivace) il direttore tedesco trova pane per i suoi denti, e c'è solo da restare ammirati davanti a questo Schubert maturo, pieno di trasparenze strumentali e quando occorre assai teso e fiammeggiante (da notare la grande evidenza che Metzmacher dà al Trio), risolto con una naturalezza ed una fluidità del discorso musicale che colpisce davvero. Poche volte la definizione schumanniana “divina lunghezza” ci è parsa così appropriata.
L'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino si copre di gloria in tutti i settori, ed è sicuramente positivo che un concerto così riuscito venga “esportato” in una breve tournée all'estero, ottimo biglietto da visita delle realtà musicali italiane.
Il pubblico fiorentino della Sala Mehta era piuttosto folto ma non quanto il concerto avrebbe meritato, il successo è stato comunque calorosissimo soprattutto dopo la sinfonia di Schubert.
La recensione si riferisce al concerto del 21 gennaio 2023.
Fabio Bardelli