Farnace | Raffaele Pe |
Gilade | Francesca Lombardi Mazzulli |
Tamiri | Chiara Brunello |
Berenice | Elena Biscuola |
Pompeo | Leonardo Cortellazzi |
Selinda | Silvia Alice Gianolla |
Aquilio | Mauro Borgioni |
Mimi | Elisabetta Galli, Davide Craglietto |
Direttore | Federico Maria Sardelli |
Regia | Marco Bellussi |
Scene | Matteo Paoletti Franzato |
Luci | Marco Cazzola |
Video | Creativite |
Maestro del Coro | Francesco Pinamonti |
Orchestra Accademia dello Spirito Santo | |
Coro Accademia dello Spirito Santo |
Qualcuno pensa che chiudere l’anno senza aver pagato tutti i propri debiti porti sfortuna. Il debito di Ferrara verso Antonio Vivaldi era aperto dal 1738, quando, per ordine del cardinale Tommaso Ruffo che ai tempi governava la città, venne annullata definitivamente la messa in scena di Farnace dopo trattative durate alcuni anni. Sembra che il cardinale non volesse avallare la presunta immoralità dell’uomo di chiesa Vivaldi, e chissà cos’altro. Speriamo sia di buon auspicio il risarcimento tardivo programmato proprio per gli ultimi due giorni di questo 2021 nello spazio del Teatro Comunale di Ferrara, alla presenza dell’attuale arcivescovo Carlo Perego, in platea. Federico Maria Sardelli, direttore d’orchestra e curatore del catalogo vivaldiano, ha scelto per l’occasione il Farnace che Vivaldi avrebbe rappresentato a Ferrara, quell’edizione del 1738 che però sopravvive priva del terzo atto, perduto. Meglio un frammento che un arbitrio, in sintesi questa è la ragione della sua scelta, senz’altro rispettabile e coraggiosa se si pensa che in questo modo si rinuncia a Gelido in ogni vena, una delle top ten vivaldiane. Togliere i feticci può però portare ad una visione più serena e attenta di quello che c’è, senza recriminare sul presunto maltolto. E quel che c’è è molto.
Quella del Farnace è una storia cupa, intrisa di odi familiari che si intrecciano con la ragion di stato. Farnace, re del Ponto, vuole costringere la moglie Tamiri a uccidere il figlio e poi sé stessa per salvare il regno. Nel frattempo Berenice, regina di Cappadocia e suocera di Farnace, trama con i romani per uccidere il genero. Siamo in una tragedia in cui si prospettano azioni inconcepibili per la natura umana. La ricomposizione finale avverrà per la magnanimità degli invasori, non senza qualche intreccio amoroso destinato ad alleggerire la faccenda.
Sardelli, alla direzione dell’Orchestra Accademica dello Spirito Santo, imposta una lettura cruda già dalla sinfonia, con netti chiaroscuri dinamici, ritmi incalzanti e suoni aspri, sui quali si aprirà il sipario mostrando la scena, spoglia e nera che presto ospiterà le figure desolate di Farnace e della sua disperata consorte, Tamiri. È l’orchestra a dettare gli sviluppi della vicenda, con una costante presenza drammatica che spinge l’azione con una forza quasi espressionistica. L’opera è costituita da arie alternate a recitativi necessari allo sviluppo della vicenda. Per questo è fondamentale trovare un colore per ogni numero, dare un sostegno musicale ai vari affetti, trovare un punto vitale in ogni snodo e in questo è l’orchestra che dà tono e senso all’opera.
La compagnia di canto, benché non proprio omogenea, non è mai abbandonata a sé stessa. Raffaele Pe, Farnace, è un interprete sensibile ed eccellente quando la parte richiede riflessione e introspezione. Per questo dà il meglio nell’aria del secondo atto "Perdona o figlio amato" cui offre una lettura struggente, intima, rendendo credibile un pentimento fino a quel punto non immaginabile. Meno convincente quando deve mostrarsi imperioso e spietato, benché la naturale capacità di tenere la scena lo sostenga in ogni momento. Tamiri è Chiara Brunello, contralto ben impostato dal punto di vista stilistico che regge con autorità i numerosi recitativi scanditi con chiarezza e intensità da attrice. Ha una parte onerosa dal punto emotivo, resa con credibilità. Tra le arie che ha in dotazione resta nella memoria "Dividete o giusti dei" con quelle belle progressioni vivaldiane anticipate dall’orchestra e riprese nella linea del canto. Il ruolo di Berenice, personaggio di assoluta perfidia, è affidato al mezzosoprano Elena Biscuola. Se da un lato tiene bene la scena, dall’altro è spesso vocalmente in difficoltà sia nelle agilità, spezzate troppo frequentemente, che nella linea di canto seguita sempre con un certo affanno. Il soprano Francesca Lombardi Mazzulli è Gilade, unico personaggio en travesti nel ruolo di un giovane amoroso. Ha un’aria d’esordio abbastanza complicata, "Nell’intimo del petto", per la quale non trova soluzioni convincenti. La sua emissione non suona omogenea in tutti i registri, con poco sostegno nelle note centrali per cui a volte anche l’intonazione slitta. È invece interessante la sua interpretazione di un’aria fortemente virtuosistica, "Quell’usignolo", di cui propone una ripresa straniante, dove forza le imitazioni del cinguettio quasi come fosse un giocattolo meccanico. Molto apprezzata dal pubblico. Il tenore Leonardo Cortellazzi è Pompeo, generale romano che ricondurrà tutta la vicenda verso il lieto fine. Ha una bella voce e una dizione chiara che si fa apprezzare nei recitativi e nel canto declamato, mentre mostra più di una difficoltà nelle agilità. In tanta tragedia c’è alla fine una coppia di amanti felici. Sono Selinda e Aquilio. La prima è affidata alla bella voce di mezzosoprano dalle note gravi morbide e corpose di Silvia Alice Gianolla. Il secondo è il baritono Mauro Borgioni, titolare di una delle arie più belle dell’opera, "Penso che que’ begl’occhi", cui rende giustizia grazie anche a un sostegno ritmico dell’orchestra da favola. Insieme intoneranno l’incantevole duetto finale Io sento nel petto mandando tutti a casa contenti.
La regia di Marco Bellussi è scarna ma funzionale, sfrutta in modo intelligente le luci sul fondo che creano una specie di codice colorato commisurato agli affetti. Immagina anche una figura di donna sottile, come un’ombra che sostiene i personaggi nelle loro ore più buie. I costumi di Carlos Tieppo sono eleganti, con allusioni più ai luoghi che all’epoca storica.
Il pubblico di Ferrara, numeroso, ha risposto con applausi convinti suddivisi ecumenicamente tra tutti i protagonisti e diverse chiamate.
La recensione si riferisce allo spettacolo del 30 dicembre 2021.
Daniela Goldoni