Wally |
Oksana Dyka (4 maggio) Rachele Stanisci (29 aprile) |
Giuseppe Hagenbach |
Marcelo Alvarez (4 maggio) Kostantin Kipiani (29 aprile) |
Vincenzo Gellner |
Devid Cecconi (4 maggio) Enrico Di Geronimo (29 aprile) |
Stromminger | David Cervera |
Walter | Elena Schirru |
Afra | Sonia Fortunato |
Il Pedone | Andrea Tabili |
Direttore | Lü Jia |
Regia, scene, luci, costumi | Massimo Pizzi Gasparon Contarini |
Coreografie | Letizia Giuliani |
Videomaker | Matteo Letizi |
Maestro del Coro | Giovanni Andreoli |
Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari |
Una platea costellata da numerosi spazi vuoti ha fatto da sfondo alle due recite de La Wally di Catalani (o della Uallie, se si preferisce rimarcare l’agghiacciante svarione in cui è caduta la cronista della Rai regionale) in scena al Teatro Lirico di Cagliari: non ha dunque pagato la scelta di appesantire un cartellone già particolarmente denso con un’opera simil-verista poco nota al grande pubblico (al netto della celebre romanza del primo atto), per giunta infelicemente collocata nel bel mezzo dei ponti di primavera.
Per il coraggioso manipolo di spettatori che ha comunque preferito il Teatro alle tradizionali gite fuori porta, questo allestimento della più compiuta opera di Catalani è peraltro risultato tutt’altro che memorabile: lo spettacolo ideato dal regista Massimo Pizzi Gasparon Contarini (che ha curato anche scene, costumi e luci, con le coreografie di Letizia Giuliani) alterna infatti alcuni elementi interessanti (di grande impatto le videoproiezioni dei paesaggi alpini, realizzate da Matteo Letizi) e qualche buona idea – come quella di ammantare di un’aura soprannaturale l’altrimenti debolissima scena finale – a passaggi decisamente meno riusciti. In particolare, i panama e i costumi total white richiamano più la Georgia di Via col vento che le atmosfere dell’Alto Tirolo, così come lo strano iceberg attorno al quale ruota il quarto atto sembra essere più adatto a descrivere la tragedia del Titanic che le inquietanti atmosfere incombenti sulle vette del Murzoll. I lunghissimi cambi di scena a sipario aperto rendono poi ancora meno semplice, per lo spettatore medio, seguire la già fragile trama dell’opera.
Dal punto di vista musicale, il direttore Lü Jia sceglie ancora una volta tempi dilatati e sonorità tonitruanti che non facilitano il compito dei cantanti, costantemente costretti a sovrastare il muro di musica elevato dal golfo mistico. Poco omogenea, nel complesso, la resa dei due cast impegnati nelle recite in commento: Oksana Dyka si rivela vocalista corretta (molto ben eseguita l’aria del primo atto) ma interprete sostanzialmente monocorde, e dunque poco incline a rappresentare l’evoluzione psicologica (fanciulla ribelle – ereditiera sfrontata – eroina tragica – angelo votato al martirio) di un personaggio complesso e fondamentalmente irrisolto come quello di Wally. Ricostruire la complessità del personaggio è invece operazione ampiamente nelle corde di Rachele Stanisci, la quale, sfoggiando una rigogliosa freschezza vocale, conferma la sua capacità di abbinare il sapiente uso dei piani proprio della raffinata belcantista con gli acuti argentini richiesti al soprano drammatico: il sì naturale di “Ebben, ne andrò lontana”, in questo senso, costituisce il momento più alto offerto dalle due serate.
L’indisposizione annunciata prima dell’inizio del quarto atto rende difficilmente giudicabile la prova del tenore Marcelo Alvarez, che pure, fino a quel momento, aveva attinto al bagaglio di esperienza accumulato nel corso di una lunga e onerosa carriera per disegnare un Giuseppe Hagenbach ribaldo nella sortita e grossolanamente mellifluo nella scena del bacio. Le asperità del terribile quarto atto vengono invece risolte con buona sicurezza da Kostantin Kipiani, grazie ad una voce corposa nei centri e squillante negli acuti.
Nei panni di Vincenzo Gellner, un artista levigato come Devid Cecconi propone il solito, credibile vilain, mentre meno a fuoco si rivela la prova di Enrico Di Geronimo, condizionata da un timbro molto chiaro e da una certa mancanza di squillo in acuto.
Convincente il Walter di Elena Schirru (apprezzata soprattutto nell’esecuzione della canzone del primo atto), una persistente traccia di vibrato rende lo Stromminger di David Cervera più patetico che autoritario.
La locandina è completata da Sonia Fortunato (Afra), Andrea Tabili (Il Pedone) e dal Coro guidato da Giovanni Andreoli.
La recensione si riferisce alle recite del 29 aprile e del 4 maggio 2025.
Carlo Dore jr.