Hermann | Martin Muehle |
Tomskij | Lucio Gallo |
Principe Jelezki | Thomas Lehmann |
Čekalinskij | Chance Jonas-O' Toole |
Surin | Padraic Rowan |
Čaplickij | Andrew Dickinson |
Narumov | Michael Bachtadze |
Maestro di cerimonie | Jörg Schörner |
La Contessa | Doris Soffel |
Lisa | Sondra Radvanovsky |
Polina | Karis Tucker |
La governante | Nicole Piccolomini |
Masha | Oleksandra Diachenko |
Direttore | Sebastian Weigle |
Regia | Sam Brown |
Scene e costumi | Stuart Nunn |
Luci | Linus Fellbom |
Coreografia | Ron Howell |
Drammaturgia | Konstantin Parnian |
Maestro del Coro | Jeremy Bines |
Maestro del Coro di voci bianche | Christian Lindhorst |
Orchestra delle Deutsche Oper Berlin | |
Coro della Deutsche Oper Berlin | |
Coro di voci bianche della Deutsche Oper Berlin |
"O mi sbaglio in modo spaventoso, oppure La dama di picche è un capolavoro".
Non si sbagliava Čajkovskij quando scrisse queste parole al fratello Modest, autore del libretto, durante il fitto scambio epistolare da Firenze, dove aveva completato quest'opera.
La dama di picche è effettivamente un capolavoro, di cui ogni volta di più si apprezza la complessità drammatica e musicale. La Deutsche Oper di Berlino l'ha presentata in una nuova edizione, di cui c'è stata la prima pochi giorni fa, e che ha viste dispiegate tutte le sue forze, uno spettacolo impegnativo che ha convinto solo in parte, penalizzato anche dal micidiale taglio della scena pastorale del secondo atto. Non è la prima volta che succede, ricordiamo che accadde anche a Napoli pochi anni fa, ma resta una scelta imperdonabile.
Correo ne è stato il direttore Sebastian Weigle, il quale, assecondato dall'affidabile Orchestra della Deutsche Oper, ha offerto una lettura funzionale, di sicura professionalità ma senza meriti speciali. Abbiamo sentito sonorità asciutte e qualche bell'affondo drammatico, ma l'impressione rimasta è di una lettura restata in superficie, spogliata di qualunque lirismo, in cui era inutile aspettarsi una messa in evidenza dei tanti preziosismi che Čajkovskij ha sparso a piene mani.
Il tenore brasiliano Martin Muehle ha voce robusta, di buon volume. È stato un Hermann febbrile, difficile, inquieto già dal suo primo apparire, con un timbro asciutto nel quale, forse per la continua tensione interpretativa, erano sacrificati i lati più bruniti e morbidi.
Sondra Radvanovsky ha confermato una forza interpretativa e una presenza scenica che sono le sue caratteristiche peculiari. All’inizio sembrava straniante vederla agghindata come un’adolescente, a testa bassa e (chissà perché) con gli occhiali, ma con la maturazione della sua Lisa è entrata sempre più “dentro” il personaggio, fino a dominare del tutto la sua ultima scena sulla Neva.
Certo il tempo passa, e soprattutto nelle mezze voci o negli aggiustamenti delle dinamiche la voce tende ad essere meno ferma, ma lì dove il canto si fa più sfogato nell’impeto drammatico la Radvanovsky ha ancora una forma e chiarezza vocale di assoluto rispetto.
Doris Soffel ha sostituito la prevista Hanna Schwarz. È stata una Contessa anomala, non vecchia cadente, ma donna ancora elegante e seducente, che tornata nei suoi appartamenti canta la ballata da Richard cœur de Lion di Gretry in abito da sera e gioielli, illuminata da uno spot come davanti a un microfono, con la mimica di una diva degli anni ‘20. Quando Hermann si infila nella sua stanza lei pur porgendogli le spalle già gli riempie una coppa di champagne, con un'ironica smorfia di delusione quando si rende conto che egli è lì solo per il mistero delle tre carte.
La vocalità della Soffel è certo appannata, ma la Contessa non è Amneris e una voce che mostri i segni dell'età ci può stare.
Con un canto ben solido Lucio Gallo è stato un Tomskij stentoreo, efficace contraltare alle follie di Hermann, e ha reso benissimo la Canzone delle tre carte nel primo atto.
La dama di picche riserva momenti musicali incantevoli anche alle parti minori, e qui Karis Tucker è stata molto brava nella canzone di Polina, Thomas Lehman ha risolto bene, senza troppo sentimentalismo, la romanza di Eletzki. Ancora Nicole Piccolomini è stata una rigida Governante, Chance Jonas-O’Toole e Pedrai Rowan vivaci, rispettivamente Čekalinskij e Surin.
Ancora, tutti validi nelle loro parti, Michael Bachtadze (Narumov), Andrew Dickinson (Čaplickij), Oleksandra Diachenko (Masha ), Jörg Schörner (Maestro di cerimonie).
Compatto e preciso nelle varie sezioni il Coro della Deutsche Oper guidato da Jeremy Bines. Molto bravi anche i bambini del Coro di Voci bianche del teatro, al cui capo c’è Christian Lindhorst.
Questa Dama di picche era prevista qualche stagione fa a firma di Graham Vick, poi tutto venne bloccato dalla pandemia e il progetto è stato ripreso da Sam Brown, che di Vick era assistente.
Molto interessante l'uso, specialmente nella scena in camera della Contessa, di brevi sequenze del film che fu tratto dalla Dama di picche nella Russia prerivoluzionaria del 1916, proiettate mentre l’azione va avanti.
Largo uso di pannelli girevoli sullo sfondo per le scene di Stuart Nunn in cui c'erano anche pedane ascendenti per creare i vari ambienti. Lo stesso Nunn ha creato gli anonimi costumi. Essenziale al disegno scenico era l’impianto luci, curato da Linus Fellbom.
Per il resto, l'intento era di creare una produzione sfarzosa inserendovi vari spunti concettuali per darle un'identità. Spunti non sempre comprensibili e spesso poco convincenti, soprattutto la festa all'inizio del secondo atto dove la nobiltà danzava con movimenti da varietà televisivo e pestando rumorosamente i piedi a terra con effetto-flamenco (del tutto fuori luogo la coreografia di Ron Howell) disturbando la musica, fino alla scena finale quando è apparso il tavolo da gioco compreso del cadavere di Lisa, fortunatamente portato via di peso dopo pochi minuti.
Deutsche Oper gremita per questa prima, e successo con applausi calorosi per tutti.
La recensione si riferisce alla rappresentazione del 9 marzo 2024.
Bruno Tredicine