Il marchese Giulio Antiquati | Alessandro Corbelli |
Gregorio Cordebono | Alex Esposito |
Gli allievi della Bottega Donizetti | |
Il marchese Enrico | Francesco Lucii |
Madama Gilda Tallemanni | Marilena Ruta |
Il marchese Pippetto | Lorenzo Martelli |
Leonarda | Caterina Dallaere |
Simone | Lorenzo Liberali |
Bernardino | Vittorio Giuseppe Degiacomi |
Direttore | Vincenzo Milletarì |
Regia | Francesco Micheli |
Scene | Mauro Tinti |
Costumi | Giada Masi |
Lighting design | Peter van Praet |
Video concept | Studio Temp |
Animazione | Emanuele Kabu |
Drammaturgo | Alberto Mattioli |
Assistenti alla regia | Lorenzo Nencini, Giorgio Pesenti |
Maestra al fortepiano | Hana Lee |
Maestro del Coro | Claudio Fenoglio |
Orchestra Donizetti Opera | |
Coro Donizetti Opera | |
Nuovo allestimento della Foindazione Teatro Donizetti | |
Edizione critica a cura di Maria Chiara Bertieri@Fondazione Teatro Donizetti |
Terzo titolo del Donizetti Opera edizione 2022 è l’opera buffa L’aio nell’imbarazzo composto da un Gaetano Donizetti ventisettenne per il Teatro Valle di Roma nel 1824 su libretto di Jacopo Ferretti e basato sulla commedia omonima di Giovanni Giraud.
Per tener fede al target che in questi anni si è prefissato il Festival dedicato al musicista bergamasco e cioè quello di riesumare le prassi esecutive più fedeli possibili ai suoi spartiti originali, si è ricorsi a una dettagliata ricerca da parte di Maria Chiara Bertieri, che collabora stabilmente con l’area scientifica della Fondazione del Teatro Donizetti per la cura delle edizioni critiche.
La ricostruzione della versione originale dell’Aio nell’imbarazzo è stata piuttosto laboriosa dato che la partitura originale è andata perduta ed esiste solo la versione successiva ampiamente rimaneggiata dallo stesso autore, andata in scena al Teatro Nuovo di Napoli nel 1826 che noi conosciamo come Don Gregorio, una versione con i dialoghi in prosa e in dialetto napoletano di cui sono arrivate a noi soltanto le parti modificate. Per la revisione si è partiti dunque dall’unica fonte presumibilmente certa e cioè il libretto originale stampato per la prima romana del 1824. Per la scelta della versione musicale si è deciso di seguire tre “indizi” specifici: la provenienza romana attestata dal frontespizio di una partitura affidata a una copisteria locale, la presenza in questa versione di tutti i recitativi che avevano una corrispondenza con il libretto originale e i significativi interventi di modifica, indubbiamente autografi, su questa partitura.
Il risultato di questa operazione si discosta parecchio dalle registrazioni attualmente in circolazione dell’Aio ma ha il pregio di essere “l’originale”.
Il marchese Giulio Antiquati (in questo caso “un nome una garanzia”) come si evince dalla sua aria di sortita “Basso, basso il cor mi dice…”, presumibilmente è stato deluso nel suo passato da qualche torto subito dal sesso femminile; per questo motivo tiene segregati in casa i due figli maschi ultraventenni per preservarli dalle medesime sofferenze e dai pericoli del mondo esterno:
ah quanti rischi io faccio lor evitar!
La vita è un mare.
Penso ai naufragi miei:
veder perirvi i figli io non vorrei.
E si sa, più si limita la libertà ai giovani e più si instilla loro la voglia di trasgredire. Ne consegue così che, a insaputa del padre, Enrico (il figlio maggiore) in realtà è sposato segretamente con una vicina di casa, Gilda, e da lei ha avuto persino un figlio, Bernardino. Ovviamente mamma e bimbo vivono nascosti e separati da Enrico. Il figlio minore invece, Pippetto, è palesemente attratto dall’anziana cameriera di casa, Leonarda unica donna con cui lui sia mai venuto a contatto. Dell’educazione dei due ragazzi si occupa Don Gregorio Cordebono, l’aio appunto, un burbero precettore alle dipendenze e agli ordini del marchese.
Nell’interessante idea registica di Francesco Micheli - coadiuvato dall’intervento del drammaturgo Alberto Mattioli - al quale è affidato il compito di inscenare questo Aio nell’imbarazzo, non siamo più nella casa-prigione borghese del libretto originale ma l’azione viene trasferita in un futuro distopico nemmeno troppo lontano (2042) dominato da social stranianti e internet che diventano “il mare” dal quale Antiquati vuole salvare i figli. Ecco che allora Don Gregorio è identificato come un influencer arrivista, mago del web ed esperto di social, la cameriera che seduce Pippetto diventa un’assistente di Don Gregorio che vorrebbe usurparne il posto, Enrico e Gilda si conoscono tramite i social. Tutto è dominato da internet e le vicende si dipanano nel mondo virtuale che però si sgretola quando entrano in gioco i problemi concreti di gestione di una coppia con un bambino che necessita di cure fisiche di una madre e di un padre.
Idea perfettamente realizzata anche grazie ai funzionali elementi scenografici di Mauro Tinti, alle proiezioni grafiche dai colori fluo di Studio Temp, alle animazioni di Emanuele Kabu e alle luci di Peter van Praet che ci accompagnano in un mondo coloratissimo e un po’ psichedelico che ci ricorda i video game. Anche i costumi di Giada Masi sono molto avveniristici, coloratissimi e orientaleggianti come per esempio il costume di Gilda che ricorda quello indossato dai samurai proprio per sottolineare il carattere battagliero del personaggio.
Il tutto funziona perfettamente, corredato da alcune gag che ci ricordano il carattere buffo dell’opera come per esempio il rocambolesco recupero di Bernardino da parte di Don Gregorio, resosi disponibile ad aiutare i due giovani genitori, filmato in parte in esterno e che arriva a portare in scena veramente un bambino di pochi mesi in carne ed ossa.
L’aio nell’imbarazzo è il titolo scelto quest’anno come opera-studio per la Bottega Donizetti.
Sotto la guida di Alex Esposito, coadiuvato eccezionalmente in questa occasione da Alessandro Corbelli, alcuni giovani, selezionati appositamente, sono stati istruiti per la messa in scena di quest’opera e si sono appunto esibiti assieme ai due Maestri.
Tutti i cantanti si sono comportati molto bene nonostante una comprensibile emozione, dimostrandosi molto sicuri nelle loro rispettive parti ed evidenziando di avere acquisito buone capacità sceniche. Tra loro si sono distinti soprattutto il soprano leggero Marilena Ruta nei panni di Gilda Tallemanni, che ha fornito un’interpretazione in crescendo fino ad arrivare al difficile rondò finale “Quel tuo sorriso o padre…”, affrontando in scioltezza tutte le agilità con buona musicalità e voce ben proiettata e il tenore Francesco Lucii nei panni di Enrico che, relegato in un ruolo da tenore leggero, ha dimostrato di possedere una buona tenuta nella zona più acuta dello spartito ma ci è sembrato però possedere le qualità per puntare a un repertorio più lirico visto il colore e il corpo vocale dei centri e nelle note basse.
Bravi e precisi anche gli altri componenti maschili del cast: il timbratissimo tenore Lorenzo Martelli nei panni di Pippetto e il puntuale basso buffo di Lorenzo Liberali impegnato nel ruolo di Simone.
Un po’ debole vocalmente la Leonarda di Caterina Dellaere seppur disinvolta scenicamente.
I due mattatori della serata sono stati ovviamente Alessandro Corbelli nei panni di Giulio Antiquati e Alex Esposito in quelli dell’influencer Don Gregorio.
É inevitabile, quando si parla di Alessandro Corbelli, che ci si focalizzi sulla sua gran classe di artista che pure bazzicando soprattutto nel repertorio buffo nel corso della sua lunga carriera, dimostri sempre una comicità molto controllata e mai sopra le righe. Anche la tenuta prettamente vocale è supportata da una solidissima tecnica anche in un ruolo lungo e particolarmente complesso come quello di Giulio che insiste su una tessitura piuttosto alta. In forma smagliante, sicuramente è stato un ottimo valore aggiunto per i ragazzi che hanno avuto la fortuna di ascoltare i suoi consigli.
Alex Esposito è un esilarante Don Gregorio aiutato anche dalla sua atleticità in scena e dalle sue doti interpretative. Ha rappresentato egregiamente il ruolo del freddo arrivista che però poi diventa "umano" nel momento in cui decide di aiutare Enrico e Gilda a riunirsi con il loro bambino. Inconfutabili, specialmente in questo repertorio brillante, sono le sue doti caratterizzate soprattutto da un volume ragguardevole, da un ottimo fraseggio e da una dizione perfettamente scandita anche quando sciorina le agilità.
Il giovane Direttore Vincenzo Milletarì ha tenuto brillantemente le redini dell’Orchestra Donizetti Opera e del Coro Donizetti Opera ben istruito da Claudio Fenoglio,dimostrando di aver ottimamente assimilato la partitura donizettiana restituendone una frizzante lettura e mantenendo anche un buon controllo del rapporto buca-palcoscecnico.
Sempre precisi e puntuali gli interventi al fortepaino di Hana Lee.
Al termine il pubblico ha dimostrato di aver apprezzato tributando calorosi applausi per tutti gli artisti coinvolti.
La recensione si riferisce allo spettacolo del 20 novembre 2022.
Susanna Toffaloni