Antonin Dvořák | Concerto per violoncello e orchestra in si minore op. 104 |
Raminta Šerkšnytè | Fires, per grande orchestra (2010) - Prima esecuzione in Olanda |
Richard Strauss | Morte e trasfigurazione, poema sinfonico op. 24 |
Violoncello | Ivan Karizna |
Direttore | Markus Poschner |
Nederland Philharmoisch Orkest | |
Orchestra Filarmonica Olandese |
Bel programma quello presentato dalla Nederlands Philarmonisch Orkest lo scorso 16 gennaio al Concertgebouw di Amsterdam che ha visto Fires, brano della compositrice lituana Raminta Šerkšnytė, impaginato fra il Concerto per violoncello in si minore op. 104 di Dvořák e il Poema sinfonico op. 24 Tod und Verklärung (Morte e trasfigurazione) di Richard Strauss.
Solista nel Concerto di Dvořák, il violoncellista francese Ivan Karizna (classe 1992, medaglia di bronzo al Concorso Čajkovskij nel 2011, quinto al Concorso Queen Elizabeth nel 2017) che ha sostituito un indisposto Truls Mørk. Sicuramente singolare il suo approccio a questo concerto, uno dei capisaldi (forse IL caposaldo) del repertorio per violoncello e orchestra, affrontato di slancio e con estro: Karizna non ha sicuramente paura di prendersi dei rischi sia musicali che strumentali: rischi che se da un lato rendono l’esecuzione eccitante non sempre si risolvono in perfezione strumentale, come è accaduto in un paio di punti nel primo movimento. Molto suggestiva, comunque, l’interpretazione del secondo movimento, risolto con un lirismo appassionato ma non stucchevole.
Assai interessante il brano Fires, una meditazione per orchestra in due tempi (Misterioso e Con brio) nata nel 2010 da una commissione dell’Orchestra della Radio Bavarese nell’ambito di un progetto che vide la commissione di sei composizioni ispirate alla vita e all’opera di Beethoven da eseguirsi in concerto assieme alle Sinfonie (il brano lo si trova inciso assieme alla Quarta e Quinta sinfonia nel cofanetto dell’integrale diretto da Mariss Jansson con l’orchestra bavarese pubblicato nel 2013). Fires si sviluppa come un unico arco di continua e crescente tensione, rivestito di un’orchestrazione iridescente e soggiogante, che si risolve con una clamorosa quanto stupefacente citazione dell’incipit della Quinta di Beethoven. Markus Poschner sul podio naviga con grande sicurezza e convinzione questo gigantesco organismo musicale, benissimo supportato dall’orchestra olandese.
Chiudeva il concerto Morte e trasfigurazione, quarto dei dieci poemi sinfonici di Strauss, scritto nel 1889 quando il compositore aveva 25 anni: Poschner e l’Orchestra Filarmonica Olandese (ottima in tutte le sezioni, tranne forse nei fiati, un po’ appannati in questa occasione) ne hanno data una lettura avvincente e convincente durante la quale è apparso chiaramente il gusto del direttore tedesco per espandere contrasti e per l’effetto insolito.
La recensione si riferisce al concerto del 16 gennaio 2023.
Edoardo Saccenti