Titolo | Puccini '900. La seduzione della modernità |
Autore | Filippo Del Corno |
Editore | Edizioni Curci |
Numero di pagine | 126 |
Anno di pubblicazione | 2024 |
Prezzo | 17 € |
ISBN | 978-88-6395-472-2 |
Non poteva trovare collocazione migliore, questo nuovo libro di Filippo Del Corno, che la collana Correnti delle Edizioni Curci diretta da Carlo Boccadoro e aperta alla divulgazione musicale in ogni suo aspetto. Arricchito dalla prefazione di Riccardo Chailly, Puccini '900 mira a fare luce su un aspetto poco considerato del compositore lucchese, almeno in terra italica.
Anzitutto non lasciatevi ingannare dal titolo, invero bruttarello. Come spesso accade, il vero titolo – quello rivelatore del contenuto del libro, e che meglio lo riassume – è il complemento: La seduzione della modernità.
Ora, è noto che Puccini non sia mai stato un nostalgico passatista, eppure l'idea che sia stato un continuatore-epigono di un'italica tradizione che traccia la sua genealogia fin dai compositori che hanno fatto grande l'opera italiana nel mondo durante il secolo XIX e anche prima è sempre stata molto forte nelle nostre teste, certamente anche per ragioni di orgoglio patrio. Questo agile volume di Filippo Del Corno si prefigge di mostrare che le cose non stanno esattamente così.
O meglio: non solo. Perché Puccini fu anche un compositore pienamente inserito nel suo tempo, un compositore che viveva e respirava la musica e la cultura europea del primo Novecento. Ed è questo aspetto che a Filippo Del Corno – compositore anch'egli – interessa mettere in luce, forse perché Puccini è sì nell'olimpo dei grandi della musica ma sotto la voce Opera, che poi è l'unico campo che ha veramente praticato. Mentre Puccini meriterebbe di stare al fianco dei grandi geni della musica totale, al pari di un Gustav Mahler, un Arnold Schönberg, un Claude Debussy.
E Del Corno snocciola la sua tesi con stile gustoso, in un libretto di agile lettura. «La brevità, gran pregio», tanto per restare in tema: centoventi pagine possono sembrare quasi poche, considerando il fine che si prefigge. E invece sono dense di informazioni – musicologiche e non – e la lettura è scorrevole anche per i non specialisti. Del Corno si è immerso tra le partiture pucciniane con l'abilità di un sommozzatore esperto per isolare quelle informazioni utili a intessere una fitta rete di dettagli musicali, similitudini, indizi e analogie rivelatorie della portata europea del nostro: non un semplice compositore italiano (peraltro dal “limitato orizzonte spirituale” e dalle “modeste ambizioni espressive”, come riporta una Storia della musica del 1952 a cura di Andrea Della Corte e Guido Pannain che Del Corno cita), ma un «innovatore del linguaggio armonico novecentesco» (e questo era il giudizio di Schönberg).
È un libro che ha due anime: da un lato c'è il Del Corno appassionato pucciniano, desideroso di raccontare con enfasi da consumato romanziere un tema che lo appassiona. È quello che traspare in ogni pagina grazie a uno stile narrativo che invoglia a una lettura tutta d'un fiato (pensiamo a come racconta l'incontro tra Puccini e Schönberg, ai ricordi del piccolo Luciano Berio, ma anche alla simpatica scelta di suddividere i capitoli in prologo, atti e intermezzi...); e dell'altro lato c'è il Del Corno musicologo che appare come fosse una digressione per illuminare i punti focali della tesi che sostiene, quasi imponendosi sul primo che a volte sembra lasciarsi un po' troppo prendere dalla fantasia.
Perché se c'è un critica negativa che possiamo muovere al libro è l'eccesso di entusiasmo: alcuni paragoni appaiono davvero troppo arditi, lanciati là quasi dal nulla, con pochissimi dati certi a cui appoggiarsi. E il Del Corno musicologo lo sa bene e si precipita a puntualizzarlo, con – gli va riconosciuto – grande onestà intellettuale.
Suggestioni e niente più: ma che lasciano intravvedere come Puccini non vivesse arroccato nella sua villa di Torre del Lago, ma fosse pienamente inserito – e con consapevolezza – nello Zeitgeist della sua epoca.
Emiliano Michelon