Autore | Pier Luigi Pizzi |
A cura di | Mattia Palma |
Editore | EDT srl - Biblioteca di cultura musicale |
Prima edizione | Maggio 2023 |
Pagine | 286 |
Prezzo di copertina | € 22,00 |
ISBN | 978-88-5928-300-3 |
“Non si può mai stare tranquilli” chiosa Pier Luigi Pizzi a commento di molti dei fatti da lui raccontati nel suo libro di memorie. A questa frase potrei aggiungere un “Da leggere!” e concludere così la recensione.
Sì, perché “da leggere” è stata l’idea dominante che mi ha accompagnato durante il piacevolissimo scorrere delle pagine di questo volume che è intrigante, istruttivo, ironico, allegro e assieme profondo, con passi che muovono alla riflessione e alla commozione sulla grande avventura della vita, così amata dallo stesso autore.
Credo che sia un testo a cui si possono approcciare tutti, anche chi non frequenta assiduamente il mondo del teatro (e non solo) tanta è la notorietà dei molti personaggi di cui si raccontano aneddoti e ricordi, su cui si fanno considerazioni e di cui si analizza l’arte, spesso in poche frasi e mai con pesantezza, sempre con competenza.
Leggendo di una carriera iniziata nel 1951, al Piccolo Teatro di Genova, non ci si annoia e, anzi, vien voglia di segnare nomi di persone, titoli di opere, di spettacoli di prosa, di film, di libri, quadri da vedere, luoghi da visitare, perché Pizzi ci incuriosisce su ciò che ha fatto, veduto, apprezzato.
Un esempio? Ho già in cantiere la visione dell’Orlando furioso in parte girato nello stupendo Palazzo Farnese di Caprarola (luogo che mi incantò).
“Logica, estetica, rigore e ironia”, sono questi i quattro strumenti con i quali l’autore riassume il suo stile: i primi tre sono sempre sotto gli occhi di tutti, del quarto ci accorgiamo ancora di più durante il trascorrere delle pagine e sorridiamo molto spesso perché “Pigi”, tra i suoi meriti, ha anche quello di incantarci con la descrizione dei vezzi e vizi, peccatucci e virtù dei tanti di cui scrive, senza mai scadere nel pettegolezzo. Credo che nessuno si sia offeso (o si sarebbe offeso: molti non sono più qui) nel ritrovarsi in queste pagine, non la divina Montserrat nel racconto dei meloni mangiati a Aix-en-Provence la notte prima di cominciare le prove della Semiramide (… non si può mai stare tranquilli…), né le Gemelle Kessler e la Fracci scoperte a scambiarsi nomi di pomate decontratturanti, né la Raina (altra divina) di cui va detto che a inizio carriera, e prima di diventare quell’icona di stile che è, “…si vestiva malissimo”.
Per tutti i personaggi che incontriamo c’è più di una semplice citazione: molto si parla dei tanti che sono stati e sono importanti, fondanti nella vita di Pizzi; abbastanza dei moltissimi che l'hanno incrociata più o meno brevemente.
Per giudicare quanti siano basta guardare l’indice: ventitré pagine di nomi, una cinquantina per pagina; da Aalto Alvar, Abba Marta, Abbado Claudio a Zoppelli Lia, Zurbarán Francisco de, Zurlini Valerio. Si può facilmente immaginare chi troviamo in mezzo.
La vita privata è raccontata “senza pudore ma con pudore”, le scelte personali consapevolmente difese; le origini dalla buona borghesia milanese e i grandi successi professionali traspaiono senza mai ferire o indisporre il lettore, anche perché la dedizione al lavoro, da grande artigiano, appare inconfutabile.
Insomma, c’è anche da prendere esempi di vita da questo libro: non arrendersi mai perché il bello deve ancora venire, afferrare la vita con ironia: tanto “non si può mai stare tranquilli”.
Veramente da leggere.
Marilisa Lazzari