Editore | Zecchini Editore |
Numero pagine | 1528 |
ISBN | 978-88-6540-300-6 |
Prezzo di copertina | € 129 |
Con l’uscita delle “Cronache di Mozart”, a cura di Marco Murara e per i tipi di Zecchini Editore, si è conclusa quella che potremmo definire come la “sacra trilogia” monografica dedicata a Mozart. Dopo le prime traduzioni italiane dell’epistolario completo (in quattro corposi volumi) e della biografia di Georg Nikolaus Nissen e oltre tre anni di appassionato lavoro, Murara ha finalmente pubblicato oltre duemila documenti di vario genere (estratti da diari, annunci pubblicitari, recensioni, lettere) coevi alla vita di Mozart che tracciano il percorso artistico, e indirettamente biografico, del compositore.
Come già per l’epistolario e per il testo di Nissen, i due volumi delle “Cronache” costituiscono uno strumento utile e interessante per lo studioso o il semplice appassionato che desideri approfondire la vita di Amedé. “Fonti secondarie”, come correttamente definite da Angelo Foletto nell’introduzione, indispensabili per comprendere l’accoglienza del “caso” Mozart da parte del continente europeo due secoli e mezzo fa. Se nelle lettere il lettore ha modo di confrontarsi in prima persona con il musicista, nei documenti raccolti da Murara il punto di osservazione è esterno e ci consente di capire lo stupore, la meraviglia ma anche le incomprensioni che salutarono l’avvento della cometa mozartiana nel firmamento musicale e culturale dell’epoca.
La lettura dei testi non solo conferma la straordinarietà artistica di Mozart, a noi ben nota, ma ci sorprende con numerose curiosità. Mi riferisco, ad esempio, alle testimonianze relative ai lunghi viaggi compiuti da Wolfgang e Nannerl in compagnia del padre Leopold. Interessante, tra i numerosi testi riportati, una lettera pubblicata sul Public Avertiser il 10 Maggio 1765, durante il soggiorno londinese del piccolo Wolfgang, nella quale leggiamo che alcuni: “si arrovellano per svalutarlo con innegabile falsità; e mentre ammettono con riluttanza il valore della sua esibizione, asseriscono che non si tratta dell’esibizione di un bambino – un bambino di otto anni, ma di un uomo – un uomo ridotto a persona di piccole dimensioni da qualche difetto della natura”.
I sospetti sull’età reale di Mozart serpeggiano anche nella “Relazione alla Royal Society” redatta da Daines Barrington nel 1769. Nell’evidenziare le doti musicali del tredicenne Mozart, Barrington ammise, in proposito, di aver “condotto per parecchio tempo le più approfondite indagini (…)finchè ho avuto la fortuna di procurarmi un estratto dai registri di quel luogo [Salisburgo]per il tramite di sua eccellenza il conte Haslang”. Sull’educazione impartita dal padre al piccolo Wolfgang è stimolante vedere quanto scriveva Hasse in una lettera del 1771: “egli [Leopold] idolatra il suo figlio un poco troppo, e fa perciò quanto può per guastarlo; ma io ho tanta buona opinione del naturale buon senso del ragazzo che spero a dispetto degli incensi del padre non si guasterà, ma diventerà un brav’uomo”. La spiccata intraprendenza di Leopold non fu così apprezzata negli ambienti altolocati dell’epoca. In una nota del 12 Dicembre 1771 indirizzata da Maria Teresa d’Asburgo al figlio, l’Arciduca Ferdinando, l’imperatrice metteva in guardia dall’assumere i Mozart con un chiaro monito: “se sono al vostro servizio, queste persone lo avviliscono correndo in giro per il mondo come mendicanti. Inoltre, egli [Leopold] ha una famiglia numerosa”. Oltre alle fenomenali qualità di virtuoso al cembalo e al violino, i contemporanei intravvidero immediatamente le doti creative di Mozart.
Oltre alle prestigiose commissioni (in particolare per Milano) che ne attestavano la stima, un anonimo articoletto apparso sul Journal de musique del 1771 osservava che Mozart, alle capacità come esecutore, “aggiunge un merito assai più grande ancora, ossia quello della composizione; la sua è di un gusto incantevole e non ci si riesce a stupire abbastanza di trovare tante idee in una testa così giovane”. Consensi per una creatività che negli anni seguenti sarà anche incompresa da quanti abituati ad una pratica musicale disimpegnata ed edonistica. “La musica di Mozart è ben troppo difficile per il canto”, così scriveva l’imperatore Giuseppe II al Conte Orsini Rosenberg nel 1788. In quello stesso anno un lungo articolo apparso sul Journal des Luxus riconoscendo la grandezza del salisburghese avvertiva la necessità che le sue musiche dovessero essere eseguite unicamente da professionisti perché “l’esecuzione richiede la massima precisione”.
La particolare fortuna riconosciuta al “Ratto dal Serraglio” testimonia come il nome di Mozart, nell’ultimo quarto del diciottesimo secolo, fosse associato alla possibilità di nascita di un teatro nazionale tedesco da contrapporre all’opera italiana allora impersonata, a Vienna, da una figura di primo piano come Antonio Salieri. Murara ha cucito tra loro la mole di documenti raccordandola con note esaustive ed appassionanti, inappuntabili nel contestualizzare ogni momento della parabola umana e artistica del musicista. Il volume riporta anche l’inventario dei beni lasciati dal compositore al momento della sua prematura scomparsa e gli atti giudiziari legati alla successione. Documenti particolarmente toccanti dai quali traspare la disperazione umana ed economica della vedova Costanza e dei due piccoli figli.
Lodovico Buscatti