Pianoforte | Maria Gabriella Mariani |
Claude Debussy | Estampes |
Maria Gabriella Mariani | Mediterranea - Suite per piano: |
Solo (2013) | |
La Canzone di Pulcinella (2009) | |
Chef Tango (2019) | |
Francis Poulenc | Napoli, suite pour le piano |
Sergej Sergeevič Prokof'ev | Visions Fugitives Op.22 |
EAN Code: 7.46160912066 | |
Edizione: Da Vinci Classics | |
Supporto 1 Cd | |
Anno di pubblicazione 2021 |
“Visions” è il titolo di una delle ultime fatiche discografiche di Maria Gabriella Mariani, artista napoletana originale e poliedrica (è impegnata su diversi fronti: composizione, esecuzione pianistica, letteratura, etc.). Il Cd, edito da Da Vinci Classics, è il risultato di un ambizioso programma che si articola su una molteplicità di fili conduttori, il più evidente dei quali sembra essere quello formale, ossia il riferimento al genere della suite nei vari pezzi proposti. Tuttavia l’accostamento tra i brani incisi non evidenzia dei rimandi dall’uno all’altro pensati in maniera squadrata e rigorosa. Estampes di Debussy, Napoli di Poulenc, e Vision Fugitives di Prokofiev presentano infatti numerosi elementi di eterogeneità compositiva: in Debussy la rievocazione dell’oggetto è sempre sfumata, allusiva, benchè il titolo di ciascun brano sia indicato nell’intestazione piuttosto che con i puntini sospensivi posti alla fine del brano (quest’ultimo stilema tipico dei Preludi); in Poulenc il solare bagaglio di ricordi italiani è evocato in maniera brillante ma tutto sommato generica e talvolta ingenua; in Prokofiev, infine, non solo siamo lontanissimi dal mondo degli altri due compositori, ma l’opera sostanzialmente rifugge anche dal contenitore formale della suite, declassandosi a ciclo, se non a mera raccolta.
E tuttavia è proprio all’ascolto consecutivo dei pezzi proposti (insieme a quello dell’ancor più ambiziosa Mediterranea della stessa Mariani) che si svela l’unità della proposta dal punto di vista della sostanza musicale. Infatti l’altro importante fil rouge che avvince l’impaginato è ravvisabile nel meccanismo dell’impressione musicale come stimolo compositivo, e ancor prima in quello della reminiscenza, oggettivata, appuntata sul pentagramma in modo spesso rapsodico, seguendo il flusso dei ricordi piuttosto che sviluppando un “programma” musicale ben preciso.
Discorso a parte merita l’inedita Mediterranea – Suite for piano. Deve darsi atto che l’insieme presenta notevole freschezza d’ispirazione pur in presenza di qualche ridondanza, peraltro calata in alcuni portati della tradizione pianistica, anche dell’800. L’elemento “mediterraneo” è costantemente presente per mezzo di una invenzione melodica sempre piena e sensuale, nelle pieghe della quale fa capolino il ritmo di tarantella (nel primo movimento, Solo). Il secondo tempo, La Canzone di Pulcinella, è forse quello più discontinuo e di difficile ascolto, con frammenti che rimandano a Rachmaninov e addirittura a Schumann. Il terzo, Chef Tango, è il più riuscito: preceduto da una introduzione suggestiva e impreziosita da un tema molto bello, il tango si impossessa gradualmente dell’intero movimento fino a manifestarsi in modo veramente perentorio soltanto dopo cinquanta battute. Ma quello stesso ritmo si stempera subito in ripiegamenti melodici – chiaramente chopiniani – mentre il materiale tematico viene più volte rielaborato con originalità fino alla travolgente coda.
L’esecuzione della Mariani non delude. Sostanzialmente a suo agio con Debussy, davvero brillante e d’effetto in Poulenc, la pianista napoletana mantiene invece un approccio più frenato in Prokofiev, smorzando in parte il carattere di schizzo pianistico tipico di questi pezzi a volte brevissimi. L’impressione generale, a dispetto di un programma piuttosto “liquido”, è tuttavia quello di un grande equilibrio e rispetto della partitura, unito ad un’efficienza tecnica degna di nota.
Per quanto concerne la qualità dell’incisione, si percepisce una presa di suono piuttosto secca che non rende un buon servizio a Debussy, mentre appare più adatta agli altri brani in programma (specialmente alla Mediterranea, dal momento che il riverbero davvero contenuto attenua la ricchezza di effetti della veste pianistica).
Ben curato infine il booklet, con le approfondite note musicologiche di Chiara Bertoglio.
Lorenzo Cannistrà