Tristan | Andreas Scahager |
Isolde | Rachel Nicholls |
Brangane | Michelle Breedt |
Kurwenal | Brett Polegato |
Re Marke | John Relyea |
Melot | Andrew Rees |
Un pastore | Gregory Bonfatti |
Un timoniere | Gianfranco Montresor |
Voce di un giovane marinaio | Rainer Trost |
Direttore | Daniele Gatti |
Regia | Pierre Audi |
Scene e costumi | Christof Hetzer |
Luci | Jean Kalman |
Video | Anna Bertsch |
Regia televisiva | Annalisa Buttò |
Orchestra e coro del Teatro dell'opera di Roma |
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Dopo l’esordio a Parigi, questo allestimento di Tristan und Isolde di Richard Wagner è transitato al Teatro dell’opera di Roma, nel novembre del 2016. Da quelle serate è stato tratto un DVD poi commercializzato dalla Unitel e proprio a questa registrazione si riferisce la recensione.
Da qualche anno, magari non in modo continuativo ma sempre più spesso, i responsabili della regia televisiva sono più attenti a valorizzare gli spettacoli, limitando i primi piani troppo ravvicinati e cercando, invece, di dare un’idea complessiva di ciò che avviene sul palco. Da questo lato Annalisa Buttò, responsabile delle riprese video, ha fatto un buon lavoro perché restituisce piuttosto bene pregi e difetti dell’allestimento di Pierre Audi già recensito da OperaClick.
Le scene di Christof Hetzer, che firma anche gli algidi costumi, sono improntate a un geometrico e simbolico minimalismo non privo di fascino, in cui gli spazi assumono una bella tridimensionalità grazie alle splendide luci di Jean Kalman. Il lavoro di regia vera e propria si concentra sulla simbolica caratterizzazione di Melot e sulle poche – troppo poche, forse - interazioni tra i personaggi. Credo che la scelta di rappresentare l’amore tra i protagonisti in modo così anodino sia pensata per evidenziare l’atemporalità ultraterrena della vicenda e, in questo senso, trovo che l’allestimento sia riuscito.
Il problema, e non è cosa da poco, è che la straordinaria direzione di Daniele Gatti va in senso opposto alla regia. Il direttore infatti connota di sensualità e vitalità la formidabile partitura wagneriana sin dal Preludio, grazie a dinamiche orchestrali anche violente ma allo stesso tempo misurate, espressive, efficaci. Il duetto del secondo atto è al calor bianco, vibrante e palpitante, ricco di pathos e sensualità. Emozionante il finale che, francamente, poche volte ho ascoltato – certo, solo in teatro “si ascolta” davvero un’opera – così vicino a quel senso di annullamento cosmico sul quale si continua a dibattere da un secolo e mezzo.
Ottima la prova dell’Orchestra e del Coro del Teatro dell’opera, quasi ad anticipare i brillanti risultati degli impegni successivi di Gatti a Roma.
Il cast è complessivamente di buon livello ma, dal mio punto di vista, solo il basso Jean Relyea (Re Marke) e il mezzosoprano Michelle Breedt (Brangäne) risultano pienamente convincenti.
Il Tristan di Andreas Schager, ormai veterano della parte, è solido ma punta soprattutto ad arrivare alla fine senza danni a scapito di quella febbrile e ansiogena tensione che dovrebbe esprimere. Rachel Nicholls è il classico esempio di soprano wagneriano che sfodera acuti poderosi, ma una Isolde per essere pienamente risolta dovrebbe esprimere anche qualcosa di meno superficiale.
Il resto del cast, che trovate in locandina, è funzionale allo spettacolo e si colloca in una routine di discreto livello. Tutti i cantanti, peraltro, se la cavano piuttosto bene dal lato attoriale.
Daniele Gatti über alles, insomma, la sua direzione vale l’acquisto del DVD.
Paolo Bullo