Psyché, Femme affligée | Ambroisine Bré |
Vénus, Muse | Bénédicte Tauran |
Amour, Aglaure, Nymphes | Deborah Cachet |
Flore, Cidippe, Nymphes, Muse | Eugénie Lefebvre |
Vertumne, Amour jeune homme, Mercure | Cyril Auvity |
Vulcain, Homme affligée, Furie | Robert Getchell |
Palémon, Silène, Zéphire, Furie, Bacchus | Fabien Hyon |
Apollon, Zéphire, Satyre | Zachary Wilder |
Jupiter, Homme affligée, Satyre | Philippe Estèphe |
Lycas, Le Roi, Momus, le Fleuve, Furie | Anas Séguin |
Mars | Matthieu Heim |
Les Talens Lyriques | |
direttore Christophe Rousset | |
2 Cd Château de Versailles CVS086 | |
Self Distribuzione S. r. l. |
La collezione Opéra Français dell’etichetta Château de Versailles si arricchisce di un nuovo titolo dedicato a Jean-Baptiste Lully con la seconda versione di Psyché, rappresentata la prima volta all’Academie royale de musique a Parigi nel mese di aprile del 1678. Per l’occasione, Thomas Corneille aveva rimaneggiato il precedente libretto scritto da Molière, Pierre Corneille e Philippe Quinault, quest’ultimo caduto in disgrazia (provvisoriamente) per volere di Madame de Montespan, in rotta per essersi identificata in una Giunone abbandonata da Giove proprio mentre stava perdendo i favori del re. Per la forma, Psyché risulta essere una tragédie lyrique in un prologo e cinque atti.
Se il prologo e i primi due atti sono ricchi di parti vocali e strumentali scintillanti, nel terzo e il quarto atto prevalgono le lunghe tirate accompagnate dall’orchestra, necessarie allo sviluppo dell’azione, inframmezzate da ritornelli e anticipate da preludi. Il quinto atto, con apoteosi finale, è ricco di arie che permettono a tutte le divinità di apparire individualmente o in coro, come nel finale flamboyant con trombe e percussioni.
La favola di Amore e Psiche è tra le preferite tra pittori e artisti e sembra fatta apposta per risplendere alla corte di Luigi XIV. C’è tutto: la passione, l’invidia, l’orrore, la gelosia e tutti gli altri incidenti che possono ostacolare il vero amore. Anzi, a ben vedere, il perfetto amore carnale dato che i due amanti si trovano solo al buio, sono condannati a non vedersi e pertanto non hanno altro progetto di vita che passare ogni futura notte insieme con la massima soddisfazione reciproca. Poi le sorelle invidiose, alcune divinità (altre no) e in generale l’entourage della meravigliosa Psiche faranno di tutto per sciupare l’incanto ma le perfidie saranno sventate. Apoteosi finale.
Si sa che la drammaturgia è il punto debole delle tragédie lyrique di Lully. A scene grandiose dal punto di vista musicale si alternano lunghe tirate destinante a far procedere la vicenda o a esprimere i pensieri dei personaggi. In Psyché in particolare il terzo e il quarto atto sono scarni, per poi riprendere vita nel quinto. In compenso la musica, quando c’è, è magnifica e Christophe Rousset ne è uno dei massimi interpreti. Da subito esordisce con piglio arioso, leggero, dinamico ed un fascio di suono trasparente, armonioso, perfetto per parlare d’amore. Poi lo scintillio dei ritornelli, degli intermezzi e delle danze in cui Les Talens Lyriques danno lezione di swing alla francese, per non parlare del clavicembalo concertante, perfetto. La direzione è tanto energica per la parte strumentale quanto giustamente contenuta ed espressiva negli accompagnamenti ai lunghi melologhi; senza risparmio nelle numerose marce, con percussioni in evidenza, come nel grandioso finale che accompagna il coro degli dei.
La compagnia di canto è sterminata. Segnaliamo Ambroisine Bré, giovane mezzosoprano, responsabile del ruolo del titolo nonché protagonista del Plainte italienne, un curioso intermezzo in lingua italiana inserito nel primo atto. Il timbro è interessante, lo stile ben definito e la vocalità senz’altro attrezzata; la dizione è chiara in entrambe le lingue. Tra gli dei si distinguono Bénédicte Tauran come Venere e Deborah Cachet, Amore. In un cast in cui prevalgono le voci maschili, spicca, come sempre, Zachary Wilder che, nel ruolo di Zefiro, dà vita a un delizioso duetto di tenori con un Vulcano alla sua altezza, Robert Getchell, sorprendente perché fresco e delicato, in totale contrasto con l’immagine tradizionale del dio. Wilder si ripete anche come Apollo, languido e divino, mentre Giove (Philipe Estèphe) e Marte (Matthieu Heim) sono assertivi e potenti, come da contratto. Incantevoli anche le ninfe di Deborah Cachet e Eugénie Lefebre, impegnata anche come dea Flora.
Il doppio compact disc è stato registrato dal vivo all’Opéra Royal de Versailles nel gennaio 2022. L’incisione è di buona qualità e le note di copertina sono esaurienti.
Daniela Goldoni