Les cris de Paris |
Geoffroy Jourdain |
1 CD |
harmonia mundi |
HMM 902632 |
Self Distribuzione S.r.l. |
Les cris de Paris è un ensemble che si divide tra il repertorio rinascimentale e barocco e quello contemporaneo, con qualche sprazzo di Ottocento. Nasce nel 1998 per iniziativa di Geoffroy Jourdain, un direttore che collabora coi importanti istituzioni legate alla musica contemporanea come l’IRCAM di Parigi e la Biennale di Venezia, così come appare in festival specializzati nel barocco tra cui Beaune e Royaumont. C’è un legame tra antico e contemporaneo, più o meno continuativo, che riguarda alcuni ensemble. Dalla frequentazione di questi mondi solo in apparenza lontani deriva solitamente un forte lavoro di analisi del suono e del suo diffondersi nello spazio, insieme al gusto della riscoperta, così frequente in chi lavora sull’antico, con una ricerca non molto distante da quella di chi si trova a interpretare per la prima volta un inedito contemporaneo. In entrambi i casi assume grande rilievo la responsabilità dell’interprete che deve veicolare qualcosa di inaudito. Per questo l’approccio di Jourdain a due secoli di musica veneziana è così accattivante, benché il bel programma di Passions presenti opere ed autori non certo sconosciuti, esempi di una grande stagione culturale che muove da Giovanni Gabrieli (1555-1612) per giungere fino ad Antonio Lotti (1666-1740) e Antonio Caldara (1671-1736). Tra questi estremi temporali si collocano i protagonisti del grande Seicento veneziano, quasi tutti maestri di cappella in San Marco o con ruoli di grande responsabilità legati a questa grande istituzione musicale. Tra tutti Claudio Monteverdi, poi Francesco Cavalli e Giovanni Legrenzi.
La raccolta è quasi del tutto dedicata a opere sacre, con un filo conduttore dedicato a cinque diverse versioni del Crucifixus, espressione di estremo dolore, passione violenta legata proprio al supplizio di Cristo. Così come è dolente il brano d’apertura, la ninna nanna di Tarquinio Merula (1594-1665) Hor ch’è tempo di dormire, in cui Maria culla il bambino elencandogli tutti i dolori che lo attendono, senza risparmiargli i particolari più cruenti. Su un accompagnamento scarno di tiorba la voce chiara Michki Takahashi inizia, sommessamente a elencare i supplizi in un crescendo di pathos accompagnato dal rinforzo degli strumenti, sempre più incalzanti. Anche la lettura del celebre Ballo delle ingrate segue questa linea. Dopo un inizio sottotraccia, lento e lontano, la danza cresce con una tensione continua, sottolineando ogni cambio di ritmo, così frequente in Monteverdi, con diversi accenti espressivi. I numerosi brani polifonici a 4, 6, 8 e 16 voci, tutti in parti reali, si espandono nello spazio anche in virtù di un’ottima registrazione, testimone di una specifica ricerca in quel senso, oltre che di una considerevole qualità delle voci di questo ensemble.
Le linee ispiratrici di questo compact, le umane passioni e Venezia, emergono con chiarezza e lo rendono prezioso sia per chi voglia avvicinarsi alle musiche del periodo che per gli ascoltatori più attrezzati, in virtù dei numerosi spunti interpretativi che propone.
Daniela Goldoni