Giovanni Battista | Paul-Antoine Benos-Djian |
Erodiade - la figlia | Alicia Amo |
Erode | Olivier Dejean |
Erodiade - la madre | Gaia Petrone |
Consigliero | Artavazd Sargsyan |
Discepolo | Thibault Givaja |
Direzione, cembalo e organo | Damien Guillon |
Le Banquet Céleste | |
Registrato nel maggio 2019 all’ Abbaye Royale de Fontevraud, Francia | |
1 Cd Alpha-Cassics.com durata (80.42) |
L’opera non era affatto amata dai Papi nella Roma del Seicento e Settecento e questo portò allo sviluppo dell’oratorio sacro, un genere ibrido che mutuava dal melodramma la componente drammatica. Giacomo Carissimi scrisse sublimi oratori, seguiranno Bernardo Pasquini, Alessandro Scarlatti, Giovanni Legrenzi, Antonio Caldara. Il periodo d’oro continuerà fino al Settecento con le prove di Händel (La resurrezione e Il trionfo del tempo e del disinganno), i quattro oratori di Vivaldi, di cui si conserva solo la Juditha triumphans, e Pergolesi con La fenice sul rogo o vero La Morte di San Giuseppe e Li prodigi della divina grazia nella conversione e morte di S. Guglielmo Duca d'Aquitania.
Ai tempi di Stradella a Roma era in attività un teatro d’opera voluto da Cristina di Svezia, il teatro di Tor di Nona costruito sull’argine del Tevere. Restò aperto solo per tre anni, dal 1671 al 1674, per poi riprendere l’attività nel Settecento e nell’Ottocento trasformandosi in Teatro Apollo. Stradella fu al servizio della sovrana, di cui restano tutt’ora stanze da lei abitate a Palazzo Corsini in via della Lungara.
La vita avventurosa di Alessandro Stradella, piena di fughe e delitti, è stata più volte raccontata nell’Ottocento, divenendo anche un'opera romantica in tre atti grazie a Friedrich von Flotow. Matrimoni promessi poi negati, fughe precipitose, un omicidio tentato e un secondo, questa volta compiuto, a Genova dove il compositore bolognese perse la vita a 39 anni.
La sua produzione comprende sei oratori tra i quali il San Giovanni Battista è sicuramente uno dei più drammatici, grazie al funzionale e vario libretto di Ansaldo Ansaldi. La vicenda proviene dal Vangelo di San Marco. Ieratico il ruolo di San Giovanni Battista, che, nella sua astrazione, si ravviva solo nelle denunce dei crimini commessi da Erode. Salomè, qui chiamata Erodiade la figlia, è un carattere molto originale, protagonista della scena di seduzione attraverso il canto anziché il ballo, proibito in un oratorio. Erode ha un ruolo ben sviluppato e termina le due parti della composizione con ambigui duetti con la figlia. Ruolo secondario hanno Erodiade la madre, il consigliero e il discepolo.
L’oratorio è diviso in due parti uguali di circa quaranta minuti l’una con un intervallo solitamente dedicato a una predica quaresimale. La prima rappresentazione avvenne a Roma nel 1675 presso la michelangiolesca chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, per poi essere ripreso a Modena (1688), Firenze (1693) e ancora a Roma nel 1698. Questa registrazione prende le mosse da una produzione dell’ Opéra di Rennes, ripresa poi ad Angers e Nantes.
Il San Giovanni Battista è un mosaico di recitar cantando, ariosi, arie singole, a volte bipartite con un caso di aria con da capo, forme quindi molto libere e sperimentali. Proprio questa libertà dà estrema fluidità e realismo all’oratorio che si sviluppa senza alcun punto morto o ripetizione. Il coro non è previsto se non in alcuni brevi momenti e in questa registrazione è cantato dagli stessi solisti, pratica probabilmente effettuata anche nel Seicento.
Ben delineati i due gruppi di strumenti che costituiscono il concerto grosso che il contemporaneo Corelli porterà ai massimi esiti, contrapposto al concertino formato da due violini, violoncello, liuto e alternativamente da cembalo o organo.
Giovanni Francesco Grossi, noto come Siface, fu il castrato primo interprete di San Giovanni Battista. Nella registrazione di questo CD il controtenore Paul-Antoine Benos-Djian interpreta il Battista con calibrata attenzione al fraseggio, sempre vario e icastico. Esordisce da protagonista con un recitativo che si trasforma in arioso e ritorna recitativo. Nell’aria "Soffin pur rabbiosi fremiti" il concerto grosso suggerisce il tumulto della tempesta su cui la voce di Benos-Djian si spiega con pieno corpo e un suono particolarmente sontuoso. Drammatico il serrato dialogo con Erode dove la parola "cangia" è ben sottolineata. Nella seconda parte mirabile l’aria tripartita "Io per me non cangerei" dove il solo concertino, lavorando per sottrazione, fa risaltare la calibrata voce del controtenore con screziature malinconiche in un abbandono estatico.
Erodiade la figlia è il soprano Alicia Amo. Sicuramente nel Seicento una donna non avrebbe potuto sostenerne la parte, soprattutto in chiesa. Il soprano canta con leggerezza infantile l’aria "Volin’ pur lontan dal sen" con scalette dei violini ad esprimere un effimero diletto. "Sorde dive" è una aria doppia, quasi un cantabile con cabaletta, che ha la sua forza nelle due sezioni dinamicamente contrastanti. Un tempo largo definisce "Queste lagrime e sospiri" dove Erodiade, la figlia, porta l'atmosfera alla massima commozione. Alicia Amo sfrutta appieno il suo registro centrale con nitidi riccioli di coloratura specie nelle parole che concludono le frasi musicali. Moderni i due duetti che concludono la prima e la seconda parte. Il primo a ritmo di danza e il secondo che rimane sospeso alla parola "perché?" in un effetto di completo straniamento.
Olivier Dejean è un Erode credibilissimo, dalla voce non ampia ma perfettamente commisurata alle forze orchestrali dell’ensemble. La sua aria "Tornerà tra mille turbini" e la successiva sono tra le più abbellite. Un duetto a metà della seconda parte, sempre con la figlia, esalta il legato del basso in un intreccio indissolubile con le voci.
Gaia Petrone come Erodiade la madre, Artavazd Sargsyan come consigliero e Thibault Givaja come discepolo assolvono con particolare attenzione le loro parti minori, che comprendono anche i brevi cori di commento.
L’oratorio ha una discreta discografia ma questo nuovo CD di Alpha Classics è particolarmente meritevole di attenzione. L’ensemble Le Banquet Céleste condotto da Damien Guillon ha un suono coinvolgente, pieno e morbidissimo, capace di sfruttare le sonorità dell’Abbazia De Fontevraud, magnifico esempio di architettura medievale ai confini delle province del Poitou e della Touraine, dal 2000 patrimonio dell’umanità UNESCO.
Il libretto è incluso nel cofanetto con testo in italiano, francese e inglese. L’introduzione è solo in francese ed inglese. L’indice delle 42 tracce è poco utile poiché riporta solo i versi iniziali di ogni brano senza specificare né chi canta né se si tratti di recitativo, aria o coro. Rimane comunque un prodotto di qualità dall’esito artistico encomiabile. Vi lasciamo con una curiosità: nel 1949 a Perugia proprio Maria Callas cantò il ruolo di Erodiade figlia, ma non esiste nessuna registrazione di questa rarità musicale.
Fabio Tranchida