Preludios y Canciones: nuovo CD di Marina Comparato & Marco Minà | |
Mezzosoprano | Marina Comparato |
Guitar | Marco Minà |
1 Audio CD | |
Ed. Musica NovAntiqua |
Un celebre poeta latino, Tibullio, scrisse: “Agricola assiduo primum lassatus aratro cantavit certo rustica verba pede” (“Per primo il contadino rilassatosi per il lavoro dell’aratro cantò ripetutamente canzoni campestri con versi risoluti”). Fin dai tempi remoti il canto offre dunque una testimonianza preziosa dell’animo dell’uomo, pronto a cogliere le voci intime del cuore e le noti dolorose e dolci del creato.
Anche il Cante Jondo, lo storico “lamento” dei gitani di Andalusia, risale agli inizi della civiltà, quando i sentimenti singoli e collettivi trovano espressione nel ritmo. E nelle canzoni prodotte da una collettività sono inevitabilmente racchiuse la sua storia e la sua cultura. In questo caso quella appunto dei gitani, che agli inizi del XV secolo fuggirono dal Tibet, e dopo aver attraversato l’Arabia, Bisanzio, la Grecia e l’Ungheria, approdarono infine nel sud della Spagna.
È stato Federico García Lorca (1898-1936), uno dei massimi poeti della letteratura spagnola contemporanea, oltre che pittore e musicista, ad accostare il Cante Jondo al ritmo degli uccelli, alla melodia istintiva del nero pioppo e delle onde, definendolo «un rarissimo esempio di canto primitivo, il più vecchio di tutta l’Europa, che reca nelle sue note la nuda e commossa emozione delle prime razze orientali».
Un popolo, quello dei gitani, di nomadi, musicisti e allevatori di cavalli, che riuscì dunque mirabilmente - lo ribadì con grande forza lo stesso Lorca - a unire le tradizioni del canto, del ballo e della musica andalusa alla propria tradizione orientale, dando così forma a questo genere.
Canti tradizionali, dunque, perché tramandati e giunti fino a noi da molto lontano. Ma sono anche canti innovativi, dal momento che ogni cantante dà una sua impronta personale, nuova, dettata anche dalle circostanze del momento. E così quel canto tradizionale diventa un canto attuale e, accettato dalla collettività, si immette nel gran fiume della tradizione. Canti dunque legati alla memoria ed all’oralità.
La capacità di una canzone di recitare un ruolo attivo all’interno dei processi culturali che attraversano una società, passa dunque in misura cospicua dall’efficacia con cui essa partecipa al rapporto tra quella società ed il suo passato. Non soltanto facendosi carico di una generica conservazione della memoria - sia nella sua componente linguistica sia in quella musicale - ma anche e soprattutto valorizzandone i contenuti alla luce del presente in cui opera.
In questo senso va apprezzato ancora di più il bellissimo lavoro Preludios y Canciones - Vittorio Zago hommage a Federico Garcia Lorca, edito da NovAntiqua Records, interpretato da due grandi artisti come il mezzosoprano Marina Comparato ed il chitarrista Marco Minà.
«Poesia e musica si fusero inesorabilmente e indissolubilmente nei testi di Lorca: le sue poesie erano al tempo stesso anche delle canzoni poiché con le parole, come era solito affermare, si dicevano cose umane, con la musica si esprimeva ciò che nessuno conosceva né poteva definire - scrive Elisa Mariottini nelle dotte note di copertina - il suo approccio alla musica e all’elemento popolare, tuttavia, si sviluppò a partire da una formazione colta e pertanto si connotò per la sua originalità e innovazione, ma anche per il rigoroso rispetto di quell’ampio repertorio spesso irriducibile alla notazione musicale.
Lorca fece rivivere il ritmo, la melodia, la voce del popolo e ciò che veniva tramandato oralmente in quelle canzoni antiche non solo inserendole nelle regie di testi classici e recuperandole per le sue opere teatrali, ma anche interpretandole in conferenze e occasioni private, affiancato dalla famosa cantante e ballerina Encarnación López Júlvez detta La Argentinita, con la quale realizzò la registrazione fonografica Canciones populares españolas».
Gruppo di canzoni, prevalentemente ma non soltanto andaluse, il cui ascolto è di rara commozione anche per la presenza dello stesso Lorca al pianoforte. In seguito non sono mancate altre importanti interpretazioni ad opera sia di cantanti di estrazione popolare che provenienti dal mondo dell’opera, come Teresa Berganza che le registrò accompagnata dalla chitarra.
Come accade pure in questa incisione, dove però il chitarrista Marco Minà, ideatore del progetto, è andato oltre affidando al compositore Vittorio Zago il compito di riarrangiare la parte dell’accompagnamento e di scrivere anche dei preludi per ogni canzone, che riprendono in parte i temi e conducono all’entrata della voce. Sono invece rimaste invariate le parti del canto.
Il risultato è un disco di grande intensità e rara eleganza strumentale che non mancherà di appassionare gli ascoltatori più attenti. Intanto per la centralità dell’elemento vocale che impone di spogliarsi da ogni orpello, alla ricerca di una essenzialità primigenia: in tal senso la voce privilegiata della Comparato si lega magnificamente con le corde della chitarra suonate con grande maestria da Minà, facendo emergere una dimensione del duo segnata da una forte interiorità.
Non a caso il fulcro del disco, e la sua bellezza, risiedono nella profonda sintonia fra i due artisti. Via via che l’ascolto procede rifulgono infatti tutte le sfumature “malinconiche” che il grande controllo del suo “strumento” consente al mezzosoprano di dare al Cante Jondo, così come le finezze del chitarrista vengono esaltate dalla splendida ricchezza armonica e ritmica dei Preludios scritti da Vittorio Zago.
Nel merito dell’interpretazione, si deve poi sottolineare che la Comparato ha opportunatamente scelto in alcune canzoni - o parti delle stesse - di usare la voce “naturale” per mettere ancora di più in evidenza l’aspetto popolare e gitano che le caratterizza. Superlativa è stata poi la capacità di “teatralizzare” alcuni brani, soprattutto quelli più lunghi e strofici, in questo assecondata alla perfezione da Marco Minà, rendendo così più vive e intense le storie raccontate, anche grazie all’uso ottimale della pronuncia che alterna con risultati sempre efficaci accenti castigliani e andalusi.
Eraldo Martucci