Médée | Véronique Gens |
Jason | Cyrille Dubois |
Créuse | Judith Van Wanroy |
Créon | Thomas Dolié |
Oronte | David Witczak |
La Victoire, Nérine, l'Amour | Hélène Carpentier |
Le chef du peuple, un habitant, un argien, la Vengeance | Adrien Fournaison |
Bellone | Floriane Hasler |
Un berger, premier corinthien, un argien, troisiéme captif | David Tricou |
Un berger, Arcas, deuxième corinthien, la Jalousie | Fabien Hyon |
Une italienne, Cléone, première bergère, première captive, premièr fantôme | Jehanne Amzal |
La Gloire, deuxième bergère, deuxième captive, deuxième fantôme | Marine Lafdal-Franc |
Direttore | Hervé Niquet |
Le Concert Spirituel | |
3 Cd ALPHA-Classic 1020 | |
Self Dostribuzione S. r. l. |
Il mito di Medea corre indisturbato attraverso i millenni. Non poteva mancare alla corte di Francia, opportunamente modificato, con aggiunta di personaggi e prologo encomiastico in onore del Re.
Siamo alla fine del Seicento, Jean-Baptiste Lully è morto da qualche anno e finalmente Marc-Antonie Charpentier, suo nemico giurato e per questo escluso dai giri che contano, può tornare a comporre per la corte. La prima rappresentazione risale al 1693 all’Academie Royale de Musique, con dedica a Luigi XIV. L’opera va male e non ci saranno più altri suoi lavori in quella sede.
Médéeè l’unica tragédie-lyrique di Charpentier. Preferiva la commedia, e soprattutto la musica sacra che aveva studiato a Roma sui grandi modelli rinascimentali. Ciò non gli impedisce di profondere in questo lavoro la sua immaginazione, originalità e varietà nel comporre danze, cori e arie accompagnate da strumentazioni squisite raggiungendo i vertici più alti dell’epoca. Non è definita la fonte seguita dal librettista Thomas Corneille, fratello minore del celebre Pierre, più probabilmente Euripide e, per il lato magico del personaggio, Ovidio. Per accrescere l’intreccio si aggiunge il personaggio di Oronte, presunto rivale in amore di Giasone nonché pedina in mano di Medea. Quest’ultima ordisce la terribile vendetta contro la rivale Creusa donandole una veste letale, e contro lo sposo Giasone uccidendo i loro figli. Infine fugge sul suo carro volante trainato dai draghi, dopo aver valutato che la gioia di veder soffrire Giasone per la perdita dei figli supera il dolore di averli essa stessa soppressi.
Chi conduce il filo del racconto è l’orchestra, protagonista di un’opera che si ispira ad una delle tragedie più cupe come se la osservasse da lontano. I fatti avvengono, anche i più terribili, ma non lasciano traccia. Più che una tragedia appare come una speculazione intellettuale, una dissertazione su dolori remoti accompagnata da danze, intermezzi, cori che tutto richiamano fuorché gli eventi. La partitura è di rara bellezza, una profusione di invenzioni una più luminosa dell’altra, si evoca il naturale e il soprannaturale come nella grande scena dei fantasmi del terzo atto in cui gli spiriti sono persi nel nulla, soli ma accompagnati da una musica così dolce da accrescere l’angoscia, per contrasto. Hervé Niquet con il suo Concert Spirituel sa come rendere eloquente un accompagnamento, come dare gloria a un coro, come mettere in luce la capacità di inventare e variare di uno dei massimi compositori della fine del Seicento. Charpentier segue la norma ma la restituisce a sua immagine e somiglianza, e Niquet gli rende omaggio.
La compagnia di canto è di qualità sia per i personaggi principali che per i comprimari.
Veronique Gens, Medea, domina il terzo atto in cui è protagonista assoluta. Passa dal disincanto di "Quel prix de mon amour", cullata da una specie di marcia funebre anticipata, alla furia con cui invoca gli spiriti dello Stige, un impeto terrificante in cui, come in trance, cambia voce ed emissione. Sorprendente nel monologo finale "Ne les épargnons pas!", quello in cui decide di sacrificare i figli per punire Giasone: si mostra lucida e distaccata, calcola che “la douceur de le voir souffrir” è impagabile. Quindi si accinge, perfida ma contenuta, a eliminare Creusa attraverso la veste avvelenata, lascia Giasone in un duetto delicato come una ninna nanna e sparisce con il suo drago volante. Cyrille Dubois, Jason, ha una voce da tenore morbida e delicata. Canta con espressione e varietà di intenzioni. Ha un’aria tra le più belle, "Que me peut demanader la gloire", accompagnata da un’orchestra danzante, nel primo atto. Judith Van Wanroij, Creusa, rende la gioia di chi si sente amato con leggerezza di tono e intima convinzione fino alla morte, inopinata e affrontata con calma, a contrasto con le tremende parole (sta bruciando viva) calate su una musica dolce. Muore con un sospiro.
Tutti in parte e in stile gli altri componenti di un cast abbastanza fluviale, di cui molti impegnati in più ruoli.
La registrazione dal vivo a Parigi, Cité de la Musique marzo 2023, è più che buona, si percepiscono tutti i diversi piani sonori, le varie profondità e il suono è pulito.
Daniela Goldoni