Lea | Allison Cook |
Ram |
José Antonio López |
Primera dama de la frontera | Sara Blanch |
Segunda dama de la frontera | Anaïs Masllorens |
Tercera dama de la frontera | Marta Infante |
Millebocche | Sonia de Munck |
Milleocchi | Felipe Bou |
Dr Schicksal | Xavier Sabata |
Michele | David Alegret |
Lorenzo | Antonio Lozano |
Augusto | Juan Noval-Moro |
Direttore | Josep Pons |
Regia | Carme Portaceli |
Coreografia | Ferran Carvajal |
Scenografia | Paco Azorín |
Costumi | Antonio Belart |
Video designer | Miquel Àngel Raió |
Regia televisiva | Pep Hernández |
Orchestra sinfonica e coro del Gran Teatro del Liceu | |
Naxos - 2022 |
È sempre un'esperienza molto interessante poter assistere a una nuova opera; e talvolta, quando non è possibile fruirne direttamente, il suo riversamento in Dvd costituisce una gustosa testimonianza. È il caso de L'Enigma di Lea, produzione del Gran Teatro del Liceu di Barcellona che ha debuttato nel 2019, oggi disponibile grazie a Naxos. Si tratta di un'opera prima di Benet Casablancas, uno dei più importanti compositori spagnoli contemporanei, e Rafael Argullol, filosofo e romanziere.
Frutto della fantasia visionaria della coppia, L'Enigma di Lea trae la sua ispirazione nel mito, ma si tratta di un lavoro del tutto nuovo. A seguito di uno stupro da parte di una divinità, Lea diviene la custode di un terribile segreto: la trama della storia ruota tutto attorno a questo semplice espediente, che altro non è che una sorta di MacGuffin in salsa operistica. Non sapremo mai qual è questo segreto che tutti i personaggi ambiscono a conoscere. È una storia intrisa di simbolismo e metafore: Lea è un essere di puro istinto, condannata a vagare attraverso il tempo e lo spazio, costantemente sorvegliata da due scagnozzi – Milleocchi e Millebocche – affinché non riveli il suo segreto. In questo girovagare, giunge alle estremità dell'universo, dove le tre donne della frontiera le presentano Ram. Questi è un sonnambulo dai sensi ottenebrati, un essere di pura razionalità, la sua condanna per aver guardato ciò che non avrebbe dovuto guardare. Nel secondo atto Lea finisce tra le grinfie del Dr. Shicksal, primario di una setta di psicologi ed ex proprietario di circo e domatore, il quale cerca in tutti i modi di sedurla per poter carpire il segreto. Grazie a un suo incantesimo, sarà alla fine Ram a conquistarla – in una bellissima scena danzante – e ottenere il suo segreto svelato. I due così uniti formano un nuovo essere, una coppia che è un tutt'uno, mentre un coro di gente comune richiede l'intervento del Dr. Schicksal per riportare all'ordine e alla mediocrità questi due cittadini che hanno voluto distinguersi dalla massa.
La trama affonda le sue radici direttamente nella poetica di Argullol, una sorta di nichilismo con un barlume di speranza: sono tutti personaggi piatti e caricaturali, privi di uno spessore psicologico che li renda più umani, meri simboli di un mondo mitico, una lotta contro la normalizzazione rappresentata dalla massa, vocale e fisica, del coro. In questo senso i due interpreti principali Allison Cook (Lea, mezzo-soprano) e José Antonio López (Ram, baritono) sono rappresentanti di estremizzazioni caratteriali, due diverse e opposte modalità di esperire il mondo. E ciò, naturalmente non può che riverberarsi anche nella loro vocalità: il mezzo-soprano ha una qual certa efficacia nel suo cantare un po' stralunato ed espressivo, ed un'ottima presenza scenica anche quando tacet, come nel secondo atto in cui resiste ai tentativi del Dr. Schicksal di sedurla tramite tre tenori che sciorinano ariette melense sull'amore declinato in varie forme (interpretati da David Alegret, Antonio Lozano e Juan Noval-Moro). López è invece l'esatto opposto di Lea, baritono dalla voce scura e dal cantato piatto, appropriatissimo per la caratterizzazione del suo personaggio, un sonnambulo.
Ma dominatore assoluto della scena è il Dr. Schicksal messo in scena da Xavier Sabata: caricatura grottesca dell'ineluttabile destino cinico e crudele, il controtenore agisce per il palcoscenico con un'affettazione effemminata che ne ridicolizza la malvagità, sorta di scienziato pazzo nazista (accentuata dai dettagli: la svastica, il fez, l'espressività quasi mussoliniana) e un cantato in stile Sprechstimme schönberghiano.
Bene anche gli altri interpreti, a partire dai due “cani da guardia” di Lea: Milleocchi e Millebocche, interpretati da Felipe Bou, basso dalla voce profonda, e da Sonia De Munck, soprano. Dal punto di vista della vocalità quest'ultima ha forse la parte più complessa, molto ricca di acuti e melodie poco lineari che la portano a sforzare un po' nelle zone estreme; ma nel complesso la coppia si disimpegna bene nell'affrontare il ruolo con la giusta dose di grinta e cattiveria. A loro si contrappongono le tre donne della frontiera (Sara Blanch, Anaïs Masllorens e Marta Infante) il cui intervento sarà determinante per il lieto fine e a cui è affidata la morale conclusiva.
Josep Pons esalta gli interventi vocali con una direzione musicale molto calibrata in una partitura certamente di non facile esecuzione: è una musica eterea, cristallina a tratti, interrotta da violenti interventi delle percussioni. Snella e sinuosa, con flauti e oboi sugli scudi (che, stando alle note al libretto di Casablancas, simboleggiano la purezza), ricca di colori che esaltanto la ricca complessità vocale del libretto.
La regia di Carme Portaceli sfrutta bene la scenografia ideata da Paco Azorín, una sorta di spoglia prigione, con un sistema di gabbie mobili dai quali i personaggi entrano ed escono dalla scena. La regia televisiva preferisce indugiare maggiormente su riprese ravvicinate che esaltano l'espressività degli attori a discapito ad esempio del lavoro di insieme e del light design di Miquel Àngel Raió, in questa sede appena intuibile. Di certo non qualcosa che possa nuocere alla godibilità dello spettacolo, né alla comprensione della trama, ma che avrebbe arricchito la parte visiva dell'opera.
Emiliano Michelon