Atrace | Alessandro Ravasio |
Ipomene | Michela Guarrera |
Cloridoro | Carlotta Colombo |
Atamira | Sabrina Cortese |
Acrimante | Mauro Borgioni |
Bibi | Giacomo Nanni |
Delfa | Alessio Tosi |
Tidemo | Riccardo Pisani |
Corimbo | Luca Cervoni |
Proserpina | Maria Elena Pepi |
Demonio | Guglielmo Buonsanti |
Due Pastorelle | Maria Elena Pepi, Luca Cervoni |
Coro di Stallieri e Diavoli | Luca Cervoni, Riccardo Pisani, Guglielmo Buonsanti |
Reate Festival Baroque Ensemble | |
Direttore Alessandro Quarta | |
Regia | Cesare Scarton |
Scene | Michele Della Cioppa |
Costumi | Anna Biagiotti |
1 DVD Dynamic 37871 |
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Ducale Distribuzione |
Un po’ alla volta la discografia dedicata al grande melodramma romano del Seicento cresce e aggiunge nuovi tasselli alla scoperta di un repertorio sorprendente e tutt’ora in gran parte inaudito. Un DVD Dynamic documenta una delle due recenti messe in scena dell’opera di Alessandro Melani L’empio punito, rappresentata per la prima volta a Roma nel 1669 al palazzo dei Colonna nel rione Borgo, alla presenza della regina Cristina di Svezia.
A pochi mesi di distanza quest’opera, già riscoperta da Christophe Rousset nel 2003, è stata ripresa sia dal Teatro Verdi di Pisa che dal Reate Festival, dapprima presso il teatro di Villa Torlonia a Roma, quindi al Teatro Flavio Vespasiano di Rieti. Di quest’ultima ripresa ha dato ampia documentazione Johannes Streicher nella sua recensione su OperaClick del 24 ottobre 2019. https://www.operaclick.com/recensioni/teatrale/rieti-teatro-flavio-vespasiano-lempio-punito
L’empio punitoè il primo melodramma ispirato al mito di Don Giovanni creato da Tirso de Molina nel secondo decennio del Seicento. In questa scelta Melani si è rivelato più che lungimirante, anche se, con il suo librettista Giovanni Filippo Apolloni, sposta la vicenda in Grecia e cambia i nomi cui noi siamo già abituati. Così Don Giovanni diventa Acrimante mentre Leporello si chiama Bibi, nome da lungomare di Rimini che suona estraneo sia all’antica Grecia che alla Roma del Seicento, ma che lo rende simpatico da subito. La storia non si discosta molto da quella che già conosciamo, c’è in più una parte in cui Acrimante si ritrova agli inferi e immediatamente seduce Proserpina, figurina pregiata da aggiungere alla sua collezione. In più di due ore di musica, esito di tagli quantificabili in circa un terzo di quanto previsto in origine, assistiamo a un considerevole dispiego di fantasia, varietà e sapienza compositiva.
Sebbene Alessandro Melani e il suo librettista offrano continui assist all’orchestra e alla regia, non si può dire che siano stati accolti appieno. Alessandro Quarta, alla direzione del Reate Festival Baroque Ensemble, impone ritmi scenici incalzanti che da una parte non permettono di assimilare le tante sottigliezze presenti nei vari numeri musicali, dall’altra non riescono a costruire un climax, per il susseguirsi frettoloso di un numero dopo l’altro. Inoltre il suono esce monotono, senza sfumature e senza colori, un sostegno più meccanico che empatico ad una compagnia di canto numerosa e quasi sempre all’altezza del compito. Tutti giovani o molto giovani, tutti belli e sensibili, avrebbero meritato qualcosa di più da parte di un regista, Cesare Scarlon, che si sforza di farli cantare in posizioni scomode: in ginocchio, seduti per terra, sdraiati su praticabili in pendenza che non garantiscono la stabilità. Anche i costumi di Anna Biagiotti non aiutano, anonimi quando va bene, orribili quando vogliono recare un messaggio.
Il baritono Mauro Borgioni è Acrimante (che sarebbe Don Giovanni), interprete di notevole presenza scenica e sensibilità musicale. Ha un timbro caldo e un’emissione dolce e naturale. Ha in dote, in condivisione con Sabrina Cortese, Atamira, un duetto struggente, "Se d’amor la cruda sfinge", su un passo di ciaccona, un pezzo che ha tutti i crismi per diventare una hit postuma del Seicento romano. Ha anche una bellissima aria, "È solo a chi sogna", altro brano da antologia. Il suo servo Bibi è il giovane baritono Giacomo Nanni, un tipo che buca la scena con gli stessi muscoli e la stessa canottiera di Freddy Mercury, cui assomiglia molto. Canta anche molto bene e non gli manca la verve: tra i momenti più riusciti della messa in scena ci sono i suoi duetti con Alessio Tosi en travesti (il costume grida vendetta) nella parte di Delfa, serva più che propensa alle avventure amorose. Tosi del resto è un’ottima controparte per la dizione molto chiara, lo stile e la pulizia della linea di canto. Insieme danno vita ad un bel duetto con tiorba concertante, "Addio Bibi, addio Delfa". Non sempre convincente l’Atrace di Alessandro Ravasio, bella voce di basso che alterna momenti interessanti ad altri in cui gli sfugge qualche particolare non banale come l’intonazione, non sempre perfetta, e una certa trascuratezza nei recitativi. Così manca in parte l’occasione della sua splendida aria in finale "Amore mio core", un po’ tirata via. Ennesima voce grave maschile è quella di Riccardo Pisani (Tidemo), che sarebbe il Commendatore. Nel duetto della statua, uno dei più classici recitar cantando, si distingue per cura della parola in bella alternanza con Borgioni. Le parti femminili hanno meno fortuna nella distribuzione dei numeri musicali. Spicca però un bel duetto ("O mio bene") tra Ipomene e Cloridoro, valorizzato dal timbro caldo di Michela Guarrera con Carlotta Colombo, dalla voce pulita ma un po’ aspra nelle zone acute. Sabrina Cortese, Atamira, canta in modo esatto ma con pochi chiaroscuri. La voce, per quanto emerge dalla registrazione, pur sempre parziale, manca un po’ di armonici e di colori e limita la resa del personaggio. In generale la registrazione non sembra aiutare la resa sonora, molto appiattita sugli acuti. Resta comunque il valore documentario di questo video che dimostra una volta ancora la ricchezza del melodramma italiano del Seicento, capace ogni volta di stupire.
Daniela Goldoni