Conrad | Edgaras Montvidas |
Bénédict | Yu Shao |
Spiridion | Tassis Christoyannis |
Hélène | Hélène Guilmette |
Rosa | Jodie Devos |
Patrick | Jean-Ryves Ravoux |
Un mendicante | Matthieu Chapuis |
Coro Accentus | |
Maestro del coro Cristophe Grapperon | |
Les Siècles | |
Direttore François-Xavier Roth | |
Fondazione Palazzetto Bru Zane | |
2 Cd BZ1041 |
Le Timbre d'Argent è un dramma lirico in quattro atti di Camille Saint-Saëns su libretto di Jules Barbier e Michel Carré, gli stessi librettisti de Les contes d’Hoffmann con cui ha in comune il lato fantastico della vicenda. Mentre Les contes ebbero una vita come dramma in prosa prima del meritato successo con la musica di Offenbach, Le Timbre d’Argent non ha alle spalle alcun pregresso sui teatri di prosa, ma nasce come libretto. Un libretto che nessuno voleva musicare, venne infatti rifiutato da molti compositori. Camille Saint-Saëns non era stato scelto per le Prix de Rome per ben due volte, la prima perché troppo giovane la seconda, con un’altra scusa, perché troppo vecchio. A questo punto, per consolazione e per essere stato escluso dalla possibilità di studiare a Roma, gli venne affidato d’ufficio un libretto che il giovane compositore si apprestò ad adornare di note per la sua prima fatica lirica. Le timbre venne composto tra il1864 e il1865 ma la prima a teatro avvenne solo il 23 febbraio 1877 al Théâtre-Lyrique di Parigi sotto la direzione di Jules Danbé, con diciotto rappresentazioni nella versione opéra-comique. Passò così tanto tempo tra la fine della composizione e la prima assoluta per varie cabale, fallimenti di teatri e la guerra della Francia contro la Prussia. Successivamente il compositore, che credeva nel proprio lavoro, produsse numerose versioni dell’opera a seconda del teatro dove lo spettacolo veniva rappresentato, fino alla ultima del 1913 proposta per poche recite alla Monnaie di Bruxelles nel 1914. Il Palazzetto Bru Zane sceglie di registrare proprio questa ultima versione belga che contiene molte pagine sinfoniche e tutti i passi dialogati trasformati in scene o recitativi riccamente orchestrati. Solo un valzer nell’ultimo atto non è stato registrato anche se il tema compare in altri passaggi dell’opera. Un vero peccato per questa lacuna poiché lo spazio sui due dischi ci sarebbe stato.
Conrad, il tenore protagonista, è un pittore fallito affetto da una misteriosa malattia che il suo medico Spiridion non è in grado di curare. È la notte di Natale. Conrad è ossessionato dal denaro e attratto dalla ballerina Fiammetta raffigurata da lui in un dipinto come Circe. Hélène, soprano, ama sinceramente Conrad ma lui la ignora e rifiuta l'aiuto che Bénédict, fidanzato di Rosa sorella di Hélène, vorrebbe portargli. Le due ragazze intonano una dolce preghiera. Durante la notte, un personaggio diabolico, nelle vesti del dottore col costume della commedia dell’arte, viene ad offrire a Conrad tutto l'oro che desidera e l'amore di Fiammetta, basta che egli suoni un magico campanello d'argento. Quando però il tenore fa tintinnare il campanello, riceve davvero la ricchezza e anche la visione di Circe che balla con le ninfee, ma il padre di Hélène muore improvvisamente. Presso il Teatro Reale di Vienna Conrad approfitta del suo oro per sedurre Fiammetta, lanciandosi in un rovinoso gioco d’azzardo con il marchese Polycastro, nuova personificazione del demonio. Fiammetta balla il Passo dell’Ape. Vi è un nuovo confronto tra Bénédict e Conrad cui segue l’aria di Hélène con violino solo.
Nel Teatro si svolge un ulteriore balletto “Gli Inganni d’Amore” completato da una canzone napoletana, molto apprezzata all’epoca, cantata dal Marchese camuffato da ricco poeta improvvisatore. La scena si trasforma in un fastoso palazzo fiorentino pronto per un banchetto. Durante la festa scopriamo che il maggiordomo di Conrad ha rubato tutto il suo patrimonio e ciò lo porta quasi alla follia. Nel terzo atto ci ritroviamo in una casetta nel verde con un duetto d’amore tra Conrad ed Hélène. Spiridione appare come Pippo il cocchiere e poi come zingaro con cornamusa. Bénédict sposa la sua fidanzata Rosa, ma muore improvvisamente al culmine della festa quando Conrad, nuovamente tentato, suona il campanello una seconda volta indotto da Spiridione e Fiammetta trasformati in zingari. Disperato Conrad incontra le sirene in un lago e Circe/Fiammetta esegue un balletto “acquatico” (non presente nella versione finale dell’opera qui registrata). Presso la piazza del paese sotto la neve Conrad canta un nuovo duetto con Hélène, e Spiridione una magica ballata con coro in tre strofe. Circe improvvisa un nuovo balletto (Valzer non presente nel CD) ma una campana intona l’Angelus. Conrad rinuncia definitivamente ai suoi sogni malsani alla presenza del fantasma di Bènèdict e si sbarazza dello strumento diabolico. In questo momento, Conrad si sveglia da quello che era solo un sogno, pronto finalmente ad amare Hélène.
Come sempre ottima l’edizione proposta dal Palazzetto Bru Zane, provienente da uno spettacolo dell’Opéra Comique di Parigi. Una registrazione viva e partecipata che tiene alta la tensione nonostante un libretto così dispersivo e vario. Uno dei motivi che tengono lontano questo lavoro dei palcoscenici è proprio il profluvio di scenografie che necessitano per i quattro atti. Una fantasmagoria che includerebbe anche il balletto “acquatico” di cui s’è detto.
Sul fronte vocale spicca la prova del tenore lituano Edgaras Montvidas che interpreta l’ombroso Conrad con giusti accenti. Già partecipe ad altre registrazioni di Bru Zane risulta interprete ideale per un personaggio atipico, così egocentrico da non sciogliersi neanche nei duetti con Hèlène. Il tenore ha una buona prosodia francese ed elegante fraseggio. Importante l’aria del primo atto con il contrasto del coro festeggiante il carnevale. Forti e con pieno slancio le frasi che infiammano il finale II. Più debole risulta il tenore cinese Yu Shao nella sviluppata parte dell’amico Bénédict. La pronuncia è talvolta difficoltosa e già nella prima aria risulta debole il canto così come il legato. Ottimo Tassis Christoyannis nel ruolo caleidoscopico di Spiridion. Tutti i grandi bassi che hanno interpretato in passato i quattro cattivi de Les contes d’Hoffmann avrebbero trovato in questa parte pane per i loro denti. Tassis Christoyannis è un greco che canta perfettamente in francese e riesce a dare vita con la semplice voce alle personalità varie del diavolo mascherato. Elegante come un Mefistofele e crudele come il dottor Miracle, brillante nella canzone napoletana e nella ballata nell’ultimo atto. Un ruolo affascinante veramente ben sviluppato. Hélène Guilmette è Hélène, personaggio vittima di eventi più grandi di lei. Non riesce ad attirare a sé Conrad. La voce è di grande qualità, lirica e sognante nei vari passaggi. Senza mai sforzare il soprano ci regala un personaggio timido e sognante. Jodie Devos intona la piccola parte di Rosa: il suo canto si lega con leggiadria alla parte di Hélène nella prima preghiera.
Il Coro Accentus diretto da Christophe Grapperon ha tantissimi momenti di protagonismo, da passaggi a cappella alle sonorità sgargianti del carnevale. Le donne che impersonano le Willis ci trasportano in un mondo fatto di armonie magnetiche e sognanti.
L’orchestra Les Siècles diretta François-Xavier Roth è veramente valida e in due ore e mezza ci descrive molti mondi diversi con la massima precisione. La sinfonia che apre l’opera è la più lunga mai scritta per un’opera dal compositore. Brillante, complessa, articolata, Les Siècles la eseguono con il giusto ritmo “indiavolato”, è il caso di dirlo. I numerosi balletti sono svolti con particolare attenzione dall’effetto imitativo dell’ape (che anticipa il volo del calabrone) alla danza caratteristica di Spiridon trasformato in zingaro, quella stessa che nel momento del parossismo condurrà alla morte Bénédict.
I saggi che introducono l’opera sono molto completi e si soffermano sulle numerose versioni dell’opera documentati da scritti dello stesso compositore che a ritroso racconta il lungo travaglio. Un cofanetto da avere per un’opera atipica nel catalogo di Camille Saint-Saëns.
Fabio Tranchida