Soprano | Julie Cherrier-Hoffmann |
Direttore | Frédéric Chaslin |
Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia | |
Francis Poulenc | Les chemins de l'amour |
La voix humaine | |
Fiançailles pour rire |
|
Cd Aparté Music |
Quale modo migliore per ricordare uno dei più noti compositori francesi del Novecento nel sessantennale della morte di un disco a lui tutto dedicato? Francis Poulenc (1899 – 1963) è il protagonista di questo lavoro, ma la scena se la prende tutta l'interprete, Julie Cherrier-Hoffmann, accompagnata dai suoi sodali Frédéric Chaslin e l'Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia.
Il filo conduttore non è solo Poulenc, bensì l'amore. Amore triste, infranto, perduto, non corrisposto. Si sa che gli artisti quando le liasons amoreues sono a lieto fine hanno ben altro a cui pensare che a scrivere canzoni o poesie. E non fanno eccezione le liriche di questo disco, curato nei minimi dettagli, ricco di significati – anche simbolici: Cherrier-Hoffmann e Chaslin sono coppia nella vita, oltre che nell'arte – e pubblicato da Aparté. E ci sembra che financo la grafica, giocata su un bianco e nero carico di nostalgia e che richiama le atmosfere noir di certi film degli anni sessanta, contribuisca a creare una sensazione di “amanti perduti” con il contenuto del CD.
Cherrier-Hoffman e Chaslin scelgono tre lavori di Poulenc, due piccole gemme a incastonare la portata principale, ovvero La Voix Humaine. Su parole di Jean Cocteau, Poulenc seppe tradurre in musica la rottura di una relazione attraverso le parole di una donna all'ex amante via telefono. La fortuna del dramma (di cui esiste anche un versione cinematografica di Roberto Rossellini, con una divina Anna Magnani) si regge sulla capacità interpretativa dell'unico personaggio. Per questa incisione Julie Cherrier-Hoffmann sfoggia una voce rotonda, credibile e estremamente musicale anche nei lunghi parlati. La sua declamazione sa sfruttare con efficacia il dettato prosodico, gli accenti delle parole, quelle minime inflessioni sulle sillabe che imprimono un pathos tragico a questa donna disperata senza però flettere la voce verso punte d'isterismo. Il quale è certamente presente nella partitura e ne è elemento costitutivo dell'interpretazione; ma Cherrier-Hoffmann sceglie una strada più raffinata per mostrare la caduta nella disperazione della donna. Niente emissioni sforzate o sgolate, quanto piuttosto una certosina cura degli accenti, del modo di marcare certe sillabe e certe parole, nell'attenzione ai silenzi, soprattutto sui rubati e sull'interazione con l'orchestra. E sì, è solo un'incisione discografica, ma con questa voce così corporea e questa sottigliezza psicologica, pare quasi di vederla questa donna disperata, con la cornetta in mano, mentre cammina, si dispera e si trafigge nella stanza accanto alla nostra.
Fondamentale è l'apporto della musica, alla quale Poulenc affidò il ruolo dell'amante all'altro capo del telefono: non ruolo di sostegno vocale, bensì quello di vero e proprio deuteragonista, in questo curioso monologo. L'Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia sfoggia una smagliante brillantezza nel “duettare” con Cherrier-Hoffman, senza mai rubare la scena. Merito anche della direzione di Frédéric Chaslin che dona un'interpretazione morbida, illanguidita come la colonna sonora di un film d'amore degli anni Cinquanta.
A completare il disco due piccoli lavori che Poulenc scrisse per voce e pianoforte, arricchiti dall'orchestrazione inedita dello stesso Chaslin. Obiettivo, spiega il nostro nelle note, è quello di offrire ai cantanti, alle orchestra e al pubblico un nuova veste per queste canzoni e ingrandire il repertorio. Si tratta di Les chemins de l'amour (1940) e del ciclo de Fiançailles pour rire (1939), scelte perché, spiega ancora il direttore «quando le suono al piano sento sempre gli strumenti dell'orchestra». La scelta è quella di imitare il più possibile lo stile di Poulenc, «l'orchestratore nascondendosi dietro il compositore». Una mimesi perfetta.
Emiliano Michelon